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Recovery Plan tutte le sfide per il Piemonte.

Recovery Plan tutte le sfide per il Piemonte.

Camillo Venesio, suggerisce di riconoscere adeguati investimenti al Piemonte all’interno del Recovery Plan.

 

“Ci sono alcune premesse favorevoli per la nostra Regione e alcune condizioni. Il Piemonte è pieno di gente laboriosa che non teme sacrifici anche importanti e i nostri imprenditori hanno la cultura delle cose fatte bene; […] La prima condizione è che le istituzioni approvino definitivamente il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza con scelte serie, concrete, equilibrate e un sistema di governance efficiente e condiviso, privilegiando gli investimenti per sostenere l’innovazione, le produzioni i commerci; è importante che in queste settimane tutti i rappresentanti dei nostri territori a Roma s’impegnino affinché siano riconosciuti adeguati investimenti al Piemonte”.

 

Leggi l’editoriale completo di Camillo Venesio sul Corriere della Sera.

Oasi mangia smog per respirare aria pulita anche in città.

Oasi mangia smog per respirare aria pulita anche in città.

Con l’Italia che dispone di appena 32,8 metri quadrati di verde urbano per abitante è strategico puntare su un grande piano di riqualificazione urbana di parchi e giardini che migliori la qualità dell’aria e della vita della popolazione. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti su dati Istat in riferimento all’ultimo Rapporto annuale “Mal’aria di citta’ 2021” di Legambiente, secondo il quale nel 2020 sono stati 35 i capoluoghi di provincia fuorilegge per polveri sottili Pm10.

 

L’inquinamento dell’aria è considerato dal 47% degli italiani la prima emergenza ambientale e bisogna quindi intervenire in modo strutturale, ripensando lo sviluppo delle città e favorendo la diffusione del verde pubblico e privato con le essenze più adatte alle condizioni climatiche e ambientali dei singoli territori. L’obiettivo è quello di creare vere e proprie oasi mangia smog nelle città dove respirare aria pulita grazie alla scelta degli alberi più efficaci nel catturare i gas a effetto serra e bloccare le pericolose polveri sottili.

 

A provocare lo smog nelle città è l’effetto combinato dei cambiamenti climatici, del traffico e della ridotta disponibilità di spazi verdi con la situazione che peggiora nelle metropoli dove i valori vanno dai 6,3 metri quadrati di Genova ai 16,5 a Roma, dai 18,1 di Milano ai 22,6 di Torino fino ai 22 a Bologna. “Ancora troppo poco considerato che una pianta adulta – spiega Coldiretti – è capace di catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili e un ettaro di piante elimina circa 20 chili di polveri e smog in un anno”.

 

Il ripopolamento arboreo di parchi e giardini è la chiave di volta ambientale di una cintura verde che colleghi il centro delle città con le periferie e raggiunga sistemi agricoli di pianura con il vasto e straordinario patrimonio boschivo presente nelle aree naturali grazie al progetto “Bosco vivo e foreste urbane”, piantando, con le risorse del Recovery Plan, 50 milioni di alberi nell’arco dei prossimi cinque anni e sostenendo due settori chiave per l’Italia come il florovivaismo che conta 27 mila aziende e 200mila occupati e quello forestale con 5.685 imprese con 7.349 addetti.

 

Il progetto di Coldiretti e Federforeste si pone l’obiettivo di gestire il patrimonio forestale in maniera sostenibile per contribuire al raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050 favorendo lo stoccaggio del carbonio da parte delle superfici forestali e delle foreste urbane. Un impegno importante anche per assicurare un presidio attivo contro il dissesto idrogeologico, incendi e altre forme di impoverimento dei territori, contrastare l’abbandono di tali aree e valorizzare la filiera del legno 100% Made in Italy.

 

Fra l’altro, dall’ultimo Rapporto annuale sulla qualità dell’aria in Europa, pubblicato dall’Aea, l’Agenzia europea dell’ambiente, emerge che l’Italia è al primo posto fra gli Stati Ue per numero di morti premature annuali (10.400) dovute all’inquinamento atmosferico da biossido di azoto (NO2), e al secondo, dopo la Germania, sia per le morti premature (52.300) causate dal particolato fine (PM2,5), che per quelle (3.000) dovute all’ozono troposferico (O3) misurato al suolo.

 

In città, dunque, la vegetazione (il greenness) può fornire importanti benefici anche per la salute, inclusi la promozione dell’attività fisica. Lo ha confermato recentemente anche uno studio, condotto da una dottoranda di ricerca del Dipartimento di Scienze della Sanità pubblica dell’Università di Torino, il cui scopo è stato quello di indagare l’associazione tra il verde urbano e la salute respiratoria in una popolazione di 187 bambini di età 10-13 anni a Torino. Il principale risultato ottenuto è costituito dall’evidenza che una maggiore disponibilità di verde urbano si è dimostrata significativamente e positivamente associata a un ridotto rischio di asma, bronchite e sibili respiratori. Lo studio, pubblicato su International Journal of Environmental Research and Public Health, fornisce nuove informazioni nella direzione della promozione della salute attraverso atti di prevenzione primaria di tipo ambientale anche rivolti a una attenta politica di sviluppo del verde urbano.

Pizza, l’alimento a cui gli italiani non rinunciano!

Pizza, l’alimento a cui gli italiani non rinunciano!

Con gran parte delle pizzerie chiuse per le misure di prevenzione dettate dal Dpcm nella mappa di colori nelle regioni, la Giornata internazionale della pizza, quest’anno, si è celebrata soprattutto nelle case, dove oltre quattro italiani su dieci (il 44%) hanno scelto di prepararsela da soli pur di non rinunciarci. E’ quanto emerge da un sondaggio della Coldiretti fatto in occasione della giornata dedicata al simbolo della cucina italiana più conosciuto nel mondo (il 17 gennaio, festa di San’Antonio Abate, patrono dei fornai e dei pizzaioli).

 

Un “compleanno” amaro, l’ultimo, segnato dall’emergenza Coronavirus, con la grande maggioranza delle pizzerie italiane chiuse per il servizio al tavolo nelle regioni arancioni e rosse e le altre duramente provate dalle limitazioni negli spostamenti e negli orari di apertura, con il coprifuoco, nonostante la debole boccata d‘ossigeno rappresentata dalla possibilità di consegna a domicilio e di asporto.

 

Le pizzerie sono forse il settore della ristorazione più colpito dall’emergenza Covid per il consumo serale, che si scontra con l’obbligo di chiusura in tutto il territorio nazionale alle 18; ma pesa molto anche l’assenza totale dei turisti stranieri, da sempre tra i più accaniti consumatori di pizza.

 

Le vendite nei locali sono praticamente dimezzate, con un crack stimato da Coldiretti in almeno cinque miliardi nel 2020, che mette a rischio il futuro di molte delle 63mila pizzerie del Paese, nelle quali lavorano circa 200mila persone. E le difficoltà si trasferiscono lungo tutta la filiera, considerato che, a pieno regime, nelle pizzerie, si stima vengano impiegati, ogni anno, 400 milioni di chili di farina, 225 milioni di chili di mozzarella, 30 milioni di chili di olio di oliva e 260 milioni di chili di salsa di pomodoro. Senza dimenticare, il taglio dei consumi di vino e soprattutto di birra, che trovano nelle pizzerie un canale privilegiato di vendita. La chiusura forzata dei locali ha dunque un impatto devastante non solo sulle pizzerie e sull’occupazione ma anche sull’intero sistema agroalimentare, che ha visto venir meno un importante sbocco di mercato dei suoi prodotti.

 

Nel tempo della pandemia ad aumentare è invece la spesa domestica, con il lockdown e le altre limitazioni che hanno “riportato” gli italiani ai fornelli. Anche per fare la pizza. Infatti, nei supermercati si è registrato un raddoppio delle vendite di preparati per pizze.

 

Gli italiani sono i maggiori consumatori di pizza in Europa con 7,6 chili pro capite, all’anno; staccano spagnoli (4,3 chili), francesi e tedeschi (4,2), britannici (4), belgi (3,8), portoghesi (3,6) e austriaci (3,3). Fra l’altro – ricorda la Coldiretti – il Belpaese vanta anche, dal 2017, l’iscrizione dell’ “Arte dei Pizzaiuoli napoletani” nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco.

Evento Online Superbonus 110% ed altri incentivi per lavori edilizi

Evento Online Superbonus 110% ed altri incentivi per lavori edilizi

 

Si è svolto mercoledì 20 gennaio il primo incontro online organizzato per i nostri Clienti per conoscere gli aspetti fiscali, amministrativi e normativi del Superbonus 110% e di altri incentivi per lavori edilizi.

 

Più di un’ora di scambio e confronto a cui ha partecipato da remoto un pubblico molto numeroso e durante il quale sono stati affrontati i seguenti temi:

 

  • Introduzione di quanto previsto dal Decreto Rilancio ed evoluzione del contesto normativo;
  • Presentazione del servizio a disposizione dei Clienti per la raccolta e verifica della documentazione;
  • Simulazione per l’utilizzo della Piattaforma per la gestione documentale;
  • Illustrazione dei prodotti della Banca e delle condizioni dell’offerta.

 

I nostri esperti, nel corso dell’Evento hanno analizzato le regole d’accesso al Superbonus per gli interventi di riqualificazione energetica e per la messa in sicurezza degli immobili con l’obiettivo di rispondere alle molteplici domande poste dai partecipanti.

 

Banca del Piemonte ha scelto di stare accanto ai sui Clienti in questo articolato percorso fornendo un servizio studiato ad hoc sia per i Privati che per le Imprese.

 

Ringraziamo tutti coloro che hanno preso parte all’evento, con la promessa di altri momenti di scambio e riflessione come questo nel quale è possibile condividere le soluzioni che Banca del Piemonte pensa per i propri Clienti.

 

Per maggiori informazioni consulta la pagina dedicata.

Ferrari, un mito più forte del Coronavirus.

Ferrari, un mito più forte del Coronavirus.

Un mito più forte anche del Coronavirus. È quello della Ferrari.

 

L’unica Casa automobilistica ad avere chiuso il 2020 con un numero di vetture vendute in Italia superiore a quello del 2019, insieme con Tesla, la rivoluzionaria industria californiana che produce solo quattroruote elettriche.

 

Infatti, nonostante il Covid-19 e il conseguente lockdown, che hanno affossato il mercato (1.458.117 le nuove immatricolazioni in Italia, quasi 459.000 meno che nel 2019), la Ferrari ha avuto, l’anno scorso, 506 acquirenti nel nostro Paese, ancora una decina più dei dodici mesi precedenti (+2,2%).

Fra l’altro, la Casa di Maranello, controllata dall’Exor della famiglia Agnelli-Elkann-Nasi e presieduta da John Elkann, è entrata nella top ten nazionale del segmento F, quello che caratterizza l’alto di gamma, il più piccolo ma anche il più esclusivo.

La Ferrari c’è riuscita con la “488”, la quale ha contato 164 nuovi clienti, che valgono appunto il decimo posto della categoria, dominata dalla Porsche 911 con 1.155 immatricolazioni (sugli altri due gradini del podio si sono piazzate la Maserati Ghibli con 424 unità e la Porsche Taycan con 332).

 

Complessivamente, il mercato nazionale dell’alto di gamma è stato di 4.807 vetture, il 14,4% meno dell’anno prima, a conferma del fatto che il periodo di confinamento ha avuto conseguenze negative anche sulle vendite delle auto più costose.

Molto meno, comunque, dei segmenti più popolari; infatti, il mercato delle city car si è contratto del 29,7% (228.573 nuove immatricolazioni contro le 325.318 del 2019) e del 22,5% quello delle utilitarie (522.658 contro le 656.675 precedenti). Per non parlare del segmento C, quello delle medie, che ha perso il 33%, avendo fatto registrare 439.876 vendite a fronte delle 656.675 del 2019.

 

Proprio fra i primi dieci modelli del segmento F con più acquirenti nell’anno appena passato si trovano due Tesla: la Model X, quinta con 229 immatricolazioni e la Model S, sesta con 223.  In tutto il 2020, la Tesla ha venduto 3.804 sue vetture, il 55% in più rispetto al 2019. Così, la Casa statunitense guidata dal fondatore Elon Musk, il più ricco al mondo, ha ottenuto quasi il 12% dell’intero mercato italiano delle sole elettriche, che è risultato di 32.538 esemplari, il triplo dell’anno prima (10.577).

 

Il boom delle sole elettriche è stato accompagnato da quello delle altre ecologiche, le ibride elettriche e le ibride elettriche plug-in. Fenomeno che ha portato a 59.946 il totale delle vetture “verdi” vendute l’anno scorso in Italia, il 250% in più rispetto al 2019, quando erano state 17.117 e al 4,3% la loro quota di mercato dal precedente 0,9%.

 

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