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Anche durante il lockdown pasta, pizza e pane rimangono i grandi amori degli italiani

Anche durante il lockdown pasta, pizza e pane rimangono i grandi amori degli italiani

Per necessità, per piacere o come antistress il fai da te culinario ha aiutato a superare la chiusura forzata in casa, ma ha portato a considerevoli rincari dei prezzi delle materie prime più utilizzate.

 

Per gli italiani il lockdown, imposto dall’emergenza Coronavirus, ha fatto ritrovare la voglia di cucinare regalandoci il piacere di riscoprire tradizioni gastronomiche tipicamente nazionali, come la pasta fatta a mano, la pizza e persino il pane fatto in casa.

 

Questa attitudine culinaria non è stata testimoniata solo dalla condivisione di questi momenti casalinghi sui social, ma a certificare la nuova tendenza antistress del fai da te culinario è stata la rilevazione dei prezzi all’ingrosso, effettuata dalle Camere di Commercio ed elaborata da Unioncamere e Borsa merci telematica, dalla quale è emerso il rincaro del 7% delle farine a marzo rispetto a febbraio.

 

Questo aumento è da considerarsi in conseguenza proprio dell’aumento delle vendite nei supermercati non solo delle farine, ma anche del 2,4% per la semola, ingrediente prezioso soprattutto per la pasta fatta in casa.
Alla voglia di mettere “le mani in pasta” degli italiani, ristretti tra le mura domestiche dal Covid-19, si deve anche l’aumento del prezzo delle uova, salito del 4,2% rispetto a febbraio e del 17,7% su base annua.

 

L’innalzamento della domanda di farine e sfarinati per uso domestico è stata tale da compensare la pesante riduzione delle vendite destinate al sistema della ristorazione e dell’alberghiero. I prezzi di marzo di questi prodotti sono i più elevati anche rispetto allo scorso anno.

 

Comunque, la riscoperta del piacere di cucinare da parte degli italiani è andata in parallelo alla crescente attenzione al costo della spesa. A dimostrarlo è anche il forte aumento dei prezzi all’ingrosso delle carni di pollo, meno accentuata, invece, è stata la crescita dei prezzi della carne di tacchino, di quelle suine e di vitellone.

 

Gli effetti del lockdown nel settore della ristorazione e dell’ospitalità, con la conseguente forte contrazione della domanda di prodotti freschi, emergono con evidenza, invece, dal calo dei prezzi del latte spot nazionale e dei prezzi all’ingrosso dei formaggi a lunga conservazione.
Tali ribassi sono conseguenti anche alla caduta delle esportazioni, solo in parte bilanciate dalle vendite nella Grande distribuzione organizzata (Gdo).

 

Sono rimasti sostanzialmente stabili, finora, i prezzi dei vini, che, soprattutto nel segmento di maggior pregio, stanno risentendo negativamente della chiusura del settore della ristorazione, solo in parte compensata dalle vendite nella Gdo.

DOP, IGP e STG le sigle dell’eccellenza

DOP, IGP e STG le sigle dell’eccellenza

L’Italia, con 299 riconoscimenti, detiene il primato europeo.

 

Le sigle DOP, IGP e STG fanno ormai parte della nostra quotidianità, ma cosa indicano realmente?

 

DOP è l’acronimo di Denominazione di Origine Protetta, IGP sta per Indicazione Geografica Protetta e STG significa Specialità Tradizionali Garantite, oltre al loro significato intrinseco, queste denominazioni rappresentano l’eccellenza italiana del settore agroalimentare e, inoltre, un fattore di forte competitività per il nostro paese.

 

Un altro tassello di cui andare fieri e per il quale tutto il mondo guarda verso l’Italia.

 

La valenza di questo settore è sottolineata dal primato del nostro Paese con 299 riconoscimenti conferiti dall’Unione europea.

 

A partire dal 2007, come ha censito l’Istat, il settore agroalimentare dei prodotti di qualità ha registrato una continua crescita, soprattutto delle superfici agricole utilizzate e anche dei processi di trasformazione.

 

Data anche la distribuzione delle produzioni DOP, IGP e STG, il 45% degli operatori svolge la propria attività nelle regioni settentrionali (circa il 30% nel Nord-Ovest).

 

In particolare, il Piemonte risulta la regione con il più alto numero di comuni (288) con la superficie impiegata per i prodotti di qualità, battendo anche Sicilia (236), Toscana (222), Calabria (216) e Puglia (197).

 

Nella nostra regione annoveriamo tra i prodotti: il Castelmagno DOP, il Bra DOP e la Robiola di Roccaverano DOP, il Salame Piemonte IGP, il Riso Baraggia biellese e vercellese DOP, le Nocciole del Piemonte IGP, il Fagiolo Cuneo IGP, la Mela rossa Cuneo IGP e il Marrone della Val di Susa IGP.

 

Il settore dell’agroalimentare è di rilevante importanza sia in termini di produzione che di occupazione per la nostra intera penisola.

Camillo Venesio intervistato da Il Corriere della Sera

Camillo Venesio intervistato da Il Corriere della Sera

Camillo Venesio, intervistato da Il Corriere della Sera ed. Torino, parla della situazione attuale del nostro paese con la lucidità e l’ottimismo che da sempre lo contraddistinguono: “Siamo tutti nella stessa barca: famiglie, imprese e banche. Dobbiamo uscire da questa crisi tutti insieme”.

 

Banca del Piemonte è impegnata al massimo per aiutare e sostenere i suoi Clienti e il territorio come dimostra anche l’importante donazione fatta a favore della Città della Salute di Torino per contribuire alla lotta al Covid-19.

 

Leggi l’intervista completa

 

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Banca del Piemonte e la famiglia Venesio, effettuano un’importante donazione alla Città della Scienza e della Salute di Torino

Banca del Piemonte e la famiglia Venesio, effettuano un’importante donazione alla Città della Scienza e della Salute di Torino

Banca del Piemonte e la famiglia Venesio ufficializzano un’importante donazione a favore della Città della Scienza e della Salute di Torino che concorre alla lotta al Covid-19.

 

Anche in questa terribile circostanza, l’intento è quello di stare accanto alle persone e al territorio.

La donazione effettuata contribuirà al monitoraggio sierologico dello sviluppo di IgG anti Sars-cov2 che sarà esteso a tutti gli 11.000 operatori della Città della Scienza e della Salute di Torino nell’ambito di un ampio progetto di ricerca, volto a identificare indirettamente la prevalenza di pregresse infezioni anche asintomatiche e a verificare il mantenimento delle stesse in un arco temporale prolungato.
La donazione permetterà, inoltre, di attuare rilevanti lavori di miglioramento infrastrutturale per contribuire alla lotta al Covid-19.

 

Camillo Venesio, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Banca del Piemonte, ha dichiarato: “Siamo felici di dare il nostro contributo alla lotta a questa terribile pandemia. Banca del Piemonte e la mia famiglia confermano ancora una volta di essere vicini a Torino e al Piemonte, sostenendo in questo caso l’impegno di una delle eccellenze sanitarie della città. Ringrazio la professoressa Paola Cassoni, la professoressa Cavallo, i professori Divella e Gontero e il Direttore Sanitario Scarmozzino per la loro efficienza, concretezza e per il loro straordinario impegno”.

 

Paola Cassoni, Direttore del Dipartimento di Medicina di Laboratorio della Città della Scienza e della Salute di Torino ha affermato: “Insieme alla Direzione di CSS esprimo, a nome di tutto il personale e di tutti i pazienti, la profonda riconoscenza nei confronti di Banca del Piemonte e della famiglia Venesio. Questa generosa donazione ci permette di sviluppare in modo approfondito e strutturato una serie di attività correlate all’infezione da Sars-cov2 ed alle criticità connesse”.

 

Leggi il Comunicato Stampa

 

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Traffico e mobilità ai tempi del Coronavirus

Traffico e mobilità ai tempi del Coronavirus

I benefici sull’ambiente di un lockdown che passerà alla storia

 

In questi giorni di incredibile silenzio in città, in cui vige la regola dello stare a casa per preservare la salute di tutti noi, il traffico è praticamente scomparso.
Nessun frastuono di auto, moto e clacson entra dalle nostre finestre: questa situazione ci permette di riscoprire la natura con i suoi rumori e i suoi profumi più autentici.

 

Quello del traffico è un problema che affligge gran parte degli italiani costringendoli a rimanere bloccati tra le auto per quasi 38 ore all’anno. L’equivalente di una settimana di lavoro.

Se oggi diamo uno sguardo su Google Maps, le strade che siamo abituati a vedere in rosso, congestionate dal traffico, sono colorate di verde; un verde che indica un dato positivo dal punto di vista ambientale, ma che simboleggia l’effetto collaterale di questa spaventosa pandemia che sta colpendo il nostro Pianeta.

 

Provocatoriamente potremmo dire che non tutte le pandemie vengono per nuocere, sicuramente riscontriamo effetti positivi sull’ambiente e sul conseguente abbassamento dei livelli di concentrazione di inquinanti atmosferici.
È ovvio che il Coronavirus non può essere un antidoto ai mali dell’ambiente, ma sicuramente ci può dare un grande spunto di riflessione.

 

Cosa succederà sulle nostre strade quando riacquisteremo un po’ di libertà? Quale sarà l’impatto sull’ambiente?

 

È molto probabile che, quelle lunghe code che ora ci sembrano solo un lontano e odiato ricordo, a cui ora però oggi guadiamo con nostalgia, si riformeranno in un batter d’occhio con un conseguente picco all’insù dei livelli dell’inquinamento e del tempo che saremo costretti a passare in auto per spostarci da un posto all’altro.
Il traffico andrà in tilt a causa di un utilizzo maggiore dei veicoli privati poiché quelli pubblici, per ragioni di sicurezza, non torneranno subito a pieno regime e i cittadini si muoveranno con mezzi propri per proteggersi maggiormente.

 

Considerando che in situazione di normalità il 55% delle persone nelle grandi città si sposta con mezzi pubblici e locali, a cui si devono aggiungere i pendolari che raggiungono le metropoli in treno, si fa presto a trarne le dovute conclusioni. Ossia un rilevante aumento delle automobili con tutte le problematiche correlate.

Dobbiamo quindi, per il nostro bene, ripensare il modo di muoverci per mantenere il più a lungo possibile i benefici ambientali che questa terribile pandemia ci ha regalato?

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