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Brevetti: l’Italia, quarta nella classifica europea, si distingue per il numero di brevetti basati sull’uso dei robot.

Brevetti: l’Italia, quarta nella classifica europea, si distingue per il numero di brevetti basati sull’uso dei robot.

Torino sul podio nazionale dei brevetti, il Piemonte subito sotto, al quarto posto. L’anno scorso sono stati 271 i brevetti fatti registrare dalla provincia di Torino all’Epo (European Pantent Office) e 395 quelli dell’intera regione subalpina.

 

Rispetto al 2010, l’incremento è stato del 9% per Torino (i brevetti registrati erano 248) e dell’1% per il Piemonte (390). Tassi molto più bassi di diverse altre città e regioni italiane; ma, comunque, sufficienti a mantenere le stesse posizioni di dieci anni fa. Come allora, infatti, Torino è stata preceduta soltanto da Bologna (300 brevetti nel 2019) e Milano (703); il Piemonte dal Veneto (574), dall’Emilia-Romagna (741) e dalla Lombardia (1.382).

 

Comunque, quasi 6mila dei 40mila brevetti italiani depositati in Europa nell’ultimo decennio utilizza la tecnologia dei robot. A mostrarlo è l’analisi effettuata da Unioncamere–Dintec. Questa tecnologia, ad alto tasso di innovazione, sta progressivamente invadendo tutti i principali settori in cui tradizionalmente si esercita la capacità innovativa di imprese, enti e singoli inventori. Incluso il comparto delle tecnologie medicali, primo ambito di brevettazione italiana, le cui domande all’Epo sono cresciute del 30% rispetto a 10 anni fa.

 

Ciò ha contribuito molto a mantenere. anche nel 2019, l’Italia, con le sue 4.242 invenzioni pubblicate, al quarto posto della classifica europea per numero di brevetti, alle spalle di Germania, Francia e Paesi Bassi. Una posizione ragguardevole, quindi, che però potrebbe presto essere sottratta al nostro Paese dalla Svezia, che sta crescendo con ritmi ben più incalzanti di quelli italiani (circa il 2,2% contro il nostro 1% annuo).

 

In questi anni, l’Italia ha puntato molto sulle Ket (Key Enabling Technologies), le tecnologie che la Commissione Europea ha definito abilitanti: comprendono “sistemi di produzione e servizi, processi, automazione, robotica, sistemi di misurazione, elaborazione delle informazioni cognitive, segnali, elaborazione e controllo della produzione mediante sistemi di informazione e comunicazione ad alta velocità”.

 

La prima tra le sei categorie che raggruppano le Ket (biotech, fotonica, materiali avanzati, nano e micro–elettronica, nanotecnologie e manifattura avanzata) è quella dell’advanced manufacturing, le tecnologie che afferiscono al mondo della robotica in senso lato, nella quale l’Italia ha depositato quasi 6.000 domande all’Epo.

 

La regione battistrada in questa sfida sulle frontiere dell’automazione industriale, dei robot e dell’intelligenza artificiale è l’Emilia- Romagna (1.586 domande dal 2010 al 2019), seguita dalla Lombardia (1.519), dal Veneto (692), dal Piemonte (537) e dalla Toscana (458).

 

L’altra grande componente tecnologica sulla quale l’Italia sta fortemente investendo negli ultimi anni è quella green: le relative domande nazionali di brevetto europeo sono il 7% di quelle presentate nel decennio.

 

Quanto ai settori medicale e degli imballaggi restano, ormai da più di quindici anni, gli ambiti nei quali si è trasferita maggiormente l’innovazione italiana in Europa.

 

Nell’ambito medico, in particolare, l’anno scorso, si sono contate 437 domande di brevetto europeo provenienti dal nostro Paese; nel campo degli imballaggi, invece, sono state 278, mentre in terza posizione si collocano i brevetti legati ai veicoli (203).

 

Nel periodo considerato, inoltre, crescono soprattutto gli strumenti di misurazione prove, che recuperano ben due posizioni rispetto al 2010 e rubano il podio alla chimica organica, precipitata alla quindicesima posizione nel 2019.

RIPARTIRE, l’emblematico titolo del XXI Rapporto Giorgio Rota su Torino

RIPARTIRE, l’emblematico titolo del XXI Rapporto Giorgio Rota su Torino

Sabato 27 novembre, per la prima volta in diretta streaming a causa della pandemia che stiamo vivendo, si sono riuniti importanti nomi della politica, dell’economia e non solo per analizzare con estrema lucidità e concretezza la situazione della nostra città a partire dalla  pubblicazione del nuovo Rapporto Rota.

 

Un eccellente Rapporto quello di quest’anno, come è stato definito dagli ospiti presenti, che ha posto al centro della sua analisi il deficit dell’attrattività del nostro territorio.

 

Affrontare il tema, scelto ben prima dell’emergenza sanitaria, dell’attrattività come fattore competitivo dell’area torinese, in un momento in cui prevalgono lockdown, chiusura dei confini, blocco delle attività e rinvio di molti progetti, non è stato semplice. La speranza è che quest’analisi possa essere utile per capire come ripartire quando lo stato di emergenza sarà superato, o come adattarsi a esso se dovesse protrarsi.

 

Ne ha parlato una platea importante, nomi altisonanti della città come l’economista Elsa Fornero, gli Assessori Alberto Tronzano e Marco Pironti, i Presidenti della Compagnia di San Paolo e della Camera di Commercio Francesco Profumo e Dario Gallina, Beppe Facchetti, Presidente del Centro Einaudi, Luca Davico, Coordinatore del Rapporto che, insieme al nostro Amministratore Delegato e Direttore Generale Camillo Venesio, hanno analizzato la situazione e ipotizzato nuovi scenari.

 

“Abbiamo le capacità per reagire, come quando ci inventammo l’expo nazionale dopo che la capitale fu spostata da qui a Firenze, la città deve individuare una squadra che coinvolga componenti economiche e culturali su una visione di ripresa e sviluppo. La leggerezza amministrativa non è d’aiuto, governare bene è difficile ma non può essere un alibi” – Camillo Venesio.

 

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Scarica il XXI Rapporto Giorgio Rota su Torino

Banca del Piemonte premiata al Future Bancassurance Awards 2020

Banca del Piemonte premiata al Future Bancassurance Awards 2020

La Banca del Piemonte ha ricevuto il “Future Bancassurance Awards 2020”, premio attribuito alle eccellenze bancarie e assicurative in Italia.

 

Il riconoscimento alla Banca del Piemonte, quest’anno, è stato assegnato “per la completezza del servizio assicurativo”.

Il premio, assegnato da una giuria formata da professionisti con grande esperienza nel settore bancario e assicurativo, è stato ritirato da Camillo Venesio, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Banca del Piemonte.

 

Dopo avere ringraziato ed espresso la sua soddisfazione per il nuovo riconoscimento all’Istituto che guida dal 1983, Camillo Venesio ha sottolineato che la Banca del Piemonte considera un valore strategico la consulenza alla sua clientela: “per noi – ha detto – è una qualità fondamentale la consulenza complessiva ai Clienti e, all’interno di questa, in particolare la consulenza per la protezione assicurativa, che ha e avrà un’importanza sempre maggiore”.

 

“Sulla consulenza – ha aggiunto Camillo Venesioabbiamo investito e stiamo investendo molto, in formazione, organizzazione, innovazione. A fianco delle Filiali, in Piemonte e Lombardia, a disposizione di famiglie e imprese, abbiamo una rete di una settantina di specialisti, che garantiscono una consulenza di alta qualità per gli aspetti economici, finanziari e per la protezione assicurativa. Con risultati decisamente positivi. Grazie anche a partner come Italiana Assicurazioni, compagnia del gruppo Reale Mutua”.

 

L’Amministratore Delegato e Direttore Generale di Banca del Piemonte ha spiegato: “Con Italiana Assicurazioni ci troviamo molto bene, perchè sono persone come noi, concrete, pragmatiche, professionali, eticamente corrette: caratteristiche basilari, che i nostri clienti apprezzano e che favoriscono lo sviluppo progressivo della Banca”.

 

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Grave impatto del Covid anche sulla cultura che non si arrende e rilancia con proposte online ed attività a distanza.

Grave impatto del Covid anche sulla cultura che non si arrende e rilancia con proposte online ed attività a distanza.

Il ciclone Covid-19 si è abbattuto, naturalmente, anche sul comparto della cultura, provocando grandi impatti traumatici in un contesto già indebolito da una lunga crisi, da debolezze strutturali, vuoti legislativi, cornici normative incomplete e contraddittorie, sostenibilità precaria, spesso mantenuta in equilibri acrobatici da imprenditori mecenati e lavoratori che, con sacrificio, antepongono l’opera all’interesse personale.

 

Teatro, cinema, musica, arte e musei stanno soffrendo come non mai. Il lockdown da pandemia li ha messi in ginocchio.
È stato stimato, autorevolmente, che in Piemonte il settore abbia perso cento milioni di euro nei primi sei mesi di quest’anno. La metà per i mancati incassi da tre comparti del settore culturale regionale: spettacolo dal vivo, musei, esercizi cinematografici.
In particolare, secondo l’Osservatorio culturale del Piemonte, la perdita dello spettacolo dal vivo è calcolabile in 17,5 milioni e in 13,5 per i cinema. Senza contare l’indotto. Sono stati persi 14.000 tra spettacoli ed eventi e 1.400 repliche prodotte da soggetti piemontesi.

 

 

Il Piemonte conta una quarantina di teatri, molti dei quali storici, come il Regio e il Carignano di Torino, l’Alfieri di Asti, il Toselli di Cuneo, il Coccia di Novara, il Municipale di Casale. Conta, inoltre, quasi 250 schermi cinematografici (nel 2019, nelle sale cinematografiche della regione sono state venduti 7,2 milioni di biglietti, per complessivi 46,3 milioni di euro; mentre nel primo semestre 2020 i biglietti venduti sono stati 1.649.121, con l’incasso di 10,6 milioni, inferiore del 54% allo stesso periodo precedente). In Piemonte, i lavoratori dello spettacolo sono quasi 16.000, che, l’anno scorso, complessivamente hanno avuto una retribuzione di poco superiore ai 184 milioni. In particolare, gli attori sono poco più di duemila.

 

Nel 2018, l’intero settore della cultura piemontese ha avuto contributi pubblici e privati per 262 milioni di euro, dei quali 44,1 milioni dallo Stato, 56,5 dalla Regione, 97,5 dai Comuni, 61,4 dalle Fondazioni di origine bancaria.
Ora la spaventosa mancanza di risorse, in seguito alla chiusura totale dei locali prima, al drastico contingentamento poi e alla nuova sospensione, non hanno però portato alla resa.

Quasi tutti gli operatori hanno reagito e stanno reagendo. Per sopravvivere, per mantenere il contatto con il proprio pubblico; ma anche attrezzandosi per risultare più forti e competitivi quando il ciclone sarà passato. La crisi da coronavirus è stata ed è occasione per una revisione profonda dell’attività, in ogni suo aspetto, dai prodotti ai servizi, dalle strutture all’organizzazione del lavoro.

Partendo dall’uso del digitale, fattore strumentale strategico.

 

Una recentissima rilevazione ha consentito di constatare che già sette soggetti su dieci hanno proposto on line contenuti o iniziative.

Un esempio è quello del Teatro Tangram Torino, che, grazie al sostegno della Banca del Piemonte e al supporto del gruppo Rete 7 Piemonte, ha spostato la programmazione di sei spettacoli sul digitale terrestre e sui canali social, portando così il teatro a casa di ciascuno, mettendoli in scena in diretta sul palco della sala cittadina di via Don Orione, storica sede della Compagnia.

 

Banca del Piemonte ha dato lo stimolo e la possibilità di realizzare l’ultima parte di stagione 2020 al Tangram Teatro “accogliendo” un pubblico numeroso, anzi numerosissimo, molto più di prima.

 

Un pubblico a cui saranno portati i sei spettacoli direttamente a casa, grazie all’iniziativa FARE TEATRO, attraverso – come si diceva un tempo – la televisione o come è d’uso dire oggi, il digitale terrestre.  Sei spettacoli che dal Tangram Teatro vanno contemporaneamente in onda in diretta sul canale 110 Piemonte + della televisione di casa. Ma anche sulle pagine Facebook di Banca del Piemonte e Tangram Teatro per una fruizione il più possibile allargata.

Lo sforzo è di realizzare una stagione vera, ripresa da una troupe televisiva con quattro camere e una regia video, per offrire un “prodotto” culturale che possa continuare e anzi rafforzare il dialogo con il pubblico.

 

“La creatività nasce dall’angoscia, come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorgono l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie…Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e disagi inibisce il proprio talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni… È nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze” –  Albert Einstein.

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