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“I Fuoriclasse della Scuola” – Cerimonia di consegna delle borse di studio

“I Fuoriclasse della Scuola” – Cerimonia di consegna delle borse di studio

Si è svolta, martedì 21 dicembre, presso la Sede di Confindustria a Roma, la cerimonia di consegna delle borse di studio del progetto del Feduf “I Fuoriclasse della Scuola”.

Il progetto alla sua quinta edizione, targato Ministero dell’Istruzione e Feduf con ABI, Confindustria e Museo del Risparmio, ha come obiettivo, oltre a premiare studenti talentuosi e meritevoli, quello di formare una generazione di giovani eccellenti e consapevoli che sviluppino, oltre a competenze economiche e tecniche di altissimo livello, anche la sensibilità verso temi come la legalità al fine di condividere le esperienze maturate in favore della collettività.

L’istruzione, più di tante altre cose, ha la capacità di cambiare la vita alle persone e noi di Banca del Piemonte siamo fieri e orgogliosi di poter partecipare alla costruzione del futuro dei giovani.

Complimenti ai nostri fuoriclasse e in bocca al lupo per il vostro futuro!

Scopri di più sul progetto!

Il valore della solidità

Il valore della solidità

La solidità di una banca è fondamentale per i clienti che le affidano i loro risparmi. E’ l’assicurazione che i loro soldi sono in buone mani. La solidità è un grande valore, riconosciuto dalle Autorità di Vigilanza del settore (Bce-Banca Centrale Europea e Banca d’Italia), che lo misurano costantemente così da poter evitare rischi ai risparmiatori e agli investitori, oltre che per intervenire a tutela della corretta gestione da parte degli amministratori delle banche.

Come la solidità è misurata

La misura della solidità di una banca è data dal Common Equity Tier 1 (abbreviato in Cet1), che è una percentuale, che viene calcolata rapportando il patrimonio della banca (capitale sociale più riserve) con  le sue attività e i rischi rappresentati dai crediti a rischio. Più la percentuale è superiore al minimo richiesto dalla Bce (in Italia, mediamente il 10,5%), più la banca è solida.

Pari al 17,4 il CET1 di Banca del Piemonte

La Banca del Piemonte ha un Cet1 pari al 17,4%, non soltanto ben più alto della soglia minima richiesta dalla Bce ma anche tra i più alti a livello italiano e internazionale. Non c’è da stupirsi: da oltre cento anni, la solidità è uno dei valori caratteristici della Banca del Piemonte, che ha sempre incrementato il suo patrimonio e continua ad avere una grande cura della sua attività creditizia. Unisce forza e prudenza. Seguendo il motto di Camillo Venesio, il fondatore della Banca, che ha costantemente raccomandato di “premunirsi contro le sorprese del destino”.

Gli amministratori della Banca del Piemonte hanno sempre rispettato questa indicazione, aumentando le riserve, anno dopo anno, con piena convinzione. Una scelta strategica – quella di destinare al rafforzamento patrimoniale una quota rilevante degli utili – che ha consentito e consente alla Banca di affrontare con sicurezza le difficoltà poste dalle congiunture sfavorevoli e da fattori negativi esterni, non sempre prevedibili.

La Banca del Piemonte fa come un buon padre di famiglia, che mette a risparmio una parte del suo reddito, perchè vuole tutelarsi “contro le sorprese del destino”. All’improvviso, infatti, per chiunque può emergere la necessità di una spesa straordinaria inderogabile, che non potrebbe essere affrontata se non ricorrendo alle riserve, al risparmio appunto.

La tutela dei risparmiatori

E la tutela dei suoi risparmiatori è un impegno fondamentale della Banca del Piemonte, che vuole far dormire tranquilli quanti le hanno affidato le loro riserve: tutti, anche quelli che hanno in deposito più di centomila euro, limite oltre il quale non interviene automaticamente il Fondo di Garanzia in caso di “bail-in” o salvataggio interno.

Cos’è il Bail-in

In parole povere, il bail-in è una modalità di risoluzione di una crisi bancaria tramite l’esclusivo e diretto coinvolgimento dei suoi azionisti e dei suoi obbligazionisti prioritariamente, ma anche dei suoi clienti con conti correnti superiori ai centomila euro.

Il bail-in prevede che gli azionisti, primi fra tutti e, in casi particolarmente gravi, anche altri investitori in possesso di strumenti finanziari della banca in crisi, contribuiscano con i propri fondi a risolvere la crisi della banca stessa, nel caso in cui questa possa avere ripercussioni sulla stabilità del settore bancario e finanziario. Con il bail-in, il capitale della banca in crisi viene ricostituito mediante l’assorbimento delle perdite da parte delle azioni e di altri strumenti finanziari posseduti dagli investitori della banca.

Garanzia fino a centomila euro

Comunque, in caso di bail-in, ai depositi fino a centomila euro non succede assolutamente nulla, perchè fino a questa soglia sono tutelati dai fondi di Garanzia dei depositi, ai quali aderiscono tutte le banche operanti in Italia. La garanzia riguarda, oltre ai conti correnti, i conti deposito, compresi quelli vincolati, i libretti di risparmio, gli assegni circolari e i certificati di deposito nominativi fino a centomila euro per depositante.

Anche i depositi oltre i centomila euro non vengono coinvolti automaticamente nel bail-in; ma possono esserlo soltanto nel caso in cui il contributo richiesto agli strumenti finanziari più rischiosi (azioni, obbligazioni subordinate, titoli senza garanzia) non fosse sufficiente a risanare la banca in crisi.

La Garanzia del fondo non riguarda il conto corrente ma è stabilita per ogni singolo depositante e per banca. In caso di un conto corrente intestato a due persone, quindi, l’importo massimo garantito è pari a 200mila euro; mentre nel caso di due conti della stessa banca intestati alla stessa persona l’importo garantito è comunque pari a centomila euro.

Oltre ai conti correnti fino a centomila euro, gli strumenti finanziari che sono esclusi dal bail-in sono le obbligazioni bancarie garantite, i titoli depositati in un conto titoli (se non sono della banca coinvolta nel bail-in), le disponibilità della clientela in custodia della banca (per esempio, il contenuto delle cassette di sicurezza), i debiti della banca verso i dipendenti, i fornitori, il fisco e gli enti previdenziali.

Guida al Bail-in

 

Filiale di Gassino Torinese: chiusura temporanea per lavori di manutenzione

Filiale di Gassino Torinese: chiusura temporanea per lavori di manutenzione

Per offrire servizi sempre più all’avanguardia e una Filiale più accogliente, la filiale di Gassino Torinese – Via Vittorio Veneto 26 – resterà chiusa per lavori di manutenzione da venerdì 7 gennaio fino a lunedì 17 gennaio compreso.

 

In queste date non sarà possibile, per nessun motivo, accedere ai locali della Banca.

 

Tutta l’operatività verrà temporaneamente trasferita presso la filiale di San Mauro – Via Roma 68 – dove potrai trovare i servizi e la qualità di sempre.

 

La filiale di Gassino Torinese, con la sua nuova veste, riprenderà l’attività martedì 18 gennaio alle ore 12.00.

 

A partire da mercoledì 19 gennaio ti aspettiamo, su appuntamento, con i consueti orari dalle 8.30 alle 13.30 e dalle 14.45 alle 16.00.

Un anno in sospeso – Ventiduesimo Rapporto Giorgio Rota su Torino

Un anno in sospeso – Ventiduesimo Rapporto Giorgio Rota su Torino

Sabato 4 dicembre presso la Sala Sangalli di Valdocco, ed in diretta streaming, è stato presentato il XXII Rapporto Giorgio Rota “Un anno sospeso”.

Eravamo rimasti al “Futuro ritrovato”, il rapporto stilato dal Centro Einaudi lo scorso anno, ma la pandemia ha messo in discussione molte cose e la nostra città ha dovuto fare i conti con una nuova regressione.

Oggi il Centro Einaudi parla di “Un anno in sospeso” nel nuovo rapporto in cui i ricercatori parlano delle potenzialità per risalire la china purché vengano fatte “scelte politiche” anziché limitarsi a “un’alluvione di micro-progetti e micro-finanziamenti”.

Come sempre, la platea che si confronta sul passato, presente e futuro della nostra città e dei suoi abitanti, è di prim’ordine: il sindaco Stefano Lo Russo, l’assessore alla Cultura Rosanna Purchia, l’assessore alle Attività produttive Andrea Tronzano, il segretario di Compagnia di San Paolo Alberto Anfossi ed il nostro Amministratore Delegato e Direttore Generale Camillo Venesio.

L’economia è ancora una volta la grande malata sotto la Mole e nel quadro generale delle città metropolitane, la situazione di Torino risulta piuttosto critica: meno lavoro e poca innovazione.

Camillo Venesio, con l’ottimismo che da sempre lo contraddistingue commenta «Non vedevo così tanti cantieri in città da quando ero bambino» ed invita le istituzioni a concentrarsi «su un numero limitato di obiettivi e “stargli addosso”».

Leggi il Comunicato Stampa

Leggi la Rassegna Stampa

Scarica il XXII Rapporto Giorgio Rota “Un anno sospeso”

Competenze green e digitali sempre più strategiche

Competenze green e digitali sempre più strategiche

Entro il 2025, sei lavoratori su dieci dovranno avere competenze green o digitali. Nei prossimi cinque anni, infatti, il mercato italiano del lavoro avrà bisogno di almeno 2,2 milioni di nuovi lavoratori in grado di gestire soluzioni e sviluppare strategie ecosostenibili (il 63% del fabbisogno del quinquennio, che include anche il turnover) oltre che di 2 milioni di lavoratori in grado di saper utilizzare il digitale (il 57%). Queste sono le previsioni a medio termine (2021-2025) del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere, l’unione nazionale delle Camere di commercio, secondo la quale già nel quarto trimestre di quest’anno le imprese hanno intrapreso la caccia alle competenze per il green e il digitale per dare slancio alla ripresa.

Le competenze green sono ritenute strategiche principalmente per i profili legati all’edilizia e alla riqualificazione abitativa (tecnici e ingegneri civili e installatori di impianti), per ingegneri elettronici e delle telecomunicazioni, tecnici e gestori di reti e sistemi telematici e tecnici chimici. Le competenze digitali, invece, sono richieste prevalentemente ai profili professionali ICT, quali analisti e progettisti di software, progettisti e amministratori di sistemi; ma anche a ingegneri energetici e meccanici e a disegnatori industriali.

In questa fase sono i percorsi formativi Stem (science, technology,engineering, mathematics), soprattutto le diverse lauree in ingegneria, quelli che accomunano le ricerche delle aziende per sostenere le due grandi transizioni.

Tra gli indirizzi più specifici per la domanda di competenze green emergono il diploma di tecnico superiore (Its) in tecnologie innovative per i beni e le attività culturali, il diploma secondario in produzione e manutenzione industriale e la qualifica professionale nell’ambito agricoltura. Sul fronte delle competenze digitali sono tra i più richiesti il diploma di tecnico superiore (Its) in tecnologie della informazione e della comunicazione, il diploma secondario in informatica e telecomunicazioni e la qualifica professionale nell’ambito elettronico.

Questa trasformazione del sistema imprenditoriale in chiave di sostenibilità e l’accelerazione per l’adozione delle tecnologie digitali investirà il mercato del lavoro di tutto il quinquennio” sottolinea Unioncamere, aggiungendo che le previsioni a medio termine mostrano, infatti, che la domanda di competenze green riguarderà in maniera trasversale tanto le professioni a elevata specializzazione e tecniche, quanto gli impiegati come gli addetti ai servizi commerciali e turistici, gli addetti ai servizi alle persone come gli operai e gli artigiani.

La spinta verso la transizione verde farà emergere, inoltre, la necessità di specifiche professioni green in alcuni settori come il progettista in edilizia sostenibile, lo specialista in domotica, i tecnici e gli operai specializzati nell’efficientamento energetico nelle costruzioni; il certificatore di prodotti biologici nell’agroalimentare; il progettista meccanico per la mobilità elettrica.

Questo fenomeno, sempre più pervasivo in tutti i settori dell’economia, interesserà non solo nuovi green jobs ma anche occupazioni esistenti. Per esempio, anche per i cuochi saranno sempre più importanti le competenze legate alla ecosostenibilità richieste dai consumatori e vantaggiose per le imprese, come l’attenzione alla riduzione degli sprechi, all’uso efficiente delle risorse alimentari e all’impiego di produzioni di qualità e legate al territorio (a chilometro zero).

Altrettanto ricercate saranno le competenze digitali, considerate una competenza di base per la maggior parte dei lavoratori. Queste saranno rilevanti non solo per tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni, specialisti in scienze matematiche, informatiche, chimiche e fisiche, ma anche per professori, specialisti in scienze sociali, impiegati addetti alla segreteria e all’accoglienza, addetti alla contabilità.

Del resto, il processo di digitalizzazione si sta diffondendo in due principali direttrici: da un lato il passaggio al digitale di sistemi di lavoro e attività produttive (smart working, commercio on line, digitalizzazione delle procedure in molti servizi alle imprese e alle persone) e dall’altro una forte spinta all’innalzamento delle competenze digitali sia dei lavoratori, ma anche di un’ampia fascia della popolazione, con particolare riferimento agli studenti e ai professori di tutte le scuole di ogni ordine e grado.

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