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Quattro nuovi conti per le imprese

Quattro nuovi conti per le imprese

Abbiamo lanciato quattro nuovi conti: uno per i professionisti, gli artigiani e i piccoli imprenditori seguiti dalle Filiali (Conto BP Impresa), uno personalizzabile per le aziende (Conto BP Impresa su Misura), uno per gli enti senza scopo di lucro (Conto BP Non Profit) e uno per la gestione amministrativa dei condomini (Conto BP Condominio).

 

 

Il Conto BP Impresa è offerto in una gamma di tre versioni diverse, pensate per garantire la soluzione migliore a seconda del volume dell’operatività del titolare.

 

 

La versione Easy, a un canone mensile di 10 euro, tutto incluso, prevede fino a 120 operazioni all’operazioni all’anno, la carta di debito Nexi Debit Business, carta di credito Nexi Business gratuita il primo anno e CO.RE. Banking Light (il CO.RE. Banking consente di operare su tutti i rapporti attivati presso le proprie banche, scegliendo l’opzione Multibanca ). La versione Pro si differenzia dalla Easy solo per il maggior numero di operazioni annuali possibili (200) e, perciò, con il canone mensile di 15 euro.

 

 

Infine la terza versione, la Up, al canone di 20 euro al mese, tutto incluso, prevede operazioni illimitate, Internet Banking, BPnow e tutti i profili CO.RE. Banking, oltre alla carta di debito Nexi Debit Business e la carta di credito Nexi Business gratuita per il primo anno.

 

 

Il Conto BP Impresa su Misura è riservato alle imprese seguite dai Gestori PMI o dai Corporate Bankers. Ha un canone trimestrale e una serie di prodotti da collegare al conto in base alle dimensioni e all’attività della società. L’importo del canone e gli altri costi sono personalizzabili a seconda dell’operatività dell’impresa. La “misura” del conto viene progettata dal cliente insieme con il proprio Gestore o Corporate Banker.

 

 

In considerazione della crescente importanza e diffusione degli enti senza scopo di lucro, che hanno esigenze finanziarie e operative semplici e vogliono contenere i costi, la Banca del Piemonte propone un conto dedicato – Conto BP Non Profit – con un canone trimestrale personalizzato a seconda del numero di operazioni previste. Il canone varia da un minimo di 6 euro a un massimo di 22,50 e include, in ogni caso, CO.RE. Banking Light.

 

 

Il Conto BP Condominio, destinato agli amministratori che gestiscono piccoli e grandi immobili. Intestato al condominio, questo ha un canone trimestrale personalizzabile a seconda del numero di operazioni: il costo va da un minimo di 15 euro a un massimo di 45 a trimestre, in base all’operatività del condominio. Nel canone è incluso il CO.RE. Banking Light; inoltre, sono gratuiti il rilascio dei moduli degli assegni e gli addebiti diretti per le domiciliazioni delle utenze degli immobile. Infine, tutti i conti condominiali possono essere gestiti dall’amministratore attraverso un unico contratto CO.RE. Banking.

Istituzioni Non Profit in continua crescita

Istituzioni Non Profit in continua crescita

Tra le attività che, da anni, nonostante tutto, continuano a crescere, in Piemonte come nel resto d’Italia, spicca quella delle istituzioni non profit, cioè di quei soggetti privati, dotati o meno di personalità giuridica – associazioni, fondazioni, cooperative sociali e gli altri enti del Terzo settore – che producono beni e servizi senza scopo di lucro e, fra l’altro, non possono distribuire gli eventuali avanzi di gestione (utili). Una conferma del fenomeno l’ha appena fornita l’Istat, l’istituto nazionale di statistica, con il suo ultimo osservatorio specifico.

 

Il numero delle istituzioni non profit nel nostro Paese, prima della Pandemia, è aumentato mediamente del 2% all’anno. Tanto che al 31 dicembre 2018 ne sono state censite 853.476 (ancora il 2,6% in più rispetto alla stessa data del 2017). Di queste poco più di 30.000, per la precisione 30.090, con sede in Piemonte, la quarta regione a vantarne di più, essendo preceduta soltanto dalla Lombardia (57.710), il Lazio (33.325) e il Veneto (31.034). La quota piemontese è pari all’8,36% del totale nazionale.

 

Rispetto al complesso delle imprese dell’industria e dei servizi, le istituzioni non profit hanno continuato a crescere non soltanto di numero ma anche come incidenza, passata infatti dal 5,8% del 2001 all’8,2% del 2018, diversamente dal peso dei dipendenti, rimasto pressoché stabile (6,9%). A fine 2018, infatti, i dipendenti delle istituzioni non profit sono risultati in Italia 853.476, dei quali 74.114 in Piemonte. Qui sono aumentati dell’1,8% rispetto all’anno prima, a fronte dell’1% medio nazionale.

 

Con l’eccezione delle cooperative sociali, rimaste sostanzialmente stabili, nell’ultimo anno censito, le istituzioni non profit sono aumentate in tutte le forme giuridiche, ma, in particolare, come fondazioni (+6,3%). Comunque, l’associazione è la forma giuridica che raccoglie la quota maggiore di istituzioni (85%), seguono quelle con altra forma giuridica (8,4%), le cooperative sociali (4,4%) e le fondazioni (2,2%). La distribuzione dei dipendenti per forma giuridica resta piuttosto eterogenea, con il 53% impiegato dalle cooperative sociali, il 19,2% dalle associazioni e il 12,2% dalle fondazioni.

 

La distribuzione delle istituzioni non profit per attività economica vede prevalere il settore cultura, sport e ricreazione con quasi due terzi delle unità (64,4%), seguito da quelli dell’assistenza sociale e protezione civile (9,3%), delle relazioni sindacali e rappresentanza interessi (6,5%), della religione (4,7%), dell’istruzione e ricerca (3,9%) e della sanità (3,5%). Nei settori dello sviluppo economico e coesione sociale e della cultura, sport e ricreazione più di una istituzione su quattro è stata costituita nel quinquennio 2014-2018, contrariamente ai settori della religione, della filantropia e promozione del volontariato, dell’istruzione e ricerca e della sanità dove tale quota è inferiore al 15%.

 

Fra l’altro, l’Istat ha rilevato che, nel 2018, le istituzioni non profit iscritte nell’elenco degli enti destinatari del cinque per mille sono 60.425, pari al 16,8% del totale. E la scelta operata dai contribuenti al momento della dichiarazione dei redditi per la destinazione del cinque per mille dell’Irpef ha premiato maggiormente le istituzioni non profit operanti nei settori dell’assistenza sociale e protezione civile (25%), dell’istruzione e ricerca (23,2%), della sanità (15,6%) e della cooperazione e solidarietà internazionale (12,3%).

 

Diversamente, il settore della cultura, sport e ricreazione (12,%) sebbene raccolga oltre il 40% delle istituzioni non profit destinatarie del cinque per mille, ha ricevuto il 12,% delle preferenze dei contribuenti.

 

Banca del Piemonte ha pensato per loro ad un conto corrente, il Conto BP non Profit  dedicato agli enti senza scopo di lucro con esigenze finanziarie ed operative semplici che vogliono contenere i costi.

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Pasta, gli italiani tornano a cimentarsi con la pasta fatta in casa.

Pasta, gli italiani tornano a cimentarsi con la pasta fatta in casa.

Con l’emergenza Covid, in Italia, più di una famiglia su quattro (26%) è tornata a cimentarsi nella preparazione della pasta, semplice o ripiena, fatta in casa. E’ un effetto del maggior tempo passato tra le mura domestiche, causa lockdown e smart working. Il fenomeno è stato rilevato da una indagine Coldiretti/Ixe’ presentata in occasione della Giornata Mondiale della Pasta, celebrata il 25 ottobre.

 

E la stessa Coldiretti ha sottolineato che proprio la pandemia ha di fatto favorito uno storico ritorno al passato rispetto alle prime fasi dell’industrializzazione e urbanizzazione dell’Italia, quando la conquista della modernità passava anche dall’acquisto della pasta, piuttosto che dalla sua fattura in casa. Allora, però, erano soprattutto le anziane a usare il matterello; mentre adesso la passione dell’impasto si sta diffondendo anche tra i più giovani e tra persone completamente a digiuno delle tecniche di preparazione, grazie anche ai robot da cucina che, infatti, hanno registrato un boom di vendite.

 

Così, nei primi sei mesi di quest’anno, si è registrata una crescita boom degli acquisti di farina (+59%) e delle uova (+22%), proprio per effetto della tendenza degli italiani a sbizzarrirsi preparando pasta fatta in casa. E quanto non c’è tempo sufficiente per farlo, si cerca comunque di far scorte dagli scaffali di pasta Made in Italy, che utilizza solo grano nazionale, i cui acquisti sono cresciuti in valore del 29% rispetto allo stesso periodo del 2019.

 

Una vera e propria svolta patriottica, favorita dall’obbligo dell’etichettatura di origine del grano impiegato che ha spinto le principali industrie agroalimentari a promuovere delle linee produttive con l’utilizzo di cereale coltivato interamente nei campi della Penisola.

 

L’Italia è il Paese con il più elevato consumo di pasta al mondo: 23,5 chilogrammi a testa all’anno, contro i 17 chili della Tunisia, seconda in questa speciale classifica, che vede seguire i primi due da Venezuela (12 kg), Grecia (11 kg), Cile (9,4 kg), Stati Uniti (8,8 kg), Argentina e Turchia a pari merito (8,7 kg).

Dati dai quali si ricava che l’amore per la pasta è diffuso a livello globale e che spiegano il continuo aumento delle esportazioni di pasta dall’Italia, salite del 23% nei primi sette mesi quest’anno, quando il loro valore ha fatto segnare il record storico di quasi 1,9 miliardi di euro. A trainare le vendite all’estero sono gli Stati Uniti, dove gli acquisti di spaghetti e pennette Made in Italy sono balzati del 41% – ha rilevato la Coldiretti – ma anche il Regno Unito, dove i consumi sono saliti del 29%. Aumenti a doppia cifra sono stati registrati anche in Germania (+22%) che si conferma il primo mercato estero per la pasta italiana e in Francia (+17%), per non parlare della Cina (+38%), il cui import di pasta italiana però in quantità ancora limitate.

Castagne, simbolo dell’autunno e gioia per il palato.

Castagne, simbolo dell’autunno e gioia per il palato.

Sono arrivate le prime castagne italiane, in seguito a un raccolto anticipato grazie a un settembre particolarmente caldo che ha favorito la maturazione. Ed è prevista una produzione nazionale in crescita, superiore ai 35 milioni di chilogrammi, oltre che di qualità.

 

La stima dell’aumento ha generato molto soddisfazione, dato che, in alcune zone, i castagni hanno rischiato addirittura l’estinzione, perché il cinipide galligeno proveniente dalla Cina da anni infesta i boschi lungo la Penisola provocando nella piante la formazione di galle, cioè ingrossamenti delle gemme di varie forme e dimensioni. Contro questa minaccia, però è stata avviata una capillare guerra biologica, con la diffusione dell’insetto Torymus sinensis, che è un antagonista naturale del nemico cinese del castagno.

 

Nonostante l’incremento di quest’anno, la produzione nazionale dei frutti di quello che Giovanni Pascoli chiamava “l’italico albero del pane”, simbolo dell’autunno nei libri scolastici di molteplici generazioni, resta lontana dalle quantità del passato: nel 1911 ammontava a 829 milioni di chili e ancora dieci anni fa era pari a 55 milioni di chili. Comunque, una buona ripresa è stata registrata in in Campania, Toscana ed Emilia-Romagna, mentre maggiori problemi sono stati rilevati in Calabria, Lazio e Piemonte, con la raccolta ostacolata dall’ondata di maltempo.

 

L’abbassamento delle temperature sta favorendo un aumento dei consumi di castagne da parte delle famiglie. Nei mercati all’ingrosso i prezzi vanno da 2,50 a 4,50 euro al chilo, a seconda del calibro; mentre i prezzi al consumo tendono a raddoppiare. E c’è il rischio di acquistare, senza saperlo, castagne straniere provenienti dall’estero, soprattutto da Portogallo, Turchia, Spagna e Grecia. Non per nulla, le importazioni di castagne nel 2019 sono risultate pari a ben 32,8 milioni di chili. Da qui la richiesta di Coldiretti di assicurare più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita in Italia. Ancora peggiore è la situazione dei trasformati, per i quali non vi è l’obbligo di etichettatura di origine e per le farine di castagne che non hanno neppure un codice doganale specifico.

 

E pensare che l’Italia può vantare quindici prodotti a denominazione di origine legati al castagno che hanno ottenuto il riconoscimento europeo, due dei quali sono piemontesi: la Castagna Cuneo Igp e il Marrone della Valle di Susa Igp; cinque si trovano in Toscana e sono il Marrone del Mugello Igp, il Marrone di Caprese Michelangelo Dop, la Castagna del Monte Amiata Igp, la Farina di Neccio della Garfagnana Dop e la Farina di Castagne della Lunigiana Dop. In Campania è riconosciuta la Castagna di Montella Igp, il Marrone di Roccadaspide Igp e il Marrone di Serino/Castagna di Serino Igp; in Emilia-Romagna il Marrone di Castel del Rio Igp, in Veneto il Marrone di San Zeno Dop, i Marroni del Monfenera Igp e i Marroni di Combai Igp; nel Lazio la Castagna di Vallerano Dop A questi si aggiungono due mieli di castagno: il Miele della Lunigiana Dop della Toscana e il Miele delle Dolomiti Bellunesi Dop del Veneto.

 

E’ un patrimonio nazionale, dunque, quello della castagne, che restano nelle tradizioni alimentari autunnali degli italiani, i quali le gustano in diversi modi: arrosto (dopo averle incise sul lato bombato – suggerisce la Coldiretti – vanno messe in una padella di ferro con il fondo forato e cotte o sul fuoco vivo o in forno per circa 30 minuti; dopo la cottura si consiglia di avvolgerle in un canovaccio umido); lesse (dopo averle lavate accuratamente, cuocerle in abbondante acqua salata per circa 40 minuti); cotte in latte e zucchero; usate per particolari ripieni, nella preparazione di primi piatti o elaborati secondi a base di carne.

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