La pandemia di Covid-19, che ha colpito il mondo agli inizi del 2020, ha messo in discussione la fiducia nel lavoro d’ufficio più tradizionale. La cosiddetta You Only Live Once (Yolo) Economy è una definizione nata in ambito anglosassone per descrivere la tendenza, soprattutto da parte di giovani Millennials, di operare cambiamenti drastici alla propria vita professionale, lasciando il lavoro e cercando soluzioni che offrano maggiore flessibilità.
Il fenomeno coinvolge principalmente i knowledge workers, che hanno conoscenze digitali e si lanciano verso lavori di consulenza o decidono di operare maggiormente con le nuove tecnologie, anche se non coinvolge solo e unicamente le tecnologie e ci sono lavoratori che semplicemente scelgono di mettersi in proprio per aprire un’attività.
A partire dal proprio ecosistema di dati e attraverso gli advanced analytics presenti in Margò, la piattaforma digitale per il supporto alla crescita del business delle imprese, Crif ha prodotto un’analisi sulle aziende neocostituite negli anni 2018-2021 per indagare se il trend nato nel mondo anglosassone stia caratterizzando anche il panorama italiano. Tra le principali evidenze emerse dallo studio va segnalata la significativa crescita sia delle start-up innovative (+40% nel 2021 rispetto al 2019) sia delle imprese neocostituite con un solo dipendente (+34% rispetto al 2019).
Entrando nel dettaglio, la costante crescita delle startup innovative, definite come tali nella sezione speciale del registro delle imprese, è influenzata dall’incremento del totale delle imprese neocostituite, che salgono dalle 266.000 nel 2018 alle 305.000 nel 2021; ma, analizzando la percentuale di startup rispetto al totale, si conferma un aumento anche in termini relativi. Va considerato, tuttavia, che la nascita di startup non coinvolge solo chi ha lasciato il proprio lavoro precedente, ma potrebbe anche risentire della dinamica di chi si è recentemente laureato e ha optato per questa opzione professionale.
Dall’analisi Crif emerge, nell’anno della Yolo Economy, anche un picco importante di crescita delle imprese contraddistinte dalla presenza di un solo dipendente. E un’impresa con un solo dipendente è assimilabile a un lavoratore che apre una sua partita Iva per lavorare come libero professionista o che fa nascere una sua attività imprenditoriale. Queste micro imprese nel 2021 sono arrivate a rappresentare fino al 93% del totale di tutte le imprese neocostituite nell’anno.
Per altro, non si può escludere che questa tendenza sia stata accelerata ulteriormente anche dalla diffusione della pandemia, che ha fatto emergere in modo netto l’esigenza di maggiore autonomia e flessibilità nella gestione degli impegni professionali, ad esempio in termini di localizzazione dell’attività lavorativa e di smartworking, sicuramente più gestibili da parte di chi lavora in proprio.
In particolare, le imprese che operano nel mercato digitale e nelle attività di consulenza – connessi agli argomenti più interessanti per i protagonisti della Yolo Economy – registrano la crescita maggiore tra le neocostituite negli ultimi tre anni.
Nel dettaglio, le imprese neocostituite connesse al mercato digitale vedono non solo una costante crescita nel periodo di osservazione, ma un incremento ancora più robusto nell’ultimo anno (+91% rispetto al 2019). L’incremento è ancora maggiore se consideriamo le imprese con un dipendente (+109%).
Anche le imprese attive nella consulenza, dopo una stagnazione nel 2020, registrano una importante crescita nel 2021 (+15% rispetto al 2019). Fra l’altro, in questo caso il tasso di crescita nel 2021 risulta più accentuato se consideriamo le imprese con un solo dipendente (+36% rispetto al 2019).
“Per comprendere appieno gli effetti della ‘Yolo Economy’ andrebbero studiati a fondo i movimenti dei giovani professionisti tuttavia l’analisi che abbiamo potuto sviluppare grazie alla nostra piattaforma digitale Margò – è stato commentato dal Crif – ci dà l’occasione unica di poter analizzare alcune nuove dinamiche che iniziano a caratterizzare il panorama imprenditoriale italiano. E i segnali che abbiamo rilevato sembrano indubbiamente muovere in questa direzione. Infatti, se messi assieme, i dati analizzati ci raccontano di un’Italia più coraggiosa e imprenditoriale, che in ripresa dalla depressione causata dalla pandemia – economica ma non solo – si lancia in attività lavorative smart e flessibili, abbracciando i nuovi trend che si sono già affermati nel contesto lavorativo anglosassone”.
Hai bisogno di un prestito per comprare un’auto? Per una cucina nuova? Per il Master di tuo figlio all’estero? Per il matrimonio di tua figlia? Per quella vacanza esotica che hai promesso? Per una spesa sanitaria imprevista e urgente? Per quel sogno che hai da sempre?
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COSA E’ IL PRESTITO PERSONALE
E’ un finanziamento che si può richiedere alla banca soltanto per bisogni personali, propri o familiari. Si chiama prestito finalizzato quando serve per acquistare qualcosa, per esempio l’auto o la moto, il maxi televisore hi-tech, il corso di formazione, il viaggio alle Maldive. Pertanto, il prestito finalizzato è un finanziamento legato all’acquisto di un determinato bene o servizio, da restituire a rate. Se, invece, il prestito viene richiesto perché si ha bisogno di denaro liquido, si chiama prestito personale non finalizzato. Può essere chiesto anche per estinguere altri finanziamenti o impegni che il cliente ha in corso con altre banche o finanziarie. Il prestito personale non viene concesso per altre esigenze, come quelle relative alle attività professionali, quali l’acquisto di una attrezzatura per il proprio negozio piuttosto che di una macchina agricola o di un macchinario per il laboratorio.
Inoltre, anche se chiesti da un consumatore per esigenze private non sono considerati prestiti personali i finanziamenti inferiori ai 200 euro e quelli superiori ai 75.000, i finanziamenti che non prevedono il pagamento di interessi o altri costi, i finanziamenti per acquistare un terreno o un immobile costruito o progettato, i finanziamenti di durata superiore ai cinque anni garantiti da ipoteca su beni immobili e gli sconfinamenti, cioè l’utilizzo, autorizzato in via occasionale, di somme superiori al proprio saldo di conto corrente o al fido ottenuto in conto corrente.
CHI PUO’ RICHIEDERE IL PRESTITO PERSONALE
Qualsiasi persona maggiorenne può richiedere alla banca un prestito personale. Per ottenerlo, però, è necessario dimostrare di essere in grado di restituire, alle scadenze stabilite, la somma ottenuta in prestito. Questa capacità si chiama “merito creditizio” e viene valutata dalla banca prima di concedere il finanziamento. Prima di concludere il contratto o prima di acconsentire a un aumento importante della somma concessa, infatti, la banca ha l’obbligo di raccogliere le informazioni sulla capacità di rimborso del richiedente, sia chiedendo le informazioni direttamente a lui, sia consultando una banca dati.Se la domanda di credito viene rifiutata sulla base della consultazione di una banca dati, il consumatore ha il diritto di esserne informato immediatamente e gratuitamente, con l’indicazione della banca dati e del risultato della consultazione. In ogni caso, tutti i possono conoscere le informazioni presenti a loro nome nella Centrale dei Rischi. L’accesso è gratuito e può essere effettuato in modo veloce e sicuro anche online.
Il prestito personale ADESSOpuoiSUBITOconsente di ottenere da un minimo di 3mila euro a un massimo di 30mila euro. Il prestito viene erogato sul conto corrente del cliente, mediante bonifico bancario, entro 15 giorni lavorativi dall’accettazione della richiesta di finanziamento. La durata del prestito varia da un minimo di 24 mesi a un massimo di 96 mesi (otto anni). Le rate sono mensili e posticipate. Sono calcolate secondo un piano di ammortamento “alla francese”, ossia a rate costanti con interessi decrescenti e quota capitale crescente.
Volendo, il cliente ha la facoltà di sottoscrivere una polizza assicurativa accessoria che garantisce il capitale o un importo mensile a copertura delle rate al verificarsi di determinati eventi che potrebbero compromettere la capacità di rimborso; ma questa opzione è facoltativa e non indispensabile per ottenere il finanziamento alle condizioni proposte.
Tra l’altro, il cliente può rimborsare anticipatamente, in qualsiasi momento, in tutto o in parte, l’importo del prestito ottenuto e, in questo caso, ha diritto a una riduzione del costo totale del credito, pari all’importo degli interessi e dei costi dovuti perla vita residua del contratto. Inoltre, il cliente ha il diritto di recedere dal contratto entro 14 giorni dalla sottoscrizione.
Per avviare la pratica e valutare la sua capacità di rimborso, la banca richiede al consumatore alcuni documenti: la carta di identità, il codice fiscale, la busta paga e il Cud se si stratta di lavoratore dipendente; o la dichiarazione dei redditi (730 o modello unico) se il richiedente è un libero professionista o lavoratore autonomo; nel caso di un pensionato, il cedolino della pensione o la certificazione dell’Inps. Infine, se chi chiede il prestito ha altri finanziamenti in corso, la banca richiede la relativa documentazione.
I COSTI DEL FINANZIAMENTO
Ottenere un credito ha un costo: interessi, commissioni e altre spese. Le commissioni comprendono, per esempio, i costi per l’apertura della pratica e per la gestione del finanziamento; le altre spese possono riguardare le imposte o le eventuali assicurazioni. Alcune commissioni e spese sono fisse, indipendentemente dalla somma richiesta, quindi incidono di più se l’importo richiesto è basso. L’insieme di questi costi forma il “costo totale del finanziamento”, espresso dal Taeg, il tasso annuo effettivo globale che, appunto, comprende tutti i costi e per questo è particolarmente utile per capire quale può essere il finanziamento più adatto alle proprie esigenze e possibilità economiche. Il Taeg, perciò, è lo strumento principale di trasparenza nei contratti di credito ai consumatori, essendo anche un indice armonizzato a livello europeo.
I DIRITTI DEL RICHIEDENTE
La banca deve fornire al consumatore tutte le informazioni, così che possa valutare l’offerta. Fra l’altro, al richiedente deve consegnare gratuitamente il modulo Secci, che indica le caratteristiche principali del finanziamento (tipo di contratto, importo, durata, rate, il bene o servizio e il prezzo in caso di credito finalizzato, le garanzie), le informazioni sui costi del credito: tasso di interesse (Tan) e Taeg, con il dettaglio dei costi inclusi e non inclusi; gli altri aspetti legali (per esempio: consultazione di una banca dati, diritto a ricevere una copia del contratto prima della firma, diritto di recesso, rimborso anticipato, conseguenze in caso di mancato pagamento di una o più rate); infine, le informazioni supplementari in caso di commercializzazione di prodotti a distanza (online o per telefono).
Se le informazioni ricevute non sono sufficienti o se ha difficoltà a comprenderle, il cliente può rivolgersi a personale della banca, che deve garantire assistenza, almeno nei normali orari di lavoro e con colloqui individuali e diretti, anche per telefono.
Inoltre, prima della conclusione del contratto e per tutto il periodo in cui il cliente può esercitare il diritto di recesso, la banca è obbligata a fornirgli gratuitamente chiarimenti completi sulle caratteristiche essenziali del finanziamento, sulle condizioni contrattuali, sugli obblighi che derivano dal contratto e sulle conseguenze del mancato pagamento delle rate. Il consumatore ha il diritto di richiedere e ottenere gratuitamente una copia del contratto pronta per essere firmata, per poterla valutare con calma.
RITARDI DI PAGAMENTO
Prima di chiedere il finanziamento è importante valutare bene la propria disponibilità mensile, cioè il denaro che resta se dallo stipendio si tolgono le spese correnti e altre rate da pagare. Per i ritardi di pagamento, infatti, al cliente saranno addebitati interessi di mora pari al tasso (Tan) convenuto contrattualmente. In caso di mancato pagamento delle rate la banca può rivalersi sulla garanzia e ricorrere a tutte le azioni previste dalla legge per riscuotere il suo credito, dai solleciti formali al ricorso al giudice. Nei casi più gravi, la banca può ottenere lo scioglimento del contratto, che obbliga il consumatore a rimborsare subito tutto il debito residuo. Un’altra conseguenza del mancato pagamento delle rate è che la banca è tenuta a segnalarlo alla Centrale dei Rischi o ai Sic. La segnalazione può rendere difficile ottenere un credito in futuro. Comunque, tutte le conseguenze del mancato pagamento sono indicate nella documentazione informativa e nel contratto.
Messaggio pubblicitario con finalità promozionale. La concessione del finanziamento è soggetta a valutazione ed approvazione da parte di AVVERA S.p.A. Per le condizioni contrattuali e per quanto non espressamente indicato, si rimanda al modulo “Informazioni pubblicitarie prestiti personali Avvera” disponibile in filiale e sul sito www.bancadelpiemonte.it alla sezione Trasparenza nonché al modulo IEBCC (Informazioni Europee di Base sul Credito ai Consumatori) e ai termini e alle condizioni previste dalla documentazione precontrattuale e contrattuale consegnata al cliente Consumatore prima che questi sia vincolato da un contratto di credito. Prima della sottoscrizione delle coperture assicurative facoltative leggere i Fascicoli Informativi disponibili nelle filiali e sul sito www.bancadelpiemonte.it alla sezione Trasparenza. Banca del Piemonte colloca i prodotti di AVVERA S.p.A. in virtù di un accordo distributivo con vincolo di esclusiva sottoscritto tra le parti e senza costi aggiuntivi per il Cliente.
Con emozione e speranza siamo lieti di comunicarvi che Banca del Piemonte ha fortemente voluto sostenere la Fondazione IEO – MONZINO per la Ricerca IEO.
La nostra Banca, infatti, finanzierà una borsa di studio per un progetto di ricerca sulle terapie cellulari, portato avanti nei laboratori IEO.
È per noi motivo di grande orgoglio sostenere e accompagnare la Fondazione IEO – MONZINO in questo percorso.
Troppe famiglie, ogni giorno, combattono contro un male che dobbiamo impegnarci per sconfiggere.
Mai come in questi ultimi tempi, abbiamo capito quanto la ricerca sia importante.
Avere una casa propria è un’aspirazione molto diffusa, in Italia in particolare. Da sempre. È lo è soprattutto per i giovani, che vogliono formare una nuova famiglia o andare a vivere da soli. Ma proprio i giovani sono quelli che normalmente hanno più difficoltà a comprare casa, se non si “fanno” un mutuo, cioè se non ottengono da una banca la somma indispensabile per l’acquisto del loro nuovo “nido”.
COS’E’ IL MUTUO PRIMA CASA GIOVANI
Il mutuo è un finanziamento erogato da un istituto di credito, un prestito, che il sottoscrittore si impegna a restituire in un arco di tempo piuttosto lungo e in rate periodiche, così da risultare sostenibile, cioè a portata del debitore, il quale quindi può rimborsarlo in misura confacente con il suo tenore di vita. L’importo della rata è costituito da una quota del capitale ottenuto e dal tasso di interesse, che può essere predeterminato (mutuo a tasso fisso) o calcolato rata per rata, secondo i parametri di riferimento (mutuo a tasso variabile). Il programma di estinzione del mutuo si chiama piano di ammortamento.
Il mutuo a tasso fisso comporta rate con tassi di interesse che non variano per tutta la durata dello stesso; mentre il mutuo a tasso variabile prevede che il tasso di interessa cambi in funzione dell’andamento di un parametro di mercato prestabilito. Il mutuo, però, può essere anche a rata costante, nel caso di tassi in diminuzione, la durata del mutuo si accorcia, in caso di tassi in aumento la durata del mutuo si allunga. Il tasso di interesse equivale al prezzo che il mutuatario è chiamato a pagare per il capitale ottenuto dalla banca alla quale si è rivolto.
COME FUNZIONANO I MUTUI AGEVOLATI PER GIOVANI UNDER 36?
Il mutuo prima casa giovani è un mutuo nuovo, con diverse agevolazioni, destinato a persone che non abbiano ancora compiuto i 36 anni e con Isee (indicatore della situazione economica equivalente) inferiore ai 40.000 euro. È nato con il Decreto Sostegni Bis del governo Draghi: prevede l’accesso prioritario al Fondo di Garanzia Mutui Prima Casa e fino all’80% della quota capitale del mutuo concesso. In questo modo, lo Stato, offrendo garanzie agli istituti di credito che concedono mutui di importo superiore all’80% del prezzo d’acquisto, consentono di fatto ai giovani di acquistare la casa con minimo apporto di denaro.
Non solo: proprio al fine di favorire l’autonomia abitativa dei più giovani, il Decreto Sostegni Bis potenzia anche una serie di agevolazioni previste con il bonus prima casa. Fino al 31 dicembre 2022, infatti, ai giovani che non hanno ancora compiuto 36 anni di età nell’anno in cui l’atto è rogitato e con Isee non superiore ai 40.000 euro l’anno spetterà: l’esenzione dall’imposta di registro; l’esenzione dalle imposte ipotecaria e catastale, un credito d’imposta pari all’ammontare dell’Iva corrisposta, se dovuta; l’esenzione dall’imposta sostitutiva, pari allo 0,25% dell’ammontare complessivo del mutuo.
In presenza dei requisiti di età e reddito, infatti, il Decreto Sostegni Bis ha previsto anche che, se si compra casa non da un privato ma da una impresa, all’acquirente spetta un credito d’imposta pari all’Iva pagata, da utilizzare per pagare altre imposte su atti successivi (come successioni o altre compravendite). In alternativa, il credito può essere inserito nella dichiarazione dei redditi per essere recuperato.
Un altro vantaggio del mutuo prima casa è il tasso calmierato, cioè il Teg-tasso effettivo globale del finanziamento non può essere superiore al Tegm-tasso effettivo globale medio pubblicato trimestralmente dal ministero dell’Economia e delle Finanze.
IL FONDO DI GARANZIA PRIMA CASA
Istituito nel 2013, il Fondo di Garanzia Mutui Prima Casa è uno strumento finalizzato a migliorare all’accesso al credito bancario per l’acquisto della prima casa da parte dei giovani che, lavorando spesso con contratti precari, non hanno la possibilità di farlo. Il Fondo, finanziato dallo Stato, prevede, per specifiche categorie di mutuatari, il rilascio di garanzie statali. Questo significa che, se le rate del mutuo non vengono pagate, il Fondo potrà coprire fino all’80% della quota capitale ottenuto dal sottoscrittore, purché l’ammontare del finanziamento sia superiore all’80% del valore della casa.
REQUISITI PER RICHIEDERE IL MUTUO GIOVANI
Le condizioni per ottenere un mutuo prima casa giovani garantito dal Fondo statale fino all’80% del capitale sono: essere cittadini italiani o stranieri con permesso di soggiorno in Italia, avere meno di 36 anni e un Isee non superiore ai 40.000 euro (l’Isee attesta l’ammontare delle voci di “ricchezza” del proprio nucleo familiare e per ottenerlo basta rivolgersi a un Caf, fornendo i dati sui membri del nucleo, quelli sul reddito e il patrimonio mobiliare e immobiliare). Inoltre, occorre non essere proprietari di altri immobili a uso abitativo, il mutuo richiesto non può essere superiore a 250.000 euro ed è utilizzabile solo per l’acquisto della prima casa. Così come è esclusa la possibilità di usufruire del fondo nel caso di abitazioni di categoria A1, A8, A9 e case di lusso.
Il vincolo legato al reddito vale anche in caso di acquisto da parte di due persone conviventi i cui Isee siano per entrambi inferiori ai 40.000 euro. Esempio: se ad acquistare la prima casa è una coppia, per poter usufruire delle agevolazioni, è necessario che entrambi abbiano un Isee inferiore ai 40.000 euro (anche se la somma dei due supera il limite, l’agevolazione verrà concessa). Se, invece, uno dei due avesse un Isee inferiore a 40.000 euro e l’altro superasse questa soglia, l’unico ad aver diritto all’agevolazione sarebbe quello con Isee inferiore ai 40.000 euro per la sua quota.
Per richiedere il mutuo garantito dallo Stato fino all’80% del capitale bisogna presentare la domanda alla banca convenzionata alla quale ci si rivolge e compilare il modulo messo a disposizione sul sito di Consap o del Mef (Ministero dell’Economia e delle Finanze). Una volta inseriti i propri dati anagrafici e aver dichiarato di possedere i requisiti richiesti per accedere al Fondo di Garanzia, si dovrà presentare alla banca il modulo firmato e corredato di documento di identità e dichiarazione Isee. Presentata la richiesta alla banca, questa inoltrerà i documenti al Consap che, entro 20 giorni, comunicherà alla banca l’ammissione al Fondo. A quel punto, entro 90 giorni, la banca, a sua volta, segnalerà al Consap i dettagli del mutuo erogato o la sua mancata accensione.
Può richiedere un mutuo under 36 anche chi si trova in stato di disoccupazione o di precariato, come chi non ha un lavoro a tempo indeterminato, i liberi professionisti e coloro che hanno un contratto di lavoro atipico.
ADESSOpuoi CASA IL MUTUO GIOVANI DI BANCA DEL PIEMONTE
“ADESSO puoi CASA”. È così che si chiama il mutuo giovani della Banca del Piemonte con il Fondo di Garanzia Prima Casa. Consente di ottenere dalla Banca fino al 100% del valore dell’immobile da acquistare, che però, come previsto dal Decreto Sostegni Bis, non può essere superiore ai 250.000 euro. I requisiti per avere il mutuo giovani della Banca del Piemonte sono gli stessi richiesti per il Fondo di Garanzia Prima Casa.
Certamente è una grande opportunità per i giovani con meno di 36 anni che, con questo mutuo, possono esaudire il sogno di una casa propria. Lo conferma anche il fatto che alla fine dell’anno scorso risultavano presentate già oltre 46mila domande di mutuo Giovani Prima Casa. E, fra l’altro, le agevolazioni sono state prorogate fino al 31 dicembre 2022.
Messaggio pubblicitario con finalità promozionale. La richiesta di mutuo è soggetta a valutazione ed approvazione da parte della Banca. Per tutte le condizioni si prega di fare riferimento alle Informazioni generali sul credito immobiliare offerto a consumatori “ADESSOpuoi CASA” disponibile presso le filiali della Banca e sul sito www.bancadelpiemonte.it alla sezione Trasparenza – Mutui Ipotecari Privati.
Oltre 300mila nuovi alberi, quasi otto milioni di metri quadrati aggiuntivi di parchi e giardini, 16mila nuovi terrazzi e balconi fioriti, nei prossimi tre anni, grazie alla proroga del Bonus Verde prevista dalla manovra di bilancio, che pone l’Italia all’avanguardia nella lotta allo smog e ai cambiamenti climatici. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti diffusa in occasione della Giornata nazionale degli alberi, festeggiata il 21 novembre. in tutta Italia, per tutelare la natura e la ricchezza botanica italiane.
Il Bonus Verde prevede una detrazione ai fini Irpef nella misura del 36% delle spese sostenute per la sistemazione a verde di aree scoperte private e condominiali di edifici esistenti, di unità immobiliari, pertinenze o recinzioni (giardini, terrazze), per la realizzazione di impianti di irrigazione, pozzi, coperture a verde e giardini pensili.
Il Bonus Verde dà una spinta a rendere più belle le case e le città, ma anche un contributo a ridurre l’inquinamento e a contrastare i cambiamenti climatici. Il tutto, però, deve essere accompagnato anche dall’impegno dei Comuni, tra i quali – sottolinea la Coldiretti – più di un capoluogo di provincia su due (54%) è ancora fuorilegge sul verde urbano, per non aver rispettato la legge 10 del 2013, che impone a tutti i Comuni con più 15mila abitanti di piantare un albero per ogni nuovo nato.
L’iniziativa, comunque, è in linea con le strategie nazionali del Pnrr, che ha stanziato 330 milioni di euro per la forestazione urbana, somma che consente di piantare 6,6 milioni di alberi, tutelando così le aree verdi esistenti e creandone nuove, anche al fine di preservare e valorizzare la biodiversità e i processi ecologici legati alla piena funzionalità degli ecosistemi. “Abbiamo elaborato insieme a Federforeste il progetto di piantare milioni di alberi nell’arco dei prossimi anni nelle aree rurali e in quelle metropolitane anche per far nascere foreste urbane, con una connessione ecologica tra le città, i sistemi agricoli di pianura a elevata produttività e il vasto e straordinario patrimonio forestale nelle aree naturali” ha detto il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini.
L’impegno è di aumentare la disponibilità di spazi verdi nelle città, dove, mediamente, sono appena 33,8 i metri quadrati di verde urbano per abitante ed è quindi necessario, secondo Coldiretti, puntare su un grande piano di riqualificazione urbana di parchi e giardini, che migliori la qualità dell’aria e della vita della popolazione.
Annualmente, una pianta adulta è capace di catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili all’anno e un ettaro di piante è in grado di aspirare dall’ambiente ben 20mila chili di anidride carbonica (CO2). Senza dimenticare gli effetti di mitigazione sui microclimi metropolitani, visto che la differenza di temperatura estiva delle aree urbane rispetto a quelle rurali raggiunge spesso valori superiori a 2°C nelle città più grandi.
In Italia, comunque, la superficie boschiva è aumentata di circa 587.000 ettari in dieci anni, per complessivi 11 milioni di ettari, che si sono dimostrati però molto vulnerabili al degrado e agli incendi, perché è mancata l’opera di prevenzione nei boschi che, a causa dell’incuria e dell’abbandono, sono diventati giungle ingovernabili. Solo quest’anno, infatti, sono stati ben 170mila gli ettari di bosco andati a fuoco. Per difendere il bosco italiano occorre creare le condizioni – rileva Coldiretti – affinché si contrasti l’allontanamento dalle campagne e si valorizzino quelle funzioni di sorveglianza, manutenzione e gestione del territorio svolte dagli imprenditori agricoli. Un’opportunità può arrivare dall’aumento del prelievo del legname dai boschi con lo sviluppo di filiere sostenibili in grado di tutelare l’ambiente e creare occupazione, dato che l’Italia importa dall’estero più dell’80% del legno necessario ad alimentare l’industria del mobile, della carta o del riscaldamento.
A preoccupare, però, è anche la pesante crisi del frutteto italiano, perché negli ultimi venti anni è sparita quasi una pianta da frutto su quattro, con un gravissimo danno produttivo e ambientale. Non a caso, recenti studi hanno sottolineato il ruolo positivo della frutticoltura nella tutela dell’ambiente proprio per la capacità di catturare CO2.