Banca del Piemonte è da sempre impegnata nel sostegno e nello sviluppo del suo territorio di appartenenza, per questo, oggi è orgogliosa di essere parte della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino che ha realizzato, in collaborazione con Reply, una nuova App dedicata alla scoperta dei beni culturali della nostra città e più precisamente alla scoperta di Palazzo Madama.
Un nuovo modo di vivere il museo, in parte anche da casa attraverso lo smartphone, non solo più inteso come spazio fisico ed espositivo.
Cambiano i tempi e cambiano gli spazi e questa App è sicuramente un ottimo esempio di congiunzione tra innovazione e cultura.
Un grazie di cuore a tutti coloro che hanno collaborato a questo progetto e che permettono alla cultura di non fermarsi mai e trovare sempre nuovi stimoli!
Dall’ultima indagine di Eurispes sui giovani italiani emerge una sorta di “apatia dei valori” e un loro calo sostanziale rispetto ai due anni precedenti la pandemia. Il massimo degrado si osserva nella serie dei valori etici. Un netto crollo, infatti, è registrato per voci come “una vita onesta” (-22,5%), “il rispetto della legge” (-21,2%), “seguire ideali, princìpi” (-19,4%), “indipendenza personale, libertà” (- 19%) e “l’istruzione” (-20,8%).
Colpisce che, nell’ultimo anno, in una situazione segnata da una mortalità crescente e diffusa, dagli appelli delle autorità e dall’enfasi della comunicazione a proteggersi dalla aggressione del virus, il valore “salute” abbia ceduto la sua prima posizione al valore “democrazia”, inteso come richiesta di giustizia nella società, diritto di poter esprimere le proprie esigenze e di essere ascoltati. Tutto ciò nonostante il fatto che il resto dei valori che si richiamano alla “politica”, siano rimasti in posizioni arretrate, come nelle indagini del 2018 e 2019.
È cresciuto, invece, il valore della “religione” come istituzione sociale che prescrive un certo sistema di norme. Ma il massimo incremento rispetto al 2018 è stato registrato dai valori “affari” (+10,4%) e “bellezza” (+11,2%). Nel 2020, i giovani italiani affidano alla democrazia (90,6%) il primo posto nella scala dei valori di vita; seguono la salute (85,9%), i soldi (83%) e la serenità (82,8%).
L’82,1% dichiara espressamente di volere intraprendere una vita indipendente in futuro e ritiene che l’età ottimale per questo cambio di vita sia di 23,7 anni (valore medio). Soltanto il 17,9% dei giovani vuole continuare a vivere con i propri genitori. Ma gli aneddoti sulla madre italiana che si prende cura del figlio fino al suo pensionamento non vengono dal nulla. I giovani maschi esprimono una preferenza a vivere per un tempo più lungo con i propri genitori rispetto alle ragazze (il 22,9% contro il 12,7%). La scelta dei giovani di voler rimanere in famiglia è pari al 24,6% tra le famiglie a basso reddito, al 18,3% nelle famiglie a reddito medio, al 13,8% nelle famiglie con reddito elevato.
I giovani che hanno partecipato all’indagine di Eurispes dichiarano che, in media, hanno realizzato il 53% dei loro progetti e che in 10-15 anni, a loro avviso, questa percentuale salirà al 76%.
I giovani si dividono in due gruppi, in base alla loro scelta dei modi con cui raggiungere gli obiettivi dichiarati. Il primo gruppo è costituito da quanti fanno affidamento su sé stessi, sulle proprie abilità e capacità personali, sulle proprie conoscenze, privilegiando l’istruzione (24,8%) e il desiderio di trovare un lavoro di valore riconosciuto e altamente retribuito (27%). Nella speranza di realizzarsi professionalmente, sono pronti a lavorare con piena dedizione. Un’altra traiettoria di questo gruppo è quella associata alla scelta dello sport come carriera o come mezzo che permette di risalire la scala sociale (20,7%). Infine, il 16,3% ritiene che per raggiungere i propri obiettivi occorra essere attivi nella sfera pubblica o politica e coinvolti nelle attività di organizzazioni importanti.
Il secondo gruppo di giovani definisce il proprio percorso di vita puntando principalmente sull’aiuto di altre persone. Alcuni ripongono le loro speranze su un compagno (15,9%), mentre altri esprimono un orientamento chiaramente mercantilistico e si affidano a un matrimonio redditizio (14,7%) o all’uso del mecenatismo e dei legami familiari (9,3%). Un altro 5,1% ritiene che il trampolino di lancio per raggiungere i propri obiettivi sarà il proprio aspetto. Tuttavia, un confronto tra le risposte fornite dagli intervistati nel 2019 e nel 2020, mostra che le speranze riposte sul sostegno “degli altri” tendono a diminuire.
Comunque, il 7,8% dei giovani è pronto a trasferirsi in un altro Paese e nella fascia di età 21-25 anni questa percentuale sale all’11,1%. Il livello più alto, pari al 19,5%, si registra nel gruppo più povero.
Due terzi dei giovani in Italia, il 66,1%, sono fiduciosi nel futuro, mentre poco più di un quarto (28,8%) presenta un punto di vista opposto. Paradossalmente, l’epidemia da Coronavirus ha contribuito alla crescita (66,1%) della fiducia nel futuro (nel 2019 era pari al 55%), nonostante la mancanza di stabilità, l’aumento della disoccupazione e il calo dei redditi.
Nell’indagine del 2019 era emerso che il 57,4% degli intervistati era generalmente soddisfatto del proprio lavoro e che solo il 13% aveva l’intenzione di cambiare professione o campo di attività in futuro. Invece, secondo l’indagine 2020, il 30,4% intende apportare cambiamenti nella propria vita professionale. Secondo l’indagine del 2019, il 63,3% puntava alla posizione di dipendente ordinario, il 20% a diventare manager di livello medio e il 10,2% a titolare di impresa. I dati dell’indagine del 2020 presentano un quadro leggermente diverso. La posizione di dipendente ordinario ha perso nettamente il suo fascino. Solo il 15,9% mira a un posto da dipendente ordinario, il 18,3% vorrebbe crescere fino alla posizione di top manager e il 15,6% come manager di livello medio. La quota di coloro che desiderano diventare proprietari di piccole e/o medie imprese è rimasta circa allo stesso livello del 2019 (11,3%).
Rispetto al 2019, l’anno scorso si è verificato un cambiamento delle persone indicate come leader di riferimento: i rappresentanti della cultura e dell’arte hanno perso la funzione guida (dal 40,4% al 9,3%); mentre la maggioranza dei giovani italiani ha trovato modelli di comportamento degni di imitazione tra i personaggi statali e politici (25,5% nel 2019 e 40,8% nel 2020). Comunque, gli atleti sono ancora considerati un modello di riferimento positivo, principalmente i calciatori (23,6%), seguiti dagli artisti pop (20,8%) e dagli scienziati (19,1%). Un ruolo di modello di riferimento è stato riconosciuto, in termini accresciuti rispetto al passato, a rappresentanti delle imprese (10,8% nel 2020 dal 2% dell’anno precedente), giornalisti televisivi e presentatori (dal 3,9% al 13,2%). Molti meno esempi degni di comportamento sono stati rintracciati dai giovani tra religiosi (6,6%). Moltissimi, infine, sono i giovani che non hanno modelli di riferimento (23,3%).
Per quanto riguarda in particolare le giovani italiane, l’indagine ha rivelato che, per loro, la famiglia ha perso la sua importanza centrale. Le ragazze progettano le loro attività professionali come un impegno fondamentale per la loro vita: la carriera, l’auto-realizzazione, la ricerca di un lavoro per garantirsi un reddito, sono ormai considerati come elementi naturali, mentre si è ridotta l’importanza del valore di creare una propria famiglia e di avere dei figli.
Venerdì 10 luglio è stata presentata la nuova e tanto attesa rassegna dei Concerti del Lingotto, articolata in sei appuntamenti che si svolgeranno presso l’Auditorium «Giovanni Agnelli»di Torino.
La stagione avrà inizio il 13 ottobre 2021 per concludersi il 27 aprile 2022.
Sono ormai quattordici anni che Banca del Piemonte è accanto all’Associazione Lingotto Musica e sostiene con fierezza le sue attività.
Il Presidente Giuseppe Proto e il direttore artistico Francesca Gentile Camerana, con questa inaugurazione hanno dato un segnale di ottimismo, fiducia e di buono auspicio per un ritorno alla normalità e noi di Banca del Piemonte non possiamo che essere d’accordo grati per il loro lavoro.
A giugno, in Piemonte, sono state vendute poco più di 10.800 auto nuove, che hanno portato a oltre 66.500 il totale dall’inizio dell’anno. Naturalmente, il mercato è aumentato rispetto al 2020, fortemente penalizzato dalla pandemia; ma mostra di essere ancora lontano dai volumi registrati in precedenza. Comunque, l’incidenza della regione è ormai scesa intorno al 7% delle immatricolazioni nazionali, mentre è stato ben superiore negli anni d’oro di Fiat e Lancia, le marche di casa, quando, fra l’altro, tanti dipendenti ne diventavano anche rivenditori, comprando le vetture con lo sconto e poi, dopo qualche mese, le commercializzavano.
Ora, la marca Fiat ha il 18,8% del mercato piemontese (2.037 i suoi acquirenti in giugno) e la Lancia il 4,6% (502 esemplari venduti). Quote comunque superiori alle rispettive medie nazionali che, nello stesso mese, sono risultate del 14,8% e del 2,9%. Prova della permanenza di un certo attaccamento dei subalpini alle “loro” Case storiche, nonostante, fra l’altro, un’offerta globale inimmaginabile, ancora fino a qualche decennio fa, per quantità e qualità.
Però, se la grande concorrenza non ha impedito finora alla Fiat di essere la marca più venduta in Piemonte (Lancia è settima) va rilevato che il secondo posto è stato conquistato dalla Jeep (869 esemplari comprati in giugno) e il terzo dalla Volkswagen (685). E può sorprendere, almeno in parte, in quarta posizione per numero di vendite si trovi Toyota-Lexus (578), che, fra l’altro, precede anche Peugeot (505).
Il riferimento alla marca francese evoca inevitabilmente Stellantis, la nuova società nata dalla fusione del gruppo Fca (Fiat-Chrysler) con quello di Psa (Peugeot). E Stellantis può vantare la quota del 44,5% del mercato automobilistico piemontese, a fronte della media nazionale del 37,8%. In Piemonte, infatti, al risultato regionale hanno dato il loro contributo anche Citroen-Ds, ottava Casa con più vendite in regione (481), Opel (314), Alfa Romeo (59) e Maserati (4).
Al sesto posto per numero di immatricolazioni locali in giugno si è piazzata Renault con 522, al nono Suzuki (ha la sede italiana a Torino) con 436 e al decimo Hyundai con 408, alla pari con Dacia. Entrambe hanno preceduto anche Ford (406).
Per quanto riguarda specificatamente le tre tedesche alto di gamma, dai dati emerge che a vincere la sfida in Piemonte a giugno è stata Audi con 319 nuove immatricolazioni, 11 più della Bmw e 114 più della Mercedes.
A livello nazionale, le singole marche più vendute nei primi sei mesi di quest’anno sono Fiat (quota del 15,7%), Volkswagen (8,6%), Peugeot (6,4%), Ford (5,9%), Toyota (5,7%), Citroen (5,1%), Renault (4,8%), Opel (4,2%), Jeep (4,2%) e Audi (4,1%), che chiude la top ten. La quota di Bmw è del 3,5% e del 3,3% quella di Mercedes.
Ancora una constatazione relativa all’intero mercato italiano del primo semestre: Stellantis può vantare la leadership delle preferenze dei clienti in cinque delle otto categorie per alimentazione: ha i primi tre posti per le auto a benzina più vendute (Citroen C3, Opel Corsa e Fiat Panda), come per i diesel (Fiat 500X, Jeep Renegade e Peugeot 3008) e per le ibride-elettriche (Fiat Panda, Lancia Ypsilon e Fiat 500), il primo e il terzo posto per le ibride elettriche plug-in (Jeep Compass e Jeep Renegade), oltre che il primato per le elettriche pure, con la Fiat 500 (5.107 gli esemplari venduti dall’inizio di gennaio alla fine di giugno).
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In data 23 giugno è stato pubblicato, per le Economie Regionali, il Rapporto annuale sul 2020 del Piemonte.
Insieme a Camillo Venesio, nostro Amministratore Delegato e Direttore Generale, hanno partecipato alla presentazione pubblica de “L’Economia del Piemonte” Dario Gallina Presidente della Camera di commercio di Torino, Vladimiro Rambaldi Presidente del Comitato Torino Finanza, Giorgio Marsiaj Presidente Unione Industriale Torino.
Tanti gli aspetti emersi dalla relazione della Banca d’Italia, in particolare gli esperti si sono concentrati sugli effetti della pandemia sull’economia piemontese:
il PIL è sceso nel 2020 di poco più del 9%, in misura appena superiore alla media italiana;
l’industria è stata fortemente colpita dagli interventi di sospensione delle attività non essenziali di marzo e aprile 2020 e dal calo della domanda seguito allo scoppio dell’epidemia;
nel terziario i risultati sono stati eterogenei tra i comparti (ristorazione, turismo e servizi alla persona e il commercio non alimentare sono stati particolarmente colpiti dalle misure restrittive susseguitesi);
la partecipazione al mercato del lavoro si è ridotta, è aumentata la quota dei giovani che non studiano e non lavorano;
si è intensificato il ricorso allo smart working;
i redditi delle famiglie sono calati in misura più intensa della media italiana;
la rilevanza dello sviluppo digitale come fattore per sostenere l’innovazione e la competitività del sistema produttivo e per promuovere le competenze e l’inclusione sociale.
“L’unico rimedio alla disuguaglianza è la crescita” queste le parole di Camillo Venesio, come sempre ottimista e fiducioso nella ripresa del nostro Paese.