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Tornati a teatro e al ristorante

Tornati a teatro e al ristorante

L’anno scorso, in Italia, ha partecipato ad almeno uno spettacolo o intrattenimento fuori casa il 49,5% delle persone di 6 anni e più. La quota è superiore di 28,4 punti percentuali a quella del 2021, ma resta comunque su livelli inferiori al periodo prepandemico (64,6% nel 2019). Dal 2020, infatti, le restrizioni nell’accesso ai luoghi della cultura e dell’intrattenimento, disposte ai fini del contenimento della diffusione del Covid-19, hanno inciso notevolmente sulla fruizione della maggior parte delle attività di svago svolte fuori casa.

Lo ha rilevato l’Istat, facendo osservare che nel 2022, diversamente dal biennio 2020-2021, c’è stata una buona ripresa delle varie forme di spettacolo e fruizione culturale, con aumenti che vedono più che raddoppiare la partecipazione.

Gli aumenti più consistenti riguardano la fruizione del teatro che, nel 2022, presenta un valore quattro volte superiore rispetto al 2021. La partecipazione a concerti e il recarsi al cinema, in discoteca e a spettacoli sportivi risulta invece triplicata. Tuttavia, la ripresa registrata si arresta a valori inferiori al 2019 per tutte le forme di intrattenimento.

Tra il 2021 e il 2022 la partecipazione è in ripresa per entrambi i sessi, ma con aumenti superiori tra le donne per musei/mostre e teatro, viceversa per gli uomini aumentano più gli spettacoli sportivi, il cinema e le discoteche. Negli altri tipi di intrattenimento l’aumento è stato pressoché analogo. I giovani fino a 24 anni di età sono in genere più propensi a partecipare a forme di intrattenimento fuori casa: 73,3% contro il 43,7% della popolazione di 25 anni e più.

Nel 2022, il 10,8% delle persone ha incontrato tutti i giorni gli amici, ma la quota si è mantenuta ancora al di sotto del valore del 2019. Andamento simile si osserva per la percentuale di persone che ha visto gli amici almeno una volta a settimana (46,3% contro il 48,1% del 2019).

Dall’analisi territoriale emergono quote più elevate nella frequentazione giornaliera degli amici tra coloro che vivono nelle regioni dell’Italia meridionale e insulare, rispetto a chi vive nel Centro e nel Nord. Nel 2022, infatti, i valori più elevati di frequentazione giornaliera degli amici sono stati rilevati in Calabria, Basilicata e Molise (intorno al 17%) e risultano pari a più del doppio di quanto riscontrato in Piemonte, in Veneto e in Friuli-Venezia Giulia, dove sfiorano l’8%.

Comunque, è ripresa l’abitudine a mangiare fuori casa nel tempo libero: nel 2022 è stata pari all’82,3% la quota di persone di 6 anni e più che ha dichiarato di essersi recata nell’anno almeno una volta a pranzo o cena fuori casa (in trattoria, pizzeria, ristorante, birreria, ecc.), quota decisamente superiore a quella del 2021 (70,7%) e solo leggermente inferiore a quella registrata nel 2019 (83,5%).

Fra l’altro, è diminuito il numero di persone che lo ha fatto solo qualche volta l’anno (dal 39,3% del 2021 al 35,2% del 2022) a favore di quelle che vi si sono recate una o più volte al mese (dal 18,7% al 27,8%), una volta alla settimana (da 9,2% a 13,8%) o più volte alla settimana (da 3,5% a 5,5%). Mangiano fuori casa soprattutto gli adolescenti di 14-19 anni (90,4%) e i giovani di 20-34 anni (92,1%), molto meno la popolazione di 65-74 anni (75,2%) e, soprattutto, di 75 anni e più (55,6%).  La tendenza degli ultimi dieci anni mostra come l’abitudine a mangiare nel tempo libero in ristoranti, birrerie, ecc. sia un’attività diffusa per la maggior parte della popolazione: interessa almeno tre cittadini su quattro. Le regioni con le quote più alte sono il Trentino (86,4%) e l’Emilia- Romagna (86,1%), mentre quelle con le percentuali minori sono la Calabria (72,8%) e la Sardegna (74,4%).

Le disparità più elevate si riscontrano soprattutto rispetto al livello di istruzione posseduto e, come presumibile, al livello delle risorse economiche familiari. Pranza o cena fuori casa il 92,1% dei laureati, l’87,8% dei diplomati, il 79% di quanti hanno solo la licenza media e soltanto il 53,6% tra chi al massimo possiede la licenza elementare. Inoltre, solo il 62% delle persone con risorse economiche ritenute assolutamente insufficienti ha l’abitudine di mangiare fuori, rispetto al 90,6% di coloro che hanno risorse economiche giudicate ottime.

 

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Filiale 3 di Torino: chiusura temporanea per lavori di manutenzione

Filiale 3 di Torino: chiusura temporanea per lavori di manutenzione

Per offrire servizi sempre più all’avanguardia e una filiale più accogliente, la filiale 3 di Torino – Via Pietro Francesco Guala 130 – resterà chiusa per lavori di manutenzione da lunedì 17 aprile fino a giovedì mattina 20 aprile compreso.

In queste date non sarà possibile, per nessun motivo, accedere ai locali della Banca.

Tutta l’operatività verrà temporaneamente trasferita presso la filiale 4 di Torino – Corso Sebastopoli 234 – dove potrai trovare i servizi e la cortesia di sempre.

La filiale 3 di Torino, con la sua nuova veste, riprenderà l’attività giovedì 20 aprile alle ore 14.45.

A partire da venerdì 21 aprile ti aspettiamo, dal lunedì al venerdì, con i seguenti orari: per operazioni di sportello, dalle 8:45 alle 13:30 e per attività di consulenza, dalle 8:45 alle 13:30 e dalle 14:45 alle 16:00.

Per le attività di consulenza è gradito l’accesso su appuntamento.

Il paradosso italiano dell’acqua

Il paradosso italiano dell’acqua

Acqua in Italia, un mare di paradossi. Siamo in piena emergenza siccità anche se il nostro è tra i Paesi più piovosi d’Europa, abbiamo il primato continentale del consumo di acqua (220 litri al giorno per abitante contro la media Ue di 165), ma anche quello degli sprechi; siamo tra quelli che la pagano meno, ma fanno anche meno investimenti. Possiamo vantare di essere stati i più antichi e capaci costruttori di acquedotti al mondo e ora abbiamo il record di condutture colabrodo.

La giornata mondiale dell’acqua celebrata il 22 marzo, ogni anno dal 1992, è stata una nuova occasione per ricordare quanto questa risorsa sia vitale per l’umanità, gli animali, l’agricoltura, l’economia e per aggiornare alcune statistiche relative all’oro blu.

Fra l’altro, l’acqua è fondamentale per 1,5 milioni di imprese agricole, 330 mila aziende manifatturiere idrovore e oltre 9 mila imprese del settore energetico. Una filiera per la quale l’emergenza idrica mette a rischio 320 miliardi di euro.

Rischio che si può evitare con il modello circolare delle cinque R: raccolta, ripristino, riuso, recupero e riduzione. Per esempio, se tutte le abitazioni fossero dotate di contatori idrici intelligenti (oggi lo è solo il 4%, a fronte della media europea del 49%) si potrebbero risparmiare 513 milioni di metri cubi di acqua all’anno, pari al 10% dei consumi idrici civili annuali.
Inoltre, oggi recuperiamo solo l’11% delle acque meteoriche che cadono nel nostro Paese e solo il 4% delle acque reflue è destinato al riutilizzo diretto, a fronte di un potenziale del 23% (per questo l’Italia paga a Bruxelles multe per oltre 180 mila euro al giorno). E potrebbero essere riutilizzati maggiormente anche i fanghi di depurazione, che, attualmente, per il 53,4% sono destinati allo smaltimento.

PRIMI IN EUROPA PER PRELIEVI. Da oltre un ventennio, l’Italia si conferma al primo posto in Europa per la quantità di acqua dolce prelevata per uso potabile da corpi idrici superficiali o sotterranei per impieghi domestici, pubblici, commerciali, artigianali, industriali e agricoli: 9,2 miliardi di metri cubi all’anno, 25,1 milioni al giorno, pari a 422 litri per abitante.
L’85% del prelievo deriva da acque sotterranee (48,9% da pozzo e 35,8% da sorgente), il 16,1% da acque superficiali (9,6% da bacini artificiali) e il restante 0,1% da acque marine o salmastre. Il 26,4% del prelievo annuale avviene tra luglio e settembre. Gli invasi (abbiamo 531 grandi dighe e 26.000 piccole) vengono riempiti per molto meno della loro capienza sia per mancanza di manutenzione dei fondali sia per una incredibile serie di blocchi burocratici.

POTABILIZZAZIONE E DISINFEZIONE. Per garantire la qualità dell’acqua fino ai rubinetti, il 27,9% dei volumi prelevati è sottoposto alla potabilizzazione per la rimozione delle sostanze contaminanti, mentre il restante 72,1% alla disinfezione o non subisce alcun trattamento (i casi di totale assenza di trattamento, però, sono sporadici e generalmente associati a sorgenti di alta quota o a pozzi utilizzati a pieno regime, dove la qualità dell’acqua è buona e immessa direttamente in distribuzione, senza serbatoi di accumulo). L’81,2% del volume d’acqua prelevato è misurato attraverso idonei strumenti, mentre la quantificazione del restante 19,8% è stimata dai gestori delle fonti.
Nelle reti comunali di distribuzione vengono immessi annualmente oltre otto miliardi di metri cubi d’acqua per uso potabile (373 litri al giorno per abitante), volumi che variano molto da regione a regione: si va dai 274 litri giornalieri per abitante in Puglia ai 576 della Valle d’Aosta. Comunque, complessivamente, il volume erogato per usi autorizzati (4,7 miliardi di metri cubi all’anno, 253 litri al giorno per abitante) è il 51% di quello prelevato, a causa delle dispersioni di distribuzione.

LA SPESA MEDIA PER FAMIGLIA. La spesa media di una famiglia per l’acqua potabile è di 177 euro all’anno, per un totale che nel 2022 è stato di 4,5 miliardi. Il 39,6% della spesa è imputabile al servizio di acquedotto, il 29,6% a quello di depurazione e il 12,8% per la fognatura. L’iva pesa per il 9%. La tariffa idrica italiana è di 2,1 euro a metro cubo, la metà di quella francese e il 40% di quella tedesca. A febbraio, però, i prezzi al consumo per la fornitura di acqua sono saliti del 4,2% e altri rincari sono già previsti.

QUANTO COSTA LA DISPERSIONE. Nel 2020, il volume delle perdite idriche nella fase di distribuzione è risultato di 3,4 miliardi di metri cubi, pari a 157 litri al giorno per abitante e al 42,2% dell’acqua immessa in rete (il costo di queste perdite è stimato in quasi 3 miliardi di euro l’anno). Fra l’altro, l’acqua così dispersa soddisferebbe le esigenze idriche di oltre 43 milioni di persone per un anno intero. Anche in questo caso, però, il livello di dispersione varia regionalmente e il minimo (23,9%) si registra in Valle d’Aosta.
Il 60% della rete idrica italiana ha più di 30 anni, il 25% più di mezzo secolo. Per le perdite in fase di distribuzione siamo al quart’ultimo posto tra i Paesi Ue e per quelle lineari all’ultimo. A causa degli investimenti limitati, il tasso di sostituzione delle reti idriche è di 3,8 metri per km all’anno e a questo ritmo sarebbero necessari 250 anni per la loro manutenzione completa.

UNA MAREA DI GESTORI. I gestori dei servizi idrici per uso civile in Italia nel 2020 erano 2.391, dei quali 1.997 (83,5%) costituiti da enti locali e 394 da imprese specializzate. Nel settore della raccolta, trattamento e fornitura di acqua operano 742 imprese, con circa 35 mila addetti e un fatturato annuo di oltre 9 miliardi di euro.
In Italia, la spesa pubblica per la gestione dell’acqua – dall’approvvigionamento al trattamento delle acque reflue – nel 2021 ammontava a 2,2 miliardi, pari a 37 euro per abitante, meno della metà della media Ue. Per recuperare i ritardi è stato calcolato che nei prossimi dieci anni servirebbe fare investimenti per circa 55 miliardi, di cui 35 pubblici.
Ma quelli che il Paese deve affrontare non sono problemi al di là della sua portata. Dal punto di vista finanziario non dovrebbero esserci difficoltà; però, fra l’altro, bisogna superare l’opposizione degli enti locali, che in genere non vogliono dighe, desalinizzatori e nemmeno una gestione efficiente delle società fornitrici dell’acqua.

LE MINERALI. I prelievi nazionali di acque minerali sfiorano i 20 milioni di metri cubi all’anno e sono 173 i comuni che hanno nel proprio territorio almeno un’attività di prelievo di acque minerali, in presenza di poco meno di 300 concessioni minerarie nel Paese, rilasciate dalle istituzioni pubbliche locali. In testa per estrazioni si trova la Lombardia con 3,6 milioni di metri cubi prelevati, seguita dal Piemonte con 3,3 milioni. Tutte e due insieme contano il 34,8% dei prelievi in Italia.

RETE FOGNARIA E DEPURAZIONE. Alla rete fognaria pubblica, indipendentemente dalla disponibilità di trattamento successivo, sono allacciati nove abitanti su dieci (6,7 milioni di residenti non sono allacciati). La maggiore copertura si ha nel Nord Ovest (94,4%), con la Valle d’Aosta che mostra la quota più alta (97,7%). Il valore minimo invece si trova in Sicilia (77,2%).
Gli impianti pubblici di depurazione delle acque reflue urbane sono 18.042 e depurano, in maniera completa o parziale, il 96,3% dei comuni (in 296 il servizio è assente, per un totale di 1,3 milioni di abitanti). Il maggior numero di impianti di depurazione si concentra in Piemonte (22%). In Valle d’Aosta il servizio pubblico di depurazione è attivo in tutti i comuni, come in Alto Adige, Emilia-Romagna e Umbria.

2022 ANNUS HORRIBILIS. Il 2022 è stata l’annus horribilis per il clima italiano, risultando l’anno più caldo e meno piovoso della storia del Paese, con un aumento di 2,7 gradi rispetto alla media 1981-2010 e con 48 millimetri di pioggia in meno rispetto alla media dello stesso periodo.
L’Italia è al primo posto in Europa per estensione del territorio con un tasso di stress idrico superiore all’80% e al secondo per numero di giorni caratterizzati da anomalie climatiche, pari al 36% dell’anno.
Se da un lato si registra una riduzione della frequenza e della quantità di precipitazioni, dall’altro la loro intensità è in aumento. Le piogge intense sono aumentate del 45,4% all’anno negli ultimi 15 anni e gli allagamenti nelle città sono cresciuti annualmente del 27%.
Nel solo settore agricolo, i danni provocati dalla siccità e dai fenomeni meteorologici estremi sono ammontati a sei miliardi di euro nel 2022.
Per la carenza idrica, il 40% della popolazione ha avuto problemi e cinque regioni, fra le quali il Piemonte, hanno dichiarato lo stato di emergenza.
Milano è l’area metropolitana dove cadono in media 1.162 mm/anno di pioggia, mentre a Torino, Firenze e Roma si va dai 900 agli 830 mm, molto più che a Parigi (647 mm), Londra (690 mm) e Berlino (669).

CONTRO GLI SPRECHI. Ognuno di noi utilizza una certa quantità d’acqua ogni giorno per lavarsi, cucinare e pulire l’abitazione. Molta la sprechiamo, magari inconsapevolmente.

Ecco 10 buoni comportamenti (più uno) per una maggiore sostenibilità nell’utilizzo di questa risorsa.

1. Installare i frangigetto ai rubinetti, piccoli e semplici dispositivi dal costo di pochi euro, che consentono di miscelare l’aria e l’acqua in modo da ridurre la quantità di acqua consumata
2. Chiudere il rubinetto mentre ci insaponiamo i capelli con lo shampoo, ci laviamo i denti mentre, ci radiamo
3. Preferire la doccia al bagno
4. Riutilizzare l’acqua quando possibile, per esempio la condensa dei condizionatori per lavare i pavimenti o per il ferro da stiro e quella che avanza dal lavaggio delle verdure per innaffiare le piante sul balcone
5. Moderare l’uso dello scarico del wc, utilizzando una cassetta a doppia pulsantiera, così da selezionare la quantità d’acqua giusta per ogni necessità
6. Riparare le perdite idriche. Un rubinetto che perde, anche se poco, può essere la causa di un grande spreco d’acqua
7. Lavare le verdure dentro un contenitore. Invece di usare l’acqua corrente è meglio riempire un contenitore e lavare le verdure al suo interno
8. Raccogliere l’acqua fredda del rubinetto in attesa di quella calda. Può essere riutilizzata. Basta posizionare una bacinella sotto al rubinetto
9. Usare lavatrice e lavastoviglie sempre a pieno carico. Scegliendo il programma Eco quando possibile. Questo accorgimento aiuta anche a risparmiare energia elettrica
10. Lavare l’automobile usando il secchio. E lavarla solo quando strettamente necessario
10+1. Quando si usa l’acqua, farlo sempre pensando a quanto sia preziosa

 

Fonti: Istat, Confartigianato, Libro Bianco 2023 “Valore Acqua per l’Italia”

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Risultati 2022

Risultati 2022

Il Consiglio di Amministrazione ha approvato i dati economico-finanziari e patrimoniali al 31 dicembre 2022.

La tradizionale strategia di prudenza consente di avere tra le più elevate solidità patrimoniali in Europa.

Cet 1 ratio al 19,2% e forti indicatori di liquidità. Utile netto in deciso incremento a 10,5 mln.

L’Amministratore Delegato e Direttore Generale di Banca del Piemonte Camillo Venesio ha espresso “soddisfazione ed apprezzamento a tutti i collaboratori per i risultati raggiunti in contesti complicati, che confermano il valore della strategia sempre coerente con la sana e prudente gestione. Essa, tra l’altro, implica il non mettere in atto comportamenti che accrescano la redditività di breve periodo a scapito della solidità e liquidità di lungo termine.”

 

Leggi il Comunicato Stampa

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Banche a confronto fra tradizione e innovazione, la sostenibilità è il fattore comune

Banche a confronto fra tradizione e innovazione, la sostenibilità è il fattore comune

Per Banca del Piemonte la sostenibilità è da sempre parte integrante dei valori e della cultura: «Per noi è un percorso evolutivo graduale finalizzato a sviluppare, progressivamente, un’attività solida e sostenibile nel lungo termine. Gli obiettivi di sostenibilità economica, sociale ed ambientale (Esg) sono per noi una sfida ed al contempo un’opportunità da cogliere per promuovere uno sviluppo diffuso della finanza sostenibile. Come banca, ci impegniamo a ridurre il nostro impatto sull’ambiente e a creare una nuova cultura del credito per la realizzazione di un sistema più resiliente e positivo nei confronti della società. Con grande senso di responsabilità, ogni giorno, muoviamo piccoli grandi passi verso un futuro più consapevole, perché solo tutti insieme possiamo fare la differenza» afferma Camillo Venesio, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Banca del Piemonte.

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