Il cambiamento dell’habitat dovuto all’intensificazione delle pratiche agricole ha portato alla perdita di popolazioni di specie comuni di uccelli.
Oltre che belli, gli uccelli sono buoni indicatori della diversità e dell’integrità degli ecosistemi, perché le loro popolazioni riflettono i cambiamenti delle specie di cui si nutrono, come gli insetti.
Ecco perché la presenza, l’abbondanza e la diversità delle specie di uccelli raccontano la condizione dell’ambiente e il suo sviluppo nel tempo. Fra l’altro, i dati che li riguardano sono molti, in quanto gli uccelli sono facili da osservare (rispetto alla maggior parte degli altri gruppi di animali) e, per di più, il loro monitoraggio è favorito dal fatto che costituiscono un’attrazione per tante persone di ogni età e ovunque.
Questa premessa, per affermare che, in generale, nell’Unione europea, le popolazioni di uccelli sono in calo da diversi decenni. E se il declino sembra rallentare negli ultimi tempi, tuttavia, tra il 2000 e il 2018, nel Vecchio Continente, la popolazione di tutte le specie di uccelli comuni è diminuita di oltre il 4% e gli uccelli agricoli di quasi il 17%. Lo ricorda l’Eurostat, l’istituto europeo di statistiche, aggiungendo che, però, è stato osservato un aumento di oltre il 7% per gli uccelli forestali.
La comunità scientifica ritiene che le maggiori perdite nelle popolazioni di specie comuni di uccelli agricoli possano essere attribuite ai cambiamenti dell’uso del suolo e delle pratiche agricole, come la scomparsa di piccoli elementi paesaggistici non produttivi, quali siepi e frangivento e l’uso di pesticidi.
Gli effetti di questi fattori, comunque, potrebbero essere annullati sia dalla strategia “Farm to Fork”, che, recentemente adottata, ha l’obiettivo ridurre del 50% l’uso e il rischio complessivi dei pesticidi chimici entro il 2030 sia dalla strategia Ue sulla biodiversità per il 2030, che mira a ripristinare almeno il 10% della superficie agricola con caratteristiche paesaggistiche ad alta diversità e l’ampliamento dell’area coltivata biologicamente in modo da rappresentare, entro quell’anno, il 25% della superficie agricola totale dell’Unione Europea.
Camillo Venesio, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Banca del Piemonte, fa il punto sulla situazione attuale del nostro Paese.
Fiducia è l’ingrediente essenziale per permettere all’Italia di ripartire: fiducia al Paese con piani concreti e fiducia delle persone e del territorio nel futuro.
Banca del Piemonte, da sempre accanto ai suoi clienti, fin dall’inizio dell’emergenza ha lavorato assiduamente per supportare e portare liquidità a privati, famiglie ed imprese.
Quest’anno vacanze tricolore per la maggior parte degli italiani.
E’ scontato: quest’anno, meno vacanze all’estero. Il lockdown non ha sicuramente spento la voglia di vacanza, ma l’estate degli italiani sarà molto diversa rispetto al recente passato. Con molta probabilità sarà più simile a quelle del secondo dopo guerra: pochi treni, pochi aerei o traghetti, tanti spostamenti – per lo più brevi – in auto. Meno alberghi e tanti soggiorni nelle case di vacanza.
Il Coronavirus ha già impedito i viaggi nei mesi scorsi e ne impedirà molti anche nei prossimi, soprattutto fuori dai confini nazionali. La crescita, continuativa degli ultimi anni, nel 2020 non ci sarà. Anzi, certamente il prossimo bilancio turistico non sarà positivo; nulla a che vedere con i risultati 2019, quando i viaggi degli italiani all’estero sono stati 66,7 milioni e la relativa spesa ha superato i 27 miliardi di euro. Numeri, entrambi, superiori anche a quelli del 2018, rispettivamente dell’1,6% e del 6,35%, come ha registrato la Banca d’Italia.
L’anno scorso, la spesa degli italiani che hanno visitato altri Paesi nell’area dell’euro è cresciuta in modo significativo, soprattutto in Francia e in Spagna, che rappresentano le mete preferite dei turisti del nostro Paese.
L’aumento della spesa e del numero dei viaggi degli italiani all’estero nel 2019 è stato sostenuto sia dagli spostamenti per motivi personali − in particolare quelli per vacanze, che rappresentano oltre il 40% della spesa − sia dai viaggi per motivi di lavoro.
Relativamente alla tipologia della vacanza all’estero, nel 2019 la crescita della spesa degli italiani, è principalmente riconducibile a soggiorni di tipo balneare con sette milioni di viaggi. In ogni caso, l’albergo e i villaggi turistici sono state le strutture preferite (+7,3% i pernottamenti e altrettanto la spesa); mentre è risultato più contenuto l’incremento della scelta delle case in affitto, per le quali la spesa complessiva è rimasta sostanzialmente stabile.
Per quasi 41 milioni di viaggi all’estero, l’anno scorso, gli italiani (inclusi gli escursionisti) hanno utilizzato un mezzo stradale, ma oltre tre quarti dei viaggiatori hanno utilizzato l’aereo per raggiungere le mete scelte.
Oggi l’80% degli italiani non ha intenzione di andare all’estero e si godrà il nostro Paese ed il suo patrimonio culturale unico al mondo con una ricchezza di paesaggi che non ha rivali.
Secondo i dati di Casa.it, nei comuni costieri della Sicilia, della Liguria e della Toscana, sono quadruplicate le ricerche di case in affitto con piscina; trend in forte aumento anche per le case con giardino. La scelta di un’abitazione indipendente, in questo momento, si rivela più rassicurante per il rispetto delle distanze.
Sono molte le possibilità che il nostro Paese ci regala dal mare, alla montagna, passando per i percorsi enogastronomici, le città d’arte e molto altro.
Qualunque sia la tipologia di vacanza adatta alle proprie esigenze, Banca del Piemonte offre la possibilità con ADESSOpuoi SUBITO di raggiungere la meta dei sogni!
Nel 2019 il nostro Paese ha generato quasi un quinto del valore aggiunto dell’intero sistema agricolo Ue.
Nel 2019 l’Italia ha conquistato il primo posto della classifica europea dell’agricoltura superando, ancora una volta la Francia, la Spagna e la Germania.
In Italia è stato generato quasi un quinto del valore aggiunto dell’intero sistema agricolo della Ue; infatti, su un totale stimato pari a 188,7 miliardi di euro nel 2019, il nostro Paese ha contribuito per il 16,8%, la Francia per il 16,6%, la Spagna per il 14,1% e la Germania per l’11,2%.
Un altro dato importante ci dice che, il valore aggiunto creato nel nostro paese da produzioni rilevanti per quantità e qualità è stato ottenuto con un sostegno limitato di sussidi.
Considerando gli importi assoluti, nella classifica dei Paesi che nel 2019 hanno ricevuto i maggiori contributi all’agricoltura (sia nazionali sia europei) al primo posto figura la Francia con 7,9 miliardi, seguita da Germania (6,9 miliardi) e Spagna (5,6 miliardi). Per l’Italia, i contributi alla produzione sono stati pari a 5 miliardi.
In termini divalore della produzione la leadership, invece, spetta alla Francia con 75,7 miliardi seguita dalla Germania con 56,8 miliardi e l’Italia sul terzo gradino del podio con 56,6 miliardi. Per l’intera Ue, il valore totale raggiunge i 443 miliardi di euro.
Nel nostro Paese il settore agricolo ha sempre più sviluppato e consolidato, soprattutto negli anni recenti, una spiccata vocazione alla multifunzionalità, scaturita dalla necessità delle imprese di migliorare la propria posizione competitiva.
La multifunzionalità, ossia quando oltre alla funzione primaria di produrre cibo e fibre, l’agricoltura può anche disegnare il paesaggio, proteggere l’ambiente e il territorio, conservare la biodiversità, gestire in maniera sostenibile le risorse, contribuire alla sopravvivenza socio-economica delle aree rurali e garantire la sicurezza alimentare, ha assunto un carattere distintivo per l’agricoltura italianache per dimensione non è riscontrabile in nessun altro Paese Europeo.
Nel 2019, il valore della produzione realizzata dalle attività secondarie e dalle attività di supporto ha raggiunto quasi il 22% del totale del valore della produzione agricola.
Nello specifico, il Piemonte si aggiudica il primato per la produzione di mais, nella provincia di Torino, e nella provincia di Cuneo quello per la produzione di carni bovine, conigli e selvaggina.
Sempre a proposito di primati, la riduzione del volume dell’anno scorso non ha impedito all’Italia di confermarsi il primo produttore mondiale di vino, davanti a Francia e Spagna.
Si compra sempre di più via internet. Il lockdown che abbiamo appena vissuto ha visto un’impennata di acquisti sul web.
E’ bene sottolineare però, che già prima del Covid-19, il commercio al dettaglio che usa il web stava registrando una forte crescita.
Il fenomeno è stato documentato da Unioncamere e Infocamere, che rivelano una crescita di circa 10.000 imprese italiane che vendono sul web rispetto a 5 cinque anni fa. Oggi sono infatti oltre 23.000.
In Piemonte, in particolare, i “negozi” online sono diventati 1.560, tre volte più che nel 2015, con una crescita media del 10% all’anno. Un buon tasso, anche se inferiore alla media nazionale (14,5%) specialmente rispetto alla crescita registrata in alcune regioni del Sud, dove il forte incremento delle imprese che vendono via Internet è conseguente alla volontà di ovviare con il web alla carenza delle infrastrutture fisiche (in Campania e in Basilicata l’aumento è stato addirittura del 25,5% all’anno). Comunque, la quota piemontese delle imprese che vendono online (3,1% di tutti gli esercizi commerciali) è ben superiore alla media nazionale (2,8%).
Le abitudini di consumo stanno cambiando, più o meno velocemente, ovunque, anche grazie all’utilizzo di strumenti di pagamento digitali sempre più sicuri ed efficienti.
Molti acquisti vengono effettuati grazie all’utilizzo di carte di debito e di credito con funzionalità di sicurezza che le rendono idonee agli acquisti sul web, al fine di tutelare gli acquirenti che effettuano le proprie spese on-line.
Ma anche per i commercianti ci sono nuovi metodi innovativi di incasso come il sistema Nexi Pay by Link che permette di far pagare i clienti attraverso un link condiviso, anche a distanza, tramite e-mail e social network.
Una spinta importante ai pagamenti digitali arriva soprattutto dalle transazioni NFC (con tecnologia contactless, senza contatto fisico), utili sia nei pagamenti in negozio, sia durante le consegne a domicilio.
Questa crisi si è rivelata, per molti esercenti, un acceleratore verso la digitalizzazione, imponendo una trasformazione che diversamente avrebbe impiegato anche 5 anni.
Anche in Piemonte, gli imprenditori stanno cogliendo le opportunità offerte dalla “rete”, confermandosi tenaci nella capacità di evolvere, aperti ai cambiamenti e all’innovazione.
Certo per alcuni le conseguenze di questo lockdown saranno pesanti, ma per molti che hanno saputo reagire prontamente alla situazione si rivelerà un’importante occasione di crescita e rinnovamento.