Privati, Imprese - 6 Febbraio 2023
Pensioni, Piemonte regione virtuosa
Il Piemonte è tra le regioni virtuose presentando 1,767 milioni di occupati a fronte di 1,736 milioni di pensioni erogate e, perciò, un saldo positivo di 32 mila.
In media nazionale, comunque, si calcolano 267 pensionati ogni 1.000 abitanti; tale valore è più alto per le donne come conseguenza della maggiore speranza di vita
Sono 22,759 milioni le prestazioni del sistema pensionistico italiano vigenti al 31 dicembre 2021, erogate a 16 milioni di titolari, per una spesa di 313 miliardi di euro. Lo ha comunicato l’Inps, precisando che il 90,5% della spesa complessiva (283 miliardi) è destinata alle prestazioni di invalidità, vecchiaia e superstiti (Ivs). In particolare, il 72,6% del totale (227 miliardi) è rivolto al pagamento delle pensioni di vecchiaia e anzianità, il 13,9% alle pensioni ai superstiti (43 miliardi), il 4% a quelle di invalidità (13 miliardi).
Il sistema dei trasferimenti pensionistici impegna ulteriori 25 miliardi per la copertura di 4,4 milioni di prestazioni assistenziali (invalidità civile, accompagnamento, assegni sociali e pensioni di guerra) finanziate dalla fiscalità generale. Alle prestazioni di tipo Ivs e assistenziali si aggiungono 4,1 miliardi erogati a copertura di quasi 700mila rendite dirette e indirette per infortuni sul lavoro e malattie professionali.
Nel 2021 la spesa pensionistica è aumentata di 1,7 punti percentuali rispetto all’anno precedente e ha rappresentato il 17,6% del Pil (era il 18,5% nel 2020 e il 16,7% nel 2019).
Anche il rapporto tra numero di pensionati e occupati risente dell’effetto della crisi sanitaria: è di 714 beneficiari ogni 1.000 lavoratori (717 nel 2020 e 694 nel 2019). Se si considerano solo i titolari di prestazioni previdenziali, il rapporto tra pensionati che hanno versato i contributi e i lavoratori che li versano scende a 624 ogni 1.000 lavoratori.
Anche se di sole 205 mila unità, a livello nazionale il numero delle pensioni erogate agli italiani ha superato la platea costituita dai lavoratori autonomi e dai dipendenti occupati nelle fabbriche, negli uffici e nei negozi (22,554 milioni addetti). La situazione più “squilibrata” si verifica nel Mezzogiorno e, al Nord, in Liguria, dove si contano 665 mila pensioni erogate a fronte di 595 mila occupati.
Il Piemonte è tra le regioni virtuose presentando 1,767 milioni di occupati a fronte di 1,736 milioni di pensioni erogate e, perciò, un saldo positivo di 32 mila. In particolare, ecco i saldi delle singole province: Torino +30 mila (869 mila pensioni e 899 mila occupati), Alessandria -10 mila (rispettivamente 88 mila pensioni e 172 mila occupati), Asti + mille (88 mila e 89 mila), Biella -14 mila (83 mila e 69 mila), Cuneo +29 mila (232 mila e 261 mila), Novara +9 mila (141 mila e 150 mila), Verbania -mille (64 mila e 63 mila), Vercelli -11 mila (76 mila e 65 mila),
In media nazionale, comunque, si calcolano 267 pensionati ogni 1.000 abitanti; tale valore è più alto per le donne come conseguenza della maggiore speranza di vita.
Complessivamente, il 59,1% delle singole prestazioni pensionistiche è di importo inferiore ai 1.000 euro lordi mensili. Però, considerando che il 32,1% dei pensionati riceve più di una prestazione, il reddito pensionistico complessivo – dato dalla somma degli importi delle singole prestazioni – è comunque inferiore a tale soglia per un terzo dei pensionati (32,8%).
Le donne sono la maggioranza sia tra i titolari di pensioni (55%) sia tra i beneficiari (52%), ma gli uomini percepiscono il 56% dei redditi pensionistici. In media, l’importo di una pensione di una donna è più basso rispetto a quello riservato agli uomini per lo stesso tipo di pensione (11mila contro 17mila euro) e i redditi mediani percepiti dalle donne sono inferiori del 28% rispetto a quelli degli uomini (14.529 contro 20.106 euro).
La disuguaglianza di genere è influenzata principalmente dalla minore partecipazione delle donne al mercato del lavoro e spesso da carriere discontinue e quindi da storie contributive più brevi e frammentate, caratterizzate anche da un differenziale retributivo generalmente svantaggioso. Infatti, per una pensione di vecchiaia un uomo percepisce 20mila euro lordi annui e una donna solo 11mila. Ciascun beneficiario di pensione percepisce in media 1,4 prestazioni, anche di diverso tipo. Ma, nel complesso, più di due terzi dei pensionati (67,9%) beneficiano di una sola prestazione.
In media, per l’anno 2021, i pensionati da lavoro che percepiscono anche un reddito da lavoro sono 444 mila, il 13,3% in più rispetto al 2020. L’età media dei pensionati che lavorano è progressivamente cresciuta: il 78,6% ha almeno 65 anni e il 45,4% ne ha almeno 70.
L’Inps stima che in quasi una famiglia su due sia presente almeno un pensionato (oltre 11,8 milioni di nuclei). Per le famiglie con almeno un titolare di pensione, i trasferimenti sociali in favore dei pensionati rappresentano, in media, il 64% del reddito familiare netto disponibile; la quota restante è costituita per il 27,8% da redditi da lavoro e per l’8,3% da altri redditi (primariamente affitti e rendite finanziarie).
Per oltre 7,1 milioni di famiglie (il 60% delle famiglie con pensionati) i trasferimenti pensionistici costituiscono più dei tre quarti del reddito familiare disponibile; nel 24,4% dei casi le stesse prestazioni sono l’unica fonte di reddito (quasi 2,9 milioni di famiglie), mentre per il 25,6% delle famiglie il loro peso non supera la metà delle entrate familiari.