Parlare di rischi gravi, come quello di venire a mancare, non piace a nessuno. Esito? Per paura, fatalismo o disinteresse si rischia di lasciare che persone a noi care ne subiscano le conseguenze. Questa reticenza a confrontarsi con il tema genera una sorta di chiusura, che porta a interpretare il rischio di premorienza come qualcosa di lontano e improbabile. Eppure, come vedremo in questo contributo, si tratta di un tema serio che dovremmo imparare ad osservare, con meno emotività e un pizzico di razionalità in più.
Perché occuparcene: qualche dato
La vita è lunga ma non infinita, e c’è la possibilità che si viva meno di quanto misurato dalle statistiche generali. Secondo l’Istat oggi in Italia le cause di mortalità più frequenti sono le malattie del sistema circolatorio e i tumori, che insieme causano più del 55% dei decessi totali. Non dobbiamo però vivere nella paura, in questo campo la ricerca sta facendo passi da gigante, raggiungendo straordinari successi grazie a nuove tecnologie e trattamenti sempre più mirati ed efficaci.
Gli stili di vita corretti rappresentano un’arma potente, infatti ben il 33% delle morti potrebbe essere evitato modificando i fattori di rischio, facendo prevenzione e aderendo a programmi di screening.
Le conseguenze economiche, diversamente, si affrontano assumendo il controllo sulla propria vita finanziaria.
Lasciare i propri affetti in condizione di bisogno non è ragionevole né dal punto di vista razionale né dal punto di vista emotivo. Inoltre o si decide di mettere ordine alla propria economia anche in casi estremi, o si decide di lasciare dietro di sé fragilità o disordine. È una questione di rispetto, affetto, responsabilità.
E se cambiassimo prospettiva?
Quanta fatica facciamo ad interfacciarci con l’idea di non esserci più? Moltissima…
Il tema è anche culturale. Nel nostro Paese, infatti, la morte è percepita come un evento da rimuovere; in altre culture viene intesa invece come parte naturale del corso della vita e affrontata con più quiete.
Ad esempio per i Maori passato, presente e futuro non sono distinti, ma interconnessi e contigui. “Abbi fiducia del percorso”, è questo l’invito che ci viene fatto, e che, al di là delle comprensibili fatiche, sarebbe bello fare provare a fare nostro. “Whakapapa” è la linea continua che connette ciascuno di noi al suo passato, al suo presente e al futuro.
“Abbi fiducia del percorso, è questo l’invito che ci viene fatto, e che, al di là delle comprensibili fatiche, sarebbe bello fare provare a fare nostro”
In questa prospettiva, il nostro vivere quotidiano comprende ciò che ci è stato insegnato dalla nostra famiglia e prefigura naturalmente la cura e la tutela, anche economica, di ciò che è appena nato o nascerà.
Chi deve proteggersi?
La premorienza, tecnicamente, consiste nella possibilità che la propria durata di vita sia inferiore a quella media, a causa di malattie o infortuni. A differenza di altri rischi, come ad esempio l’invalidità o la mancata autosufficienza, non sempre la “premorienza” genera conseguenze economiche negative. Questo rischio, infatti, deve essere gestito solo da chi ha responsabilità economiche nei confronti di altre persone. Le responsabilità possono essere di diverso tipo: si può, infatti, contribuire al benessere familiare portando a casa lo stipendio, oppure sostenendo in autonomia il pagamento dei debiti o, ancora, accumulando risparmio per il futuro economico dei figli.
“Questo rischio, infatti, deve essere gestito solo da chi ha responsabilità economiche nei confronti di altre persone”
Per capire se per noi è prioritario gestire il rischio di premorienza dobbiamo domandarci: quali sarebbero le conseguenze economiche su chi mi circonda se venissi a mancare?E riuscirebbero a gestirle in autonomia? Se la risposta è negativa, occorre prendere in mano le redini della propria vita economica e proteggersi.
Lo Stato ci aiuta? Ni.
In Italia sono previsti dei supporti pubblici che vengono in aiuto nel caso in cui una persona venga a mancare. Queste prestazioni, tuttavia, sono mediamente esigue (751€ lordi mensili per le donne e 467€ lordi mensili per gli uomini) e non riguardano l’intera popolazione ma solo i superstiti di un lavoratore attivo o di un pensionato.
Più concretamente, ci sono due tipi di prestazione pubblica “superstiti”, che si chiamano pensione indiretta e pensione di reversibilità. La prima è riservata ai familiari di un lavoratore, la seconda ai familiari di un pensionato. Se la premorienza non riguarda un lavoratore o un pensionato, non sono previsti supporti pensionistici pubblici.
Per avere diritto all’assegno occorre inoltre disporre di precisi requisiti: la pensione ai superstiti spetta, ad esempio, al coniuge o convivente (se unito civilmente) e ai figli, con alcune limitazioni relative all’età e allo stato di salute, e non ad altri soggetti vicini. Occorre poi aver contribuito per un certo numero di anni e con continuità.
Il consiglio è quello di non dare mai per scontato nulla e verificare, ad esempio attraverso il sito dell’INPS, se abbiamo i requisiti per entrare in possesso della pensione, oppure no. Questa informazione è essenziale per poter decidere, consapevolmente, se e come agire.
Solidi e capaci di fronte ai rischi
Per proteggere le persone a cui teniamo nel caso in cui venissimo a mancare, dobbiamo innanzitutto simulare “cosa accadrebbe se…” e così capire quale è il grado di resilienza che siamo in grado di sviluppare.
I passi per comprendere la nostra stabilità sono tre.
La prima cosa da fare è definire una situazione-obiettivo di stabilità, facendosi un’idea dei costi che i nostri affetti dovrebbero sostenere in caso di improvvisa mancanza del nostro reddito. Il secondo passaggio è quello di fare l’inventario di tutte le risorse economiche sulle quali potrebbero contare i nostri cari in caso di premorienza, con una particolare cura per quelle periodiche/mensili. Oltre all’eventuale supporto dell’INPS, potremmo ad esempio disporre di un supporto economico offerto dal piano di welfare aziendale dell’impresa con cui collaboriamo. Il terzo step prevede di confrontare il nostro obiettivo di protezione con i supporti pubblici e privati a disposizione, verificando quanta parte delle necessità economiche è coperta e quanta no.
“Per proteggere le persone a cui teniamo, dobbiamo innanzitutto simulare “cosa accadrebbe se…” e così capire quale è il nostro grado di resilienza”
Se ci sono delle distanze tra ciò che ci servirebbe e quello che avremmo a disposizione, è bene confrontarsi con il proprio consulente per comprendere come minimizzare, in tutto o in parte, il rischio di non poter far fronte a un evento così rilevante in termini emotivi ed economici.
Conclusione
Il rischio di premorienza non è tema che si affronta a cuor leggero, eppure trascurarlo potrebbe avere effetti ben peggiori. Assumere innanzitutto consapevolezza e quindi agire per gestirne le conseguenze è essenziale. Dopotutto la consapevolezza è la nostra prima, grande, forma di tutela.
Il matrimonio è un’istituzione in continua evoluzione, che riflette i cambiamenti sociali, culturali e economici. Se da un lato l’amore rimane il fondamento principale di una relazione matrimoniale, dall’altro le motivazioni, le forme e i significati del matrimonio si sono modificati, offrendo una maggiore libertà di scelta e personalizzazione. Una nuova vita insieme richiede molte attenzioni, anche economiche.
Qualche dato sui matrimoni
Il numero di matrimoni celebrati in Italia negli ultimi anni è in continuo calo. Nel 2023 sono stati celebrati in Italia 184.207 matrimoni, erano 194.057 nel 2013. I motivi del calo sono numerosi, aumentano, ad esempio, le libere unioni che negli ultimi 20 anni sono più che triplicate (da circa 440mila a più di 1 milione e 600mila), (Report matrimoni, unioni, separazioni, Istat 2024). Negli ultimi decenni, inoltre, la bassa fecondità sta producendo un effetto strutturale negativo sui matrimoni. Man mano che le generazioni più giovani, meno numerose di quelle dei genitori, entrano nella fase adulta della vita si riduce la numerosità della popolazione in età da matrimonio e, di conseguenza cala il numero assoluto di nozze. Ci si sposa sempre più tardi e, spesso, dopo un periodo convivenza: la tendenza al rinvio porta l’età media alle prime nozze a 34,7 anni per gli uomini e a 32,7 anni per le donne (Report matrimoni, unioni, separazioni, Istat 2024).
Il matrimonio continua comunque ad essere una scelta importante che viene fatta da molte coppie, seppur in modo differente rispetto al secolo scorso. L’inizio di una vita insieme richiede cura ed attenzione, anche economica, per mettere fondamenta solide ad un rapporto sano e duraturo.
Economia e matrimonio: un binomio importante
La scelta di condividere la propria vita con un’altra persona “finché morte non ci separi” genera responsabilità affettive ed economiche non indifferenti. I problemi economici possono infatti essere una sfida importante per le nuove coppie e possono innescare tensioni e conflitti che mettono a dura prova il legame. Ciascuno di noi ha un proprio rapporto con il denaro, influenzato dalla propria educazione, dalle esperienze passate e dai valori personali. Questo può portare a interpretazioni diverse sulla gestione del budget familiare, sugli acquisti, sulla gestione dei debiti, sugli investimenti e sulla pianificazione del futuro. La preoccupazione per i soldi, i debiti e la stabilità familiare possono inoltre generare stress e frustrazione, minando la serenità della coppia. Conoscere i tempi, i costi, le priorità del progetto matrimonio e le dinamiche economiche di una nuova vita insieme è dunque essenziale e prioritario per tutti colori che stanno per sposarsi.
“I problemi economici possono infatti essere una sfida importante per le nuove coppie e possono innescare tensioni e conflitti che mettono a dura prova il legame.”
Con un approccio costruttivo e una buona consapevolezza sulle sfide economiche di una famiglia neo formata, è possibile superare le difficoltà e rafforzare il legame affettivo.
Responsabilità affettive ed economiche
Il matrimonio è per molti un momento chiave della vita adulta. Alcuni lo sognano sin da piccoli, per molti è una tradizione irrinunciabile, per altri una festa da non dimenticare. Sposarsi ha quindi un costo, più o meno importante in funzione delle aspettative. Secondo l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, nel 2024 il costo totale di un matrimonio tradizionale con 100 invitati può oscillare tra 44.806,40 € ed 101.158,40 €. In media quasi il 40% del budget viene destinato alla location, al cibo e alla musica. Gli abiti degli sposi rappresentano circa il 16% del totale, mentre il viaggio di nozze assorbe il 14%. Al di là dei costi relativi al giorno delle nozze, il matrimonio richiede una nuova impostazione economica familiare. La vita di coppia porta infatti con sé obiettivi di vita comuni, familiari, presenti e futuri che possono andare dall’acquisto della casa, alla scelta dei viaggi da fare insieme, al desiderio di avere e far crescere un figlio, e così via. Sposarsi significa inoltre condividere (quasi) tutto e supportarsi a vicenda nel caso in cui capitasse qualcosa di difficile, come una malattia o un incidente.
È importante quindi non solo definire gli obiettivi familiari, ma anche pianificare la sicurezza finanziaria, valutando i rischi e garantendo una protezione economica reciproca.
Economicamente autonomi, felici e più uniti
Una coppia è comunque l’insieme di due persone. Un prerequisito fondamentale per un matrimonio duraturo è quello di far sì che ciascun membro della coppia possa contare su una propria autonomia economica, presente e futura. Questo significa assicurarsi un proprio reddito (da lavoro e pensionistico) e un conto corrente personale per affrontare al meglio gli imprevisti e preservare l’autonomia finanziaria di ciascuno. La mancanza di fonti di reddito individuali, infatti, rende più fragili di fronte agli imprevisti e meno capaci di reagire a eventuali emergenze o crisi improvvise, come ad esempio una separazione, un licenziamento, una malattia, una vedovanza.
“La mancanza di fonti di reddito individuali, infatti, rende più fragili di fronte agli imprevisti e meno capaci di reagire a eventuali emergenze o crisi improvvise, come ad esempio una separazione, un licenziamento, una malattia, una vedovanza.”
La contemporaneità è piena di eventi inattesi e richiede che ciascun individuo sia capace di affrontare l’imprevisto in autonomia disponendo di risorse economiche sufficienti e personali.
Sviluppare progettualità comuni
Gli esseri umani sono fantastici nella loro capacità di sognare, di pianificare in anticipo e di guardare al futuro; sono proprio i progetti a trainare positivamente verso il futuro, a far affrontare i momenti più difficili, a rafforzare e a tenere unite le coppie. I progetti sono il vero motore di una coppia e devono essere continuamente immaginati e alimentati. Il primo consiglio è quindi quello di immaginare il proprio futuro insieme individuando obiettivi di vita comuni, descrivendoli con cura, affiancando ad ognuno un tempo, delle risorse economiche e una priorità.
La fiducia nel futuro richiede un approccio immaginativo e la predisposizione positiva verso il futuro. L’immaginazione si attiva ponendosi delle domande: e allora proviamo a chiederci … come saremo insieme tra 5, 10, 20 anni e che bisogni e desideri avremo?
In sintesi, che fare?
Scegliere di sposarsi e di dare vita ad un percorso insieme ad un’altra persona è un passo importante che richiede slancio emotivo, ma anche metodo e pianificazione economica. I passi da compiere (insieme) sono semplici. Innanzitutto si parte individuando «obiettivi comuni» con il partner. Il passo successivo è quello di dedicare attenzione al conto economico familiare, definendo con precisione entrate e uscite, i beni, i debiti, la ricchezza familiare. A questo punto occorrerà riorganizzare le spese in modo da poter risparmiare per gli obiettivi comuni e avviare insieme al partner un’attività di budgeting. Ricordiamoci poi di stimare con cura le entrate (assistenziali, pensionistiche e non) su cui singolarmente si potrà contare in caso di necessità e le uscite a cui si potrebbe dover far fronte. Infine, non dobbiamo dimenticarci di individuare le soluzioni coerenti con le necessità di protezione di tutti i membri della famiglia in caso di eventi imprevisti come ad esempio una malattia o un decesso.
“Scegliere di sposarsi e di dare vita ad un percorso insieme ad un’altra persona è un passo importante che richiede slancio emotivo, ma anche metodo e pianificazione economica.”
La pianificazione è come un viaggio, si parte da una meta.
E se qualcosa andasse storto…?
“E vissero per sempre felici e contenti”. Ognuno di noi cerca il lieto fine, spesso però le cose vanno diversamente e il finale cambia. Se un tempo separarsi era considerato un evento poco accettabile e tutto sommato raro, oggi le cose sono molto cambiate e separarsi non è più un tabù. Forse anche per questo, aumentano notevolmente le coppie che scelgono il regime di separazione dei beni e che, in caso di divorzio, rientrano interamente in possesso dei propri averi.
A fronte di 184.207 matrimoni, nel 2023 le separazioni sono state complessivamente 82.392, mentre i divorzi 79.875. (Report matrimoni, unioni, separazioni, Istat 2024). La fine di un’unione può capitare anche tra gli sposi “senior” (le separazioni con almeno uno sposo ultrasessantenne sono infatti quasi raddoppiate nel giro di dieci anni).
“Ognuno di noi cerca il lieto fine, spesso però le cose vanno diversamente e il finale cambia.”
La fine di un’unione è un momento faticoso che può portare a scelte irrazionali, a discapito della stabilità economica presente-futura degli ex coniugi.
Affrontare una separazione: alcuni consigli
Se di certo non possiamo prevedere se e quando ci separeremo, possiamo però attrezzarci per non farci trovare impreparati. La prima cosa da fare è crearci una riserva economica finalizzata a coprire i consumi personali in caso di bisogno. Fatto questo, occorre comprendere gli impatti di questo evento sul proprio equilibrio economico. Il divorzio richiede infatti di ridefinire i legami finanziari che possono comprendere conti correnti, investimenti comuni, piani pensionistici, immobili e altre proprietà definite durante il matrimonio. Il consiglio è inoltre quello di aggiornare le proprie volontà e di fare attenzione ai nuovi beneficiari (di polizze assicurative, pensionistiche o lasciti testamentari) e alla modifica di importi e necessità.
“Se di certo non possiamo prevedere se e quando ci separeremo, possiamo però attrezzarci per non trovarci impreparati ”
Sciogliere il proprio matrimonio non è mai una scelta facile; l’auspicio è che, qualunque cosa si scelga di fare, venga fatta con attenzione, calma e consapevolezza finanziaria.
Conclusioni
Inaugurare una nuova vita insieme significa prendersi cura di un nuovo sé e dare spazio a nuove progettualità comuni. I progetti sono il vero motore di una coppia e devono essere continuamente immaginati e alimentati. La coppia è comunque il luogo di unione di due persone e ciascuno deve essere sempre in grado di cavarsela, qualunque cosa accada.
Ci sono, nella vita, cose alle quali non vogliamo pensare ma che possono succedere. Li chiamiamo imprevisti, rischi, o semplicemente sfortune ma fanno parte delle possibilità e per questo andrebbero tenute in conto. Uno dei rischi più sottovalutato è la disabilità fisica, mentale, intellettiva, o sensoriale, che può ostacolare la partecipazione nei diversi contesti di vita su basi di uguaglianza con gli altri. Non poter più cavarsela da soli, guadagnare o essere autonomi scuote la propria vita e quella di chi ci sta a fianco. Per questo, vale la pena di simularne gli esiti e prevenirne le conseguenze.
Perché occuparcene: qualche dato
Secondo l’Istat a fine 2023, in Italia, su una popolazione di circa 58 milioni e mezzo di persone, 2.904.000 vivono in condizione di limitazioni gravi nelle attività abitualmente svolte. Siamo vicini al 5% dell’intera popolazione. Altre 9.487.000 persone fronteggiano limitazioni, seppure non gravi. L’età media di chi ha maggiori difficoltà di salute è intorno ai 67 anni. Il dato medio, tuttavia, non evidenzia la diffusione del fenomeno per ogni fascia di età. Gli studenti con disabilità nelle scuole, ad esempio, sono più di 316 mila, e questo ci dice che la disabilità è più diffusa di quanto non appaia camminando per le strade delle nostre città. Non a caso, il numero di persone che percepisce una pensione di inabilità è davvero significativo, ed è pari a 4.326.519.
Troppo spesso confondiamo il nostro osservatorio con il mondo intero. Ci sono tuttavia questioni di scarsa visibilità pubblica e che per questo sono troppo spesso sottovalutate.
Oltre i dati, le necessità e i pensieri
L’arrivo di una condizione di disabilità, specie se improvviso, mette in crisi tutta la vita personale e familiare e quasi sempre ci trova impreparati. La parola che definisce chi si occupa di una persona disabile è caregiver, colui o colei che dà cura. La narrazione più comune mette questo compito in capo alle badanti, che si stima siano circa un milione. La realtà, tuttavia, è molto diversa e ci dice che in Italia in media il 17,4% della popolazione (oltre 8,5 milioni di persone) è impegnata come caregiver e si occupa di assistere chi ne ha bisogno. Quasi 7,3 milioni tra questi, in genere donne, si occupa dei propri familiari. La maggior parte (53,4%) dei caregiver dedica fino a un’ora e mezza al giorno a questa attività, altri (25,1%) vi dedicano fino a 3 ore al giorno (fonte: Quotidiano Sanità su dati Istat).
La presa in carico di una disabilità coinvolge tutta la sfera familiare ed affettiva. Per questo, il tema della disabilità va affrontato nelle sue ripercussioni economiche ma anche in quelle affettive, per evitare che una propria condizione diventi il perno attorno al quale si annullino le traiettorie temporali e lavorative di chi ci sta a fianco.
I costi della salute e della sanità
Oggi buona parte della spesa per il welfare è a carico diretto delle famiglie, che sostengono “di tasca propria” il 22% della spesa sanitaria, e il 71% di quella assistenziale per la cura dei figli e, soprattutto, degli anziani. Il solo costo di un infermiere professionale privato a domicilio supera i 22 euro l’ora, e può arrivare fino a 100 euro l’ora (fonte: Cup Solidale). Ipotizzando il costo minimo, la tariffa feriale ed un impegno di sole 2 ore al giorno, questo significa quasi 1.000 euro al mese, da confrontare con l’importo medio mensile delle pensioni di invalidità in pagamento, che non raggiunge i 900 euro al mese per dipendenti e commercianti. Laddove si debba decidere per una residenza sanitaria assistenziale, il costo medio nell’Italia meridionale è di circa 1.500 euro al mese, e può raggiungere i 4.000 per le Case di Riposo nel nord Italia. La degenza media è di 12 mesi, ma in alcuni casi (ad esempio Alzheimer), il supporto può durare anni. Ne deriva l’inadeguatezza dell’assistenza pubblica, che tra sussidi e servizi non copre neppure le sole necessità minime di supporto (fonte: 7 – Corriere della sera).
Nel ventesimo secolo l’assistenza pubblica si prendeva in carico le fragilità dei cittadini, oggi questo percorso ha preso la direzione inversa, e molte delle necessità di cura e di spesa ricadono sulle famiglie. Bisogna, di conseguenza, essere attenti e verificare la propria resilienza nel caso di situazioni estreme, adottando i comportamenti più tutelanti per sé e gli altri.
Gli impatti sui tempi di vita
I dati, per quanto importanti, rischiano spesso di diventare asettici e impersonali. La disabilità, tuttavia, è qualcosa di molto concreto, che riguarda la relazione, spesso dolorosa, tra persone che si vogliono bene. Ridurre il rischio di non poter vivere dignitosamente è una priorità per tutti, ed assume un peso importante per chi è single o non può contare su reti di protezione familiare. Per chi invece ha dei figli o compagni di vita, tuttavia, è bene pensare che una disabilità improvvisa può spezzare la quotidianità di chi dovrà prestare assistenza, far sparire i progetti futuri, mettere fine alla spensieratezza che ogni vita merita. L’esperienza dei caregiver, infatti, ci racconta di momenti spesso bui, fatti di solitudini, di privazioni affettive ed economiche a cui non ci si può sottrarre, per affetto e per responsabilità. Anche per questo, è necessario porre in atto, da subito, soluzioni economiche che tutelino noi e chi ci sta a fianco.
“Anche per questo, è necessario porre in atto, da subito, soluzioni economiche che tutelino noi e chi ci sta a fianco.”
Se siamo soli, dobbiamo farci carico direttamente delle nostre condizioni di vita, anche in situazioni estreme. Se ci sono persone che vivono con noi, proteggerci dalle disabilità significa proteggere anche loro, e prevenire situazioni che possono essere gestite per tempo, grazie a un pensiero preventivo.
Progettare la protezione: pubblico, privato, associativo
Cosa accadrebbe se…? Il confronto con i propri rischi parte da questa domanda. In primo luogo, dovremmo capire se siamo pronti ad affrontare sfide tanto impegnative. Questo implica confrontare le spese ipotizzate con i propri ricavi ma anche, ad esempio, valutare i costi della rimozione delle barriere architettoniche, dell’eventuale allargamento delle porte, del rifacimento dei servizi igienici, di sistemi di videosorveglianza e così via. Una ricognizione sui sistemi di assistenza pubblici, privati e di terzo settore, aiuta ad avere una misura del problema. In ogni caso, e come sempre, è necessario un confronto con chi, professionalmente, può aiutarci nella prevenzione e nella gestione di eventi rischiosi ed inattesi. Perché allora, non lo facciamo? Certo non siamo stati informati o educati, da giovani, a fronteggiare le diverse situazioni che possono verificarsi in una vita. Oggi, però, la quantità di informazioni e di supporti rende la disattenzione una scelta, e non più una necessità. C’è di che riflettere.
“In ogni caso, e come sempre, è necessario un confronto con chi, professionalmente, può aiutarci nella prevenzione e nella gestione di eventi rischiosi ed inattesi”
La nostra vita richiede controllo, prevenzione, gestione e progettualità. Che ci piaccia o no, molti dei temi demografici, finanziari, economici richiedono conoscenza, consapevolezza, decisioni e scelte. Il primo risultato dell’avere controllo è dormire meglio. Il secondo è gestire e non subire ogni evenienza.
Conclusione
Ci sono rischi visibili ed evidenti ed altri che si vedono meno, perché spesso sono confinati tra le pareti domestiche o in luoghi separati. Non poter lavorare, rischiare di non essere autonomi o di vivere una vita non dignitosa per gravi motivi di salute è un rischio che riguarda tutti, uomini e donne poveri e ricchi, giovani ed anziani. Imparare a prevenire è gestire anche questo tipo di situazioni prima che si verifichino è un diritto per gli altri e un dovere per noi.
La casa rappresenta la capanna, il rifugio, la dimora in cui vivere. La parola ha un significato profondo, esprime un concetto di luogo affettivo e personale. La casa ha un valore sociale, oltre che economico, che rimane altissimo per tutte le persone. E’ il luogo della riflessione, della relazione intima, della sicurezza. Quando compriamo o vendiamo una casa, compriamo o vendiamo una parte di noi stessi e della nostra famiglia.
Cercasi casa disperatamente
Le famiglie italiane, è risaputo, privilegiano la proprietà della casa in cui vivono. In Europa, siamo quelli che maggiormente prediligono il possesso. In Germania e Francia, la preferenza si divide equamente tra affitto ed acquisto mentre nei paesi nordici, l’affitto è la soluzione principale.
Ma dietro ad un aspetto puramente economico, c’è molto di più. Per tutti il concetto di “casa” ha principalmente una connotazione psicologica. La casa è il luogo dove viviamo, dove gli amici ci trovano, dove mettiamo le nostre radici, dove stabiliamo connessioni profonde, dove ci nutriamo e ci riposiamo. Quindi che sia affitto, condivisione o proprietà, la casa è il luogo per eccellenza dove noi cresciamo noi stessi e i nostri cari.
In Italia, l’acquisto della casa risulta essere una tappa fondamentale nel progetto di vita degli italiani. Possedere la propria casa è principalmente condizione di sicurezza e stabilità. E molti di noi intendono passare la propria casa ai propri figli e nipoti. Per qualcun altro è un modo di esprimere la propria personalità.
In un contesto di incertezze economiche e di profonda importanza delle relazioni familiari, l’acquisto di una casa è visto come uno dei principali traguardi della vita e una fonte di sicurezza sia economica che emotiva. La casa è fatta da quattro mura che racchiudono le persone giuste.
Cosa significa possedere una casa
Comprare casa a Palermo o Milano, può richiedere da 8 a 46 volte uno stipendio medio di un lavoratore dipendente a tempo pieno (Fonte Elaborazione Progetica 2024). La variabilità sul territorio italiano è enorme e passa dalla più esosa Milano alla più economica Palermo. Comprare una casa di 117metri quadrati a Roma richiede 23 volte lo stipendio medio, mentre a Torino “bastano” 17 anni a parità di stipendio (Fonte: elaborazione Progetica 2024).
Ma oltre al costo di acquisto, su cui ci si sofferma spesso a ragion veduta, avere una casa, significa anche manutenerla. In media si suggerisce di rinfrescare le pareti ogni 5/7 anni, così come l’aggiornamento di impianti (ogni 10 anni), gli infissi (ogni 2 anni) e i miglioramenti termici (ogni 10 anni).
Gli elettrodomestici in media durano una decina di anni, fortunato chi arriva a 15 o 20. Questo significa che prima la lavatrice, poi la lavastoviglie, il frigorifero, la caldaia o sistema di condizionamento, necessitano di un rinnovo da prevedere in termini di spesa. Nulla di particolare basta un po’ di programmazione.
E poi ci sono spese fisse a carico di chi risiede in una casa, come le tasse annuali sui rifiuti (in media 320 euro all’anno), sugli apparecchi audiovisivi (90€ annui) ed infine la TASI (illuminazione pubblica e strade). E poi ci sono le più note, spese condominiali e utenze.
“Comprare una casa di 117metri quadrati a Roma richiede 23 volte lo stipendio medio, mentre a Torino “bastano” 17 anni a parità di stipendio”
Fonte: Elaborazione Progetica 2024
Possedere una casa richiede un’analisi del costo di acquisto in relazione alle proprie possibilità e una valutazione dei costi di mantenimento. Affrontare con razionalità questi temi permette di assumere consapevolezza e quindi gestire in modo intelligente le uscite che ne derivano.
Scegliere casa con il cuore e con il cervello
Prima di scegliere la casa più “grande” o più “bella”, è utile pensare alle funzionalità perché ogni opzione impatta sui costi che andremo a sostenere. Una casa grande significa grandi spese.
In particolar modo, sarà utile ragionare sulla vita che andremo a condurre nella futura casa: parcheggiare l’auto più o meno comodamente, piantare un alberello d’arredo o un orto, avere uno spazio esterno ma coperto, raggiungere il posto di lavoro più o meno rapidamente, fare spesa con o senza auto, per fare alcuni esempi determinanti.
E’ utile quindi soffermarsi a bilanciare ogni scelta e fissare delle priorità presenti e future per sé e per la propria famiglia.
“E’ utile soffermarsi a bilanciare ogni scelta e fissare delle priorità presenti e future per sé e per la propria famiglia.”
La scelta della casa va ponderata con cura, non solo selezionando quella più bella, ben tenuta o con grandi potenziali ma quella più funzionale rispetto al tipo di vita che conduciamo e che faremo in futuro e con chi.
Acquisto si o acquisto no?
La fascia di età più attiva sulla scelta di una casa è quella compresa tra i 30 e i 45 anni. E l’acquisto come prima casa coinvolge il 50% delle compravendite (Fonte: Federproprietà 2023).
Ma prima di acquistare dobbiamo sapere che ci sono diverse alternative all’acquisto diretto che possono soddisfare diverse esigenze e situazioni finanziarie. Dall’affitto tradizionale al leasing immobiliare, dal comodato d’uso al co-housing, ogni opzione presenta vantaggi e svantaggi che devono essere attentamente valutati in base alle proprie esigenze di vita, disponibilità economica e obiettivi a lungo termine. Perché acquistare significa pagare una cifra importante, non solo per il prezzo richiesto dal venditore, ma anche per le spese necessarie per entrare in possesso.
Iva (se comprata da un costruttore), Tasse, Notaio, Agenzia immobiliare fanno lievitare il costo totale fino al 5%. Ci sembrano piccole cifre perché le rapportiamo al prezzo della casa, ma sommate, spostano il budget famigliare e spesso creano un problema di liquidità. Quindi taccuino alla mano, o smartphone, e facciamo due conti prima di procedere all’acquisto.
Se abbiamo individuato l’immobile è sempre utile fare una serie di verifiche, da quelle più semplici a quelle meno emozionanti.
Comprare casa significa sostenere non solo il prezzo di vendita ma anche le spese correlate per la compravendita. Ponderiamo sempre le alternative all’acquisto, che non è l’unica soluzione. Verifichiamo attentamente tutti gli aspetti inerenti la casa, da quelli di contesto a quelli amministrativi.
Vendo casa, astenersi perditempo
Vendere casa è un momento sempre molto complicato. Ci si può trovare a vendere per migliorare la propria situazione abitativa oppure per ridurre il carico di spesa. Ci si può trovare a vendere una casa ereditata o non più utilizzata dalla famiglia, oppure perché ci sono urgenze economiche importanti come un grave imprevisto. La prima ragione per gli italiani è l’arrivo di un figlio che fa cambiare le esigenze di spazio (45% dei casi). E comunque un italiano su 3 cambia casa almeno una volta ogni cinque anni (Fonte: Ipsos 2024).
Quando si vende le attese sul ricavo sono sempre alte e nella maggior parte dei casi disattese. Quindi la prima cosa da fare è una buona valutazione, cioè supportata da persone esperte in grado di valutare il momento di mercato, il contesto e lo stato del bene immobile. Non a caso il 60% di coloro che hanno concluso la vendita lo ha fatto tramite un agente immobiliare.
“La prima ragione di cambiamento della casa, è l’arrivo di un figlio che fa cambiare le esigenze di spazio”
Definire un prezzo di vendita, significa dare un valore congruo alla propria casa. L’aiuto di un esperto per la valutazione è fondamentale per la riuscita dell’operazione in tempi ragionevoli.
Come prepararsi alla vendita?
Un modo responsabile di preparare la vendita è quello di curare i seguenti aspetti:
– Garantire per la cosa venduta lato urbanistico e catastale
– Garantire l’assenza di ipoteche, trascrizioni e diritti di terzi
– Fornire i documenti necessari per mutuo del compratore e rogito
– Prestare garanzia da evizione e vizi occulti
– Pagare le tasse, se dovute
– Rispettare gli obblighi di custodia e consegna
– Saldare condominio ed utenze
– Programmare il trasloco
Non diamo per scontato che sia tutto di immediata esecuzione, soprattutto per gli immobili meno recenti. Teniamo presente che secondo il Dipartimento Unità per l’efficienza energetica, oltre il 60% degli immobili è stato costruito prima del 1976. Portare a termine queste attività, eviterà che il compratore si ritiri dalla negoziazione o che eserciti diritti dopo la vendita.
Infine, non dimentichiamo di pianificare il trasloco. Perché oltre ad avere un costo che varia da 800€ a 2.600€, è una delle attività più stressanti per le persone, sia per l’instabilità che si genera in quei giorni che per la complessità organizzativa da gestire.
Immaginiamo la vendita come il momento in cui incasseremo l’assegno ma quel momento va preparato per evitare che si creino spiacevoli ripensamenti nel compratore o allungamenti nei tempi di conclusione dell’atto.
Conclusione
La casa è uno dei principali obiettivi di vita delle persone. La casa risponde ad esigenze di protezione e sicurezza. L’esigenza di acquistare non può più essere considerata, come nei decenni passati, una necessità personale e contemporaneamente un buon investimento. Comprare casa per soddisfare un bisogno abitativo significa prendere in considerazione aspetti economici, di gusto e temifunzionali.
Un bambino di 100 anni fa poteva facilmente immaginare come sarebbe stato il suo futuro: gli bastava osservare suo padre, il lavoro che svolgeva, gli strumenti che utilizzava e immaginarsi alla sua età. Terminati gli studi si cominciava a lavorare subito e a mettere da parte il primo stipendio. Nel frattempo, ci si sposava, si diventava mamme e papà, con i risparmi accumulati si comperava casa e si continuava a lavorare senza particolari interruzioni fino al momento della pensione.
Oggi quel corso di vita è popolato da eventi, alcuni noti, altri completamente nuovi, che si presentano in maniera talvolta ricorrente, ad età diverse, portando con sé sfide inattese. In questa puntata accenderemo la luce su alcuni eventi selezionati che, insieme a molte altre fasi di vita, approfondiremo nelle prossime puntate!
Casa dolce casa
Circa il 70% degli italiani è proprietario dell’abitazione in cui vive. Comprare casa è una delle operazioni economiche più importanti della nostra vita, un momento emozionante che ci impegnerà per lungo tempo. La casa non è solo il luogo che ci dà riparo, rappresenta anche il nostro modo di essere e il modo che abbiamo di relazionarci con gli altri. Se un tempo il pagamento di un mutuo veniva affrontato con maggiore tranquillità per via di entrate mediamente più costanti, oggi l’incertezza che ci avvolge rischia di renderci più timorosi… Come abbiamo visto in precedenza, le nostre esigenze evolvono nel tempo, e con loro anche la nostra casa ci seguirà in questi cambiamenti. Potrebbe arrivare il momento di trovarne una nuova, aggiornarla, modificarla, ristrutturarla. Saremo pronti e capaci di farlo?
“La casa non è solo il luogo che ci dà riparo, rappresenta anche il nostro modo di essere e il modo che abbiamo di relazionarci con gli altri”
L’acquisto e il mantenimento di una casa include costi evidenti ed altri meno noti che spesso tendiamo a trascurare. Per poter gestire in sicurezza impegni economici tanto importanti, servono stime e valutazioni accurate.
Essere genitore oggi
L’arrivo di un figlio capovolge la nostra vita: tutto assume una nuova luce, cambiano le esigenze economiche e si modificano i consumi di tutta la famiglia. L’arrivo di un bambino genera infatti costi immediati (spese sanitarie in gravidanza, passeggino, lettino, vestiti, etc…), e costi legati alla crescita e al raggiungimento dell’autonomia economica che avviene mediamente dopo i 30 anni. Mantenere un bambino fino a 18 anni costa in media 9,7 anni di reddito di un genitore: un costo per nulla irrisorio. Le spese però non finiscono qui: un buon futuro passa infatti anche attraverso una buona formazione scolastica. Se si sceglie un percorso universitario, ad esempio, oltre ai costi per l’iscrizione che rappresentano una voce rilevante, occorre considerare il costo dell’affitto, dei libri, delle spese per alimentazione e dei trasporti. Se poi la scelta ricade su un master, magari all’estero, ecco che le uscite aumentano ulteriormente.
La responsabilità nei confronti dei figli non termina con l’uscita di casa e il raggiungimento dell’autonomia economica, ma può proseguire oltre, fino a quando ce ne sarà bisogno. Una buona educazione finanziaria ci aiuta a pianificare i costi per tempo e a costruire un piano coerente con i nostri desideri.
E vissero per sempre felici e contenti…?
Nel 2023 in Italia sono stati celebrati 184.207 matrimoni. Lo stesso anno si sono registrati 162.207 tra divorzi e separazioni. Se un tempo la fine di una unione matrimoniale era cosa assai rara, oggi pare essere diventata un evento molto frequente. Il 15% delle separazioni avviene dopo i 65 anni, quando i figli escono di casa e ci si trova senza progettualità comuni. Quando un’unione finisce, reddito e patrimonio diminuiscono, spesso si dimezzano, mentre le spese tendono ad aumentare: vivere da soli costa di più, perché significa due abitazioni, due carrelli della spesa, spese sanitarie maggiori… Molte persone, colte in contropiede, devono intaccare i risparmi per far fronte alle nuove spese o svincolare denaro che non andrebbe sfiorato, ad esempio riscattando polizze assicurative o sospendendo i versamenti pensionistici.
Separarsi è difficile per tutti, in particolar modo per tutte quelle persone che non dispongono di una propria autonomia economica o non possono contare su una pensione propria perché certe dell’apporto economico dell’ex partner.
Essere pronti (e pronte) a gestire individualmente le emergenze, ad esempio costruendosi una riserva economica in caso di necessità, è essenziale in un mondo che pone i suoi abitanti di fronte a sfide così nuove.
Una vita, tante probabilità, qualche imprevisto
Proprio come nel gioco del Monopoly, nel corso della nostra (sempre più lunga) vita potrebbe capitarci di dover pescare dal mazzo delle probabilità e imprevisti. Nel mondo dell’educazione finanziaria, non tutti gli imprevisti richiedono attività di prevenzione o pianificazione ma alcuni sì, e sono quelli che, sebbene siano poco probabili, possono avere conseguenze economiche importanti sulla nostra stabilità familiare. Tra gli imprevisti più difficili da affrontare c’è la possibilità di rimanere invalidi in giovane o tarda età, dover sostenere spese sanitarie importanti, o venire a mancare. Tutti questi rischi portano ad un’improvvisa mancanza di redditi e, nel caso dell’invalidità, all’aumento delle spese necessarie per vivere. In Italia, le persone con più di 65 anni a rischio di cronicità o mancata autosufficienza sono il 28,7% (fonte: Long term care Report, 2021, Unione Europea), ossia… diversi milioni. Certo, preferiremmo non pensarci… ma come dice un famoso detto, prevenire è meglio che curare.
“non tutti gli imprevisti richiedono attività di prevenzione o pianificazione ma alcuni sì, e sono quelli che, sebbene siano poco probabili, possono avere conseguenze economiche importanti sulla nostra stabilità familiare”
Per questo, ed in particolar modo se ci sono persone che dipendono economicamente da noi, è importante simulare cosa accadrebbe se il reddito da lavoro di un adulto venisse a mancare e su quali supporti economici potremmo fare affidamento.
Vivere in pensione
Ognuno di noi potrebbe passare, statisticamente, più di 20 anni in “pensione”. Questo lungo periodo, tuttavia, si accompagna spesso a un pensiero che muove in due direzioni opposte: da una parte, infatti, molti di noi desiderano smettere di lavorare appena possibile, cercando di cogliere la possibilità di andare in pensione appena si apre una finestra normativa. Dall’altra, cerchiamo di evitare o posticipare il pensiero perché fatichiamo a confrontarci con un periodo di vita nel quale saremo, necessariamente, anziani, “meno tonici” e poco produttivi.
Vivere in pensione significa infatti passare molti anni in una situazione del tutto nuova, nella quale non lavoreremo, avremo molto tempo per noi, ma soprattutto avremo un reddito non più modificabile, che deriverà dai contributi e dalle scelte che prendiamo adesso.
“Vivere in pensione significa passare molti anni in una situazione del tutto nuova, nella quale non lavoreremo, avremo molto tempo per noi”
20 (e più) anni di tempo possono essere accompagnati da una qualità della vita appagante o essere gestiti al limite continuo del bisogno. Riflettere e pianificare la pensione è tanto importante, perché le scelte e le mancate scelte di oggi avranno un impatto importante sul nostro benessere futuro.
Lasciare un’eredità
Parlare di successione, eredità, testamenti non piace a nessuno. Molti di noi tralasciano il discorso per scaramanzia, altri pensano che possa intaccare la fiducia reciproca, altri ancora semplicemente sottovalutano le conseguenze di una mancata pianificazione.
Affrontare per tempo il tema del passaggio generazionale è essenziale per molti motivi, ad esempio perché la legge in materia di successione è ben codificata e richiede la formalizzazione dell’unione e l’esistenza di un legame di parentela. Come abbiamo visto in precedenza il panorama familiare contemporaneo è ben più variegato e popolato da unioni non formalizzate, convivenze, famiglie ricomposte.
“Affrontare per tempo il tema del passaggio generazionale è essenziale perché la legge in materia di successione è ben codificata e richiede la formalizzazione dell’unione e l’esistenza di un legame di parentela.”
Ciò che occorre domandarsi è se sia più vantaggioso rinviare il ragionamento sulla trasmissione del nostro patrimonio, lasciando che chi erediterà lo decidano normative standardizzate, o se invece sia meglio scegliere la nostra successione già in vita, assicurandoci che parte dei nostri beni vadano in maniera efficiente a favore delle persone che amiamo, siano esse familiari o altri affetti.
Conclusione
Il corso di vita da lineare è diventato circolare e colmo di sfide nuove da affrontare. Ciascun abitante del XXI esimo secolo deve essere pronto a gestire eventi di vita inattesi, in età inattese… Impariamo a porci la domanda “cosa accadrebbe se…?” e “Sarò pronto ad affrontare economicamente questa nuova sfida?”