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Banche a confronto fra tradizione e innovazione, la sostenibilità è il fattore comune

Banche a confronto fra tradizione e innovazione, la sostenibilità è il fattore comune

Per Banca del Piemonte la sostenibilità è da sempre parte integrante dei valori e della cultura: «Per noi è un percorso evolutivo graduale finalizzato a sviluppare, progressivamente, un’attività solida e sostenibile nel lungo termine. Gli obiettivi di sostenibilità economica, sociale ed ambientale (Esg) sono per noi una sfida ed al contempo un’opportunità da cogliere per promuovere uno sviluppo diffuso della finanza sostenibile. Come banca, ci impegniamo a ridurre il nostro impatto sull’ambiente e a creare una nuova cultura del credito per la realizzazione di un sistema più resiliente e positivo nei confronti della società. Con grande senso di responsabilità, ogni giorno, muoviamo piccoli grandi passi verso un futuro più consapevole, perché solo tutti insieme possiamo fare la differenza» afferma Camillo Venesio, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Banca del Piemonte.

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Banca del Piemonte in cordata con il CAI Uget per la sostenibilità

Banca del Piemonte in cordata con il CAI Uget per la sostenibilità

«Quando uomini e montagne si incontrano, grandi cose accadono.» William Blake

 

Unite dagli stessi valori, Banca del Piemonte e CAI Uget diffondono in maniera sinergica un messaggio importante a favore della sostenibilità ambientale, del territorio e dell’inclusione sociale.

 

Nasce nel 2023 l’intesa tra Banca del Piemonte ed il CAI Uget, una data importante sia per la nostra Banca che per l’associazione: entrambe infatti hanno da poco raggiunto il traguardo dei 110 anni di attività. Quasi un segno del destino, un traguardo condiviso che ci ha uniti in questo importante sodalizio.

È il 1913, quando cinque giovani torinesi decidono di fondare un’associazione, CAI Uget, con lo scopo di promuovere l’alpinismo in ogni sua manifestazione, la conoscenza e lo studio delle montagne, soprattutto quelle del loro territorio di appartenenza, e la tutela del loro ambiente naturale.

Ed ecco un altro tassello che unisce la nostra realtà a quella di CAI Uget: il forte e indissolubile legame con il territorio di origine, le comunità che lo popolano e l’importanza di tenere fede ai propri valori fondanti.

Sono stati proprio i valori fondanti il vero trait d’union tra la nostra Banca e l’associazione a tal punto che abbiamo deciso di diventare loro sponsor e sostenerli nella attività di promozione di una cultura del territorio sostenibile, che abbraccia sia i temi ecologici, legati all’ambiente e alla montagna, che di inclusione sociale.

Una sinergia per diffondere un messaggio di sostenibilità, che tiene conto, oltre che della dimensione ambientale, anche di quella economica e sociale e della necessità di soddisfare i bisogni della generazione presente senza compromettere quelli della generazione futura.

Come compagni di cordata, vogliamo contribuire agli interventi di manutenzione previsti per quest’anno nei rifugi e bivacchi, in particolare per l’installazione di pannelli solari al Rifugio Guido Rey e la sostituzione di serramenti al Rifugio Monte Bianco, al bivacco Soardi Fassero e alla capanna speleologica Saracco-Volante.

La montagna, affascinante e maestosa quanto imprevedibile, è oggi uno degli ambienti più fragili del pianeta: avere un amico con cui affrontare ogni percorso è quanto di più saggio e importante ci possa essere.

Inizia così questa lunga ed emozionante camminata di Banca del Piemonte e Cai Uget verso la vetta.

Scopri gli interventi di manutenzione realizzati.

 

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Hi tech alla conquista delle campagne

Hi tech alla conquista delle campagne

I cambiamenti climatici spingono la rivoluzione digitale anche nelle campagne: oltre sei aziende agricole italiane su dieci (64%) hanno adottato almeno una soluzione di agricoltura 4.0, dai droni ai robot, dai sensori ai gps, dalle piattaforme satellitari all’internet delle cose. Non soltanto per aumentare la produttività e contenere i costi, ma anche per fronteggiare meglio gli eventi naturali e salvare l’ambiente.

È quanto emerge da una analisi di Coldiretti diffusa in occasione della Fieragricola Tech di Verona, dove è stato aggiunto che, secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio Smart Agrifood, il valore del mercato italiano dell’agritech è cresciuto del 1.500% nel giro di cinque anni, passando da 100 milioni a 1,6 miliardi di euro.

Tra le soluzioni più adottate dalle imprese agricole innovative spiccano l’informatizzazione dell’azienda attraverso software di gestione (adottata nel 40% dei casi), sistemi di monitoraggio e controllo di macchine e attrezzature agricole (23%), servizi di mappatura di coltivazioni e terreni (19%) e sistemi per il loro monitoraggio (14%), sistemi di supporto alle decisioni (12%).

La superficie agricola coinvolta dalla nuova ventata di innovazioni tecnologiche e digitali è di quasi un milione di ettari a livello nazionale, pari al 6% della superficie totale ma – sostiene Coldiretti – esiste un grande potenziale di crescita, soprattutto con l’utilizzo dei big data analytics e del cosiddetto “Internet delle cose”.

La tecnologia digitale, inoltre, è alla base del sistema blockchain per la tracciabilità dei prodotti e la garanzia dell’origine, considerata sempre più importante con il 53% dei consumatori che cerca spesso informazioni sulla tracciabilità dei prodotti agroalimentari al momento dell’acquisto, dal sito internet del produttore al qr code fino alla realtà aumentata.

Il profondo cambiamento dell’agricoltura italiana vede in prima fila, naturalmente, le nuove generazioni. Infatti, quasi una impresa agricola giovanile su tre (31%) applica oggi tecniche di agricoltura di precisione. Fra l’altro, più di un giovane su tre (37%) usa i social network per promuovere le proprie attività, con Facebook che rimane il canale preferito (71%).
“Occorre però colmare i ritardi nell’espansione della banda larga nelle zone interne e montane” sottolinea la Coldiretti, visto che quasi una famiglia su tre che vive in campagna non dispone di una connessione adeguata.

“Un gap insopportabile che penalizza le imprese agricole e che va superato per poter utilizzare al meglio nelle campagne tutto il potenziale delle nuove tecnologie” ha commentato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini.

 

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Bollette, dopo la stangata

Bollette, dopo la stangata

Dopo le maxi-stangate dell’anno scorso, le bollette di luce e gas sono diventate un po’ meno onerose, per le famiglie e le imprese. Ma, data la vulnerabilità energetica strutturale del nostro Paese, il rischio di nuovi rincari non si può escludere e, perciò, è meglio stare attenti, premunirsi e cercare le soluzioni più convenienti. Decisione opportuna e ora, con il libero mercato, possibile.

D’altra parte, ne vale la pensa. Basti pensare che nel 2022 il costo di luce e gas per le famiglie e le imprese del Piemonte è stato di 14,703 miliardi, più del doppio dell’anno precedente, quando era ammontato a 7,942 miliardi.

A livello nazionale, l’aumento delle bollette è stato di 91,5 miliardi di euro. Infatti, se le spese per l’energia elettrica sono aumentate del 109,5%, provocando in termini monetari un extracosto pari a 58,9 miliardi, quelle del metano sono cresciute addirittura del 126,4%, “alleggerendo” di 32,6 miliardi il portafoglio degli italiani.

La stangata ha colpito più le imprese che le famiglie. Se le prime hanno pagato 61,4 miliardi in più, le seconde, invece, “solo” – si fa per dire – 30 miliardi in più, come ha stimato l’Ufficio studi della Cgia.

A livello regionale il rincaro percentuale maggiore ha interessato l’Emilia-Romagna (+119,2%), il Friuli-Venezia Giulia (+119%) e il Trentino-Alto Adige (+118,3 per cento); ma di poco inferiore è stato quello del Piemonte (+117,5%). In termini assoluti, ovviamente, le più penalizzate sono state le regioni più popolate e con più attività economiche, come la Lombardia (+20,8 miliardi), l’Emilia- Romagna (+10,2 miliardi) e il Veneto (+10 miliardi).

Certo, a causa dell’aumento dell’inflazione, anche lo Stato centrale e le sue articolazioni periferiche hanno subito un’impennata della spesa energetica. Nel frattempo, però, l’incremento del gettito riscosso è stato molto rilevante. L’anno scorso le entrate tributarie erariali sono aumentate di 48,5 miliardi rispetto al 2021, ammontando così a 544,5 miliardi (+9,8%).

Questo aumento si deve anche al boom dell’Iva sui prodotti energetici, sui quali non tutti ci hanno rimesso. Molte aziende energetiche, ad esempio, nel 2022 hanno registrato un’impennata dei ricavi, tale per cui il Governo Draghi aveva istituito il contributo di solidarietà, che doveva consentire allo Stato di incassare 10,5 miliardi in più (al 30 novembre scorso, però, l’erario ha “ricevuto” solo 2,7 miliardi, tanto che la Corte dei Conti ha cercato di individuare le ragioni di questo flop, fra le quali la possibile traslazione del contributo sul consumatore finale).

Comunque, tra le misure attuate dal governo Draghi e quelle previste nel decreto Aiuti quater approvato dall’esecutivo guidato dalla Meloni, famiglie e imprese italiane nel 2022 hanno ricevuto aiuti per circa 70 miliardi contro il caro bollette. Pertanto, in linea puramente teorica, il maggiore aumento in capo a famiglie e imprese è stato di circa 20 miliardi.

Un importo puramente teorico, però, perché le imprese hanno utilizzato solo la metà degli aiuti messi a disposizione. Molte pmi, soprattutto quelle di piccola e micro-dimensione, infatti, hanno avuto grosse difficoltà nell’applicare la misura introdotta l’anno scorso, così non pochi hanno desistito.

Nel 2022 il prezzo dell’energia elettrica è più che raddoppiato (+142%), passando da 125 euro (media 2021) a 303 euro per MWh (media 2022): quello del gas, invece, è salito addirittura del 167%, passando da 46 euro (media 2021) a 123 euro (media 2022).

Il peggio, comunque, sembra essere ormai alle nostre spalle. A gennaio la media del prezzo dell’energia è scesa a 176 euro e quello del gas a 68 euro. Importi, quest’ultimi, in ogni caso superiori rispettivamente del 190 e del 240% se comparati con quelli di inizio 2021. Ma altri ribassi sono proseguiti, così che, secondo il Codacons, per la famiglia media la bolletta del gas potrebbe calare a 1.154 euro annui, con un risparmio di 237 euro rispetto alle tariffe oggi in vigore e per l’elettricità la bolletta media scenderebbe a 1.075 euro annui, con una minore spesa di 359 euro rispetto ai valori attuali (il risparmio complessivo tra luce e gas sarebbe di 596 euro annui a famiglia).

Il Codacons ha calcolato che rispetto alla spesa sostenuta nell’intero 2022 dalle famiglie italiane (1.866 euro per il gas, 1.322 euro per la luce) il risparmio complessivo per le forniture energetiche sul mercato tutelato raggiungerebbe quota 959 euro a nucleo.

Tuttavia sulle bollette di luce e gas pesa l’incognita del ritorno degli oneri di sistema. Il 31 marzo, infatti, scadrà l’azzeramento degli oneri sulle bollette dell’energia varato dal Governo, con la conseguenza che, in caso di mancata proroga del provvedimento, dal 1° aprile le bollette torneranno a salire, considerato che gli oneri di sistema pesano per il 10,7% sulle fatture della luce e per quasi il 5% su quelle del gas. E questa voce pesa per 12,4 miliardi all’anno sulla spesa energetica degli italiani.

Fra l’altro, una larga parte degli oneri di sistema serve a finanziare spese che nulla hanno a che vedere con i consumi energetici degli utenti, ricorda l’associazione dei consumatori, precisando che all’interno della voce oneri di sistema in bolletta si trovano infatti balzelli per coprire lo sviluppo tecnologico e industriale, la messa in sicurezza del nucleare, compensazioni territoriali, sostegno alla ricerca di sistema e, addirittura, regimi tariffari speciali per il servizio ferroviario universale e merci.

 

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I matrimoni e le unioni civili sono in ripresa dopo il Covid

I matrimoni e le unioni civili sono in ripresa dopo il Covid

In ripresa, dopo il Covid, anche i matrimoni e le unioni civili. Secondo i dati provvisori dei primi nove mesi del 2022, in Italia, i matrimoni sono aumentati del 4,8% rispetto allo stesso periodo del 2021, ma non abbastanza per recuperare la quantità di nozze perse nel 2020 e soprattutto del 2019. Comunque, mettendo a confronto il 2022 con il 2021, l’Istat ha rilevato che crescono soprattutto i secondi matrimoni (+15,6%), mentre i primi matrimoni aumentano in misura molto più contenuta (+2,1%) e, tra questi, l’aumento è dovuto esclusivamente al rito civile (+8,2%). I primi matrimoni religiosi, infatti, mostrano una diminuzione del 2%.

Le unioni civili, a loro volta, aumentano di un terzo nei primi nove mesi del 2022, lasciando ipotizzare un parziale recupero di quanto perso nell’anno della pandemia.

Comunque, nel 2021, i matrimoni nel nostro Paese sono stati 180.416, quasi il doppio del 2020. Questa crescita, però, non ha colmato la perdita dell’anno della crisi pandemica che, con la celebrazione di 96.841 matrimoni, aveva evidenziato un calo del 47,4% rispetto al 2019, confermando la tendenza alla diminuzione della nuzialità in atto da oltre quarant’anni.

Nel 2021, i primi matrimoni (142.394, pari al 78,9% dei matrimoni totali), hanno ripreso a salire, fino a sfiorare i livelli registrati prima della pandemia. A crescere sono state soprattutto le prime nozze con sposo e sposa in età tra 30 e 34 anni (rispettivamente +140,9% e +148,5%), le classi di età più penalizzate nell’anno della pandemia.

Le libere unioni (convivenze more uxorio) sono più che triplicate tra il biennio 2000-2001 e il biennio 2020-2021 (da circa 440 mila a 1,450 milioni). L’incremento è da attribuire soprattutto alle libere unioni di celibi e nubili.

L’Istat ha rilevato, inoltre, che negli ultimi due decenni il netto ridimensionamento numerico delle nuove generazioni, dovuto alla fecondità bassa e tardiva, registrata a partire dalla metà degli anni Settanta, ha prodotto un effetto strutturale negativo sui matrimoni così come sulle nascite. Infatti, man mano che queste generazioni, molto meno numerose di quelle dei loro genitori, entrano nella fase della vita adulta si riduce la numerosità della popolazione in età da matrimonio e, di conseguenza, a parità di propensione a sposarsi, cala il numero assoluto di nozze.

Peraltro, l’aumento dell’instabilità coniugale contribuisce alla diffusione delle seconde nozze e delle famiglie composte da almeno una persona che abbia vissuto una precedente esperienza matrimoniale, fenomeno che genera nuove tipologie familiari.

La pandemia, però, ha colpito in maniera meno pesante i secondi matrimoni (-28,6% nel 2020 rispetto al 2019), cosicché la loro successiva ripresa, pur meno incisiva rispetto ai primi matrimoni, è tale da superare i livelli del 2019; infatti, nel 2021 sono stati 38.022, lo 0,2% in più.

La tipologia più frequente tra i matrimoni successivi al primo è quella in cui lo sposo è divorziato e la sposa è nubile (sono 12.444, il 6,9% dei matrimoni celebrati nel 2021); seguono le celebrazioni in cui entrambi gli sposi sono divorziati (6,3%) e quelle in cui la sposa è divorziata e lo sposo è celibe (5,7%).

Le percentuali più alte di matrimoni con almeno uno sposo alle seconde nozze sul totale delle celebrazioni si osservano in Liguria (36,1%) e Friuli-Venezia Giulia (32,5%).

Dalle statistiche dell’Istat, fra l’altro, emerge che nel 2021 sono state celebrate 24.380 nozze con almeno uno sposo straniero (+29,5% rispetto all’anno precedente). I matrimoni misti, in cui uno sposo è italiano e l’altro straniero, sono stati oltre 18mila. Quasi i tre quarti dei matrimoni misti riguardano coppie con sposo italiano e sposa straniera (13.703, pari al 7,6% delle celebrazioni a livello nazionale nel 2021). Le donne italiane che hanno scelto un partner straniero sono 4.595, il 2,5% del totale delle spose.

Nel 2021, gli uomini italiani hanno sposato una cittadina rumena nel 19,2% dei casi, ucraina nel 13,2% e russa nel 7,1%. Le donne italiane che hanno contratto matrimonio con un cittadino straniero hanno invece più frequentemente uno sposo di cittadinanza marocchina (12,1%) o albanese (9,7%)

La quota dei matrimoni civili osservata nel 2021 è risultata del 54,1%. Il rito civile è chiaramente più diffuso nelle seconde nozze (95%), essendo in molti casi una scelta obbligata e nei matrimoni con almeno uno sposo straniero (91,9%). La scelta del rito civile va però diffondendosi sempre di più anche nel caso dei primi matrimoni (43,1% nel 2021). Considerando i primi matrimoni tra sposi entrambi italiani (89% dei primi matrimoni) l’incidenza di quelli celebrati con rito civile è del 37,5% nel 2021.

La scelta del regime patrimoniale di separazione dei beni è risultata l’opzione prescelta dagli sposi nel 73,4% dei casi (74,7% nel 2020).

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