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In ripresa la ricerca italiana

In ripresa la ricerca italiana

L’Istat ha comunicato che se per il 2022 i dati preliminari indicano un peggioramento della spesa in R&S delle imprese (-2,9% rispetto al 2021), per il 2023 è invece stimata una ripresa, in grado di riportare i valori di spesa a livelli superiori al 2021: secondo le previsioni la spesa delle imprese aumenterà raggiungendo il valore di circa 16 miliardi di euro (+5,2% rispetto al 2022).

E nel settore delle istituzioni pubbliche, che già hanno evidenziato un aumento del 5,6% della spesa in R&S rispetto al 2021, l’andamento crescente prosegue nel 2023: l’aumento previsto è pari al 12,2% rispetto all’anno precedente. Così come per le istituzioni private non profit si prevede una crescita della spesa sia nel 2022 (+4,3%) che nel 2023 (+8,6%).

Comunque, già nel 2021 si è registrato un discreto recupero delle attività di R&S, dopo la contrazione registrata nel 2020 a causa della crisi pandemica. La spesa complessiva in R&S intra-muros, effettuata da imprese, istituzioni pubbliche, istituzioni private non profit e Università, nel 2021 è ammontata a circa 26 miliardi di euro (+3,8% rispetto al 2020), risultando così inferiore di appena l’1% rispetto al 2019.

Tuttavia, la ripresa della spesa 2021 ha investito prevalentemente le istituzioni pubbliche (+9,7%) e le Università (+7,9%), mentre nel settore delle imprese la crescita è stata modesta (+1,1%) e ha interessato soltanto le imprese di maggiore dimensione.

Nel settore delle imprese, però. l’aumento così contenuto è dipeso sostanzialmente dal minor numero di imprese che hanno complessivamente svolto attività di R&S: 14.172 contro le 15.718 del 2020).

L’incidenza percentuale della spesa nazionale in R&S sul Pil nel 2021 è risulta pari all’1,45%, in diminuzione rispetto all’anno precedente (1,51%). In particolare, l’incidenza degli investimenti delle imprese sul Pil è stata pari allo 0,88%.

Nel 2021, quella del settore privato (imprese e non profit) ha continuato a essere la principale componente della spesa in R&S intra-muros complessiva (62,1%). Le imprese hanno investito 15,6 miliardi di euro con un peso pari al 60,2% della spesa totale.

Le Università con il 24% della spesa complessiva rappresentano l’attore più importante della R&S nazionale dopo le imprese, mentre il contributo del settore pubblico è risultato pari al 14% della spesa totale.

Con riferimento alle fonti di finanziamento, le imprese finanziano la maggior parte della spesa in R&S (14 miliardi, pari al 53,9% dei finanziamenti complessivi). Seguono il settore delle istituzioni pubbliche (35,1%, pari a 9 miliardi) e i finanziatori stranieri (8,8%, pari a 2,3 miliardi), calati del 19% rispetto al 2020.

A eccezione del non profit e delle Università, l’autofinanziamento si conferma la fonte principale della spesa per R&S.

Trasversalmente alle attività economiche, la ripresa 2021 ha interessato solo le grandi imprese. La crisi causata dalla pandemia ha colpito soprattutto le piccole imprese (meno di 50 addetti), la cui spesa si è ridotta del 6,3% rispetto al 2020, mentre nelle imprese di media dimensione (50-249 addetti) il calo è stato più contenuta (-3,2%). All’opposto, emerge il discreto recupero delle attività di R&S delle imprese con oltre 249 addetti, che hanno speso il 3,8% in più rispetto al 2020.  Indipendentemente dalla classe dimensionale, l’indebolimento delle attività di R&S nel 2021 ha riguardato soprattutto le imprese dei servizi. I più colpiti sono stati i comparti della finanza e assicurazioni (-17,3% rispetto al 2020), i servizi informatici (-5,7% i servizi principali e -6,2% i servizi collaterali) e il commercio (-7,1%).

All’opposto, nell’industria e nelle costruzioni la crisi ha segnato l’avvio di una ripresa (rispettivamente pari a +3,3% nelle prime e a +12,7% nelle seconde).

Le imprese che hanno investito maggiormente in R&S sono concentrate nei settori della produzione di macchinari, autoveicoli e altri mezzi di trasporto: i tre settori insieme rappresentano oltre un terzo della spesa complessiva. Seguono l’elettronica, il comparto della R&S e l’informatica con un miliardo di spesa e quote superiori al 6%.

A livello territoriale, la spesa 2021 in R&S resta fortemente concentrata; i due terzi del totale infatti (oltre 17 miliardi di euro), sono effettuati da sole cinque regioni: Lombardia (20%), Lazio (15,2%), Emilia-Romagna (13,5%), Piemonte (10,9%) e Veneto (8,0%). Altre due regioni sostengono una spesa superiore al miliardo di euro: la Toscana, con una quota regionale del 7% della spesa totale, e la Campania (5,7%). Tutte le altre regioni contribuiscono complessivamente con una quota di poco inferiore al 20%.

In termini di incidenza della spesa per R&S sul Pil, buone performance sono state registrate nel 2021 in Emilia-Romagna (2,15%), Piemonte (2,08%) e Lazio (2,00%); mentre la Lombardia (1,28%) e il Veneto (1,27%), storicamente leader della R&S, si sono posizionate sotto la media nazionale.

Le peggiori performance 2021 sono state rilevate in Basilicata (0,55%), Valle d’Aosta (0,58%) e Calabria (0,59%).

Fra l’altro, l’Istat ha censito che, complessivamente, il personale impegnato nella R&S nel 2021 ha continuato a diminuire: gli addetti sono risultati circa 501mila (-3,8% rispetto al 2020). Però, il calo degli addetti è attribuibile solo al settore delle imprese (-8%), perché negli altri settori si è evidenziata una buona ripresa (+2%nel settore pubblico, +2,9% nelle Università e +4,8% nel non profit).

I ricercatori erano circa 159mila e rappresentano il 47,7% del totale degli addetti a R&S, in aumento dell’1,3% rispetto al 2020. L’incidenza maggiore si è rilevata nelle istituzioni non profit (70%). Costituiscono ovviamente la componente principale anche nelle Università, dove allora erano il 66,5% degli addetti alla R&S e rappresentavano più della metà degli addetti alla R&S nelle istituzioni pubbliche (più precisamente il 58,5%).

Tutt’altro discorso va fatto per le imprese, dove l’incidenza di ricercatori è risultata di poco più di un terzo sugli addetti complessivamente dedicati alla R&S.

Nel 2021 le donne impegnate in attività di R&S, pari a un terzo degli addetti, ammontavano a 170mila. In particolare, le ricercatrici erano 57mila.

 

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Investimenti: meglio governativi europei e quality growth

Investimenti: meglio governativi europei e quality growth

“Al momento preferiamo i titoli governativi europei […] sono più difensivi e tendono a beneficiare del rallentamento dell’economia”, spiega il nostro Stefano Stillavato, Fund Selector presso l’Ufficio Investment Advisory.

Sulle pagine della rivista specializzata FundsPeople parla di scelte di investimento, selezione di fondi e costruzione di portafogli dei clienti.

Ma anche di sostenibilità nel mondo della finanza.

Leggi l’intervista completa  

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Il valore del Risparmio: celebriamo la Giornata Mondiale del Risparmio

Il valore del Risparmio: celebriamo la Giornata Mondiale del Risparmio

La Giornata Mondiale del Risparmio

Ogni anno, il 31 ottobre, il mondo si unisce per celebrare la Giornata Mondiale del Risparmio, arrivata quest’anno alla sua 99° edizione. Ad ogni Giornata Mondiale del risparmio corrisponde un tema, che quest’anno è “Scelte consapevoli, educazione, responsabilità. La sfida del risparmio per le nuove generazioni”.

Questa giornata, istituita per promuovere una maggiore consapevolezza sul valore del risparmio, ci offre l’opportunità di riflettere sulle abitudini finanziarie e sulle strategie che possiamo adottare per assicurarci un futuro finanziario più sicuro.

L’obiettivo è sì quello di sensibilizzare le persone sull’importanza del risparmio e della gestione oculata delle proprie finanze in previsione di progetti futuri, ma in primo luogo è quello di sviluppare una cultura del risparmio e di aumentare la consapevolezza nelle decisioni finanziarie prese.

Le nuove generazioni si trovano oggi di fronte a un quadro economico complesso, dovuto all’inflazione e all’aumento dei prezzi.

A maggior ragione, il risparmio rimane un’abitudine importante per migliorare il proprio benessere finanziario e garantirsi una migliore qualità della vita.

Educare al risparmio significa educare alla previdenza, a pianificare il futuro e a proteggersi dagli imprevisti.

Il risparmio è un concetto fondamentale che influisce sulla vita di tutti, indipendentemente dalla propria situazione finanziaria.

Il risparmio svolge un ruolo cruciale nella nostra vita per diverse ragioni e prima di intraprendere qualsiasi viaggio finanziario, è essenziale capire cosa significhi “risparmiare”. Non si tratta solo della gestione dei soldi, ma è anche una dimostrazione di responsabilità finanziaria e di autodisciplina, significa allocare i soldi in modo oculato, evitando spese superflue e investendo in ciò che è realmente importante.

La Giornata Mondiale del Risparmio, ci offre un pretesto per parlare e riflettere sull’importanza del risparmio e come possiamo renderlo un automatismo nelle nostre vite.

 

Perché è importante risparmiare?

Per assicurarsi un futuro finanziario sicuro: il risparmio costante ci permette di accumulare risorse finanziarie per far fronte a future esigenze, come l’istruzione dei figli, la casa, la pensione e le emergenze inaspettate come il guasto dell’automobile o un intervento dal dentista.

Per riduzione dello stress finanziario: avendo un fondo di risparmio, riduciamo notevolmente lo stress legato alle difficoltà finanziarie. Saper di avere un ammontare di risparmio ci dà tranquillità.

Per poter cogliere opportunità di investimento: il risparmio può essere il punto di partenza per investire in modo intelligente, che può generare redditi passivi nel tempo.

Per realizzare i propri sogni: avere una somma accumulata, ci permette di rendere i nostri sogni realtà. Comprare una casa, avviare un’attività imprenditoriale, fare un viaggio o investire nella nostra formazione.

Per garantirsi un’indipendenza finanziaria: Il risparmio può portare all’indipendenza finanziaria, permettendoci di raggiungere i nostri obiettivi senza dover dipendere interamente da prestiti o crediti.

Da dove partire per iniziare a risparmiare?

 

La Giornata Mondiale del Risparmio è un ottimo momento per iniziare o rivedere le nostre abitudini di risparmio. Ecco alcuni consigli per farlo:

Mantenere uno stile di vita sostenibile: evitare di vivere al di sopra delle proprie possibilità stabilendo un budget di spesa mensile, cercando di evitare gli acquisti impulsivi, tagliando le spese superflue e valutando come risparmiare sulle proprie spese ricorrenti confrontando ad esempio offerte su servizi come luce, gas e servizi di telefonia.

Definiamo un piano di risparmio per raggiungere piccoli obiettivi.

Stabilire obiettivi finanziari: definire obiettivi chiari ci dà uno scopo per risparmiare. Che si tratti di risparmiare per una vacanza, una casa o la pensione, avere un obiettivo in mente ci motiverà.

Investire saggiamente: una volta accumulato un fondo di risparmio, considerare l’opportunità di investire in modo da far crescere il proprio patrimonio. Affidarci a dei professionisti aiuterà a capire meglio quanto e come investire i propri risparmi.

La Giornata Mondiale del Risparmio ci ricorda l’importanza di coltivare abitudini finanziarie responsabili e di risparmiare per un futuro migliore.

Non importa quanto si è giovani o meno giovani, il risparmio è un passo fondamentale verso la sicurezza finanziaria e l’indipendenza.

Inizia oggi a risparmiare per costruire un futuro finanziario più solido e raggiungere i tuoi obiettivi. La strada potrebbe non essere sempre facile, ma i benefici del risparmio sono duraturi e gratificanti.

Come Banca, ci impegniamo ad offrire ogni giorno ai nostri clienti le soluzioni più adatte per tutelare e valorizzare i loro risparmi, aiutandoli così a dare valore al proprio futuro e ai propri progetti.

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Quando e perché si vende casa

Quando e perché si vende casa

Più del 40% degli italiani ha vissuto nella stessa casa per oltre 15 anni prima di decidere di venderla. Meno di uno su quattro (23%), invece, ci ha abitato per un periodo pari o inferiore ai cinque anni prima di compiere questo passo.

Queste sono alcune delle evidenze emerse dall’ultimo sondaggio di Immobiliare.it, il portale immobiliare leader in Italia, condotto su un campione di tremila utenti per capire quale sia stata la loro esperienza complessiva con la vendita di un immobile.

Cosa ha spinto gli italiani a vendere casa?

Il 28,4% lo ha fatto per la necessità di poter usufruire di uno spazio più grande e, di quanti hanno dato questa motivazione, ben il 36,5% si trova nella fascia d’età 46-60 anni.

Per poco più di un quarto dei rispondenti, invece, la vendita è stata dettata dal fatto che l’immobile di proprietà era inutilizzato. Il 21,5%, poi, ha dovuto mettere sul mercato la propria abitazione a causa del trasferimento in un altro Paese (probabilmente per godersi la pensione in un clima mite, dal momento che il 41% di chi dato questa risposta ha più di 60 anni).

Nel 15% dei casi la ricerca di uno spazio più piccolo (e di più facile gestione) è stato il principale movente di questo passo.

Infine, solo nel 10% circa dei casi la vendita è stata dettata da difficoltà finanziarie o da una pratica di separazione/divorzio.

“Negli ultimi anni – ha commentato Carlo Giordano, consigliere di amministrazione di Immobiliare.it –  l’idea di casa si è evoluta, insieme al bisogno di avere a disposizione uno spazio vitale maggiore rispetto a prima. Ecco, quindi, che per molti italiani è sorta la necessità, e la voglia, di cambiare abitazione, cercandone una che meglio rispondesse alle mutate esigenze di vita: un ambiente interno in più, multifunzionale e la possibilità di accedere a uno spazio esterno privato”.

Comunque, se un partecipante al sondaggio su tre ha fatto passare circa un mese tra la decisione di mettere in vendita il suo immobile e l’avvio ufficiale delle pratiche per trovare un acquirente, il 16% ci ha messo invece oltre un anno per decidersi. Poco meno del 30% poi si è preso tra i due e i cinque mesi per pensarci e dare avvio al processo e circa il 14% tra i sei mesi e l’anno.

Ripensamenti? Sembra di no.

Il 40% circa degli italiani, infatti, non ha avuto alcun dubbio nel mettere in vendita la propria casa, mentre oltre il 20% è stato frenato dal sentimento che lo legava all’immobile, spesso la casa di famiglia o un lascito importante.

Una percentuale simile (19,5%) ha avuto invece delle remore legate alla difficoltà di reperire le risorse finanziarie necessarie ad acquistare una casa in sostituzione.

Quasi il 15% poi ha messo in discussione la decisione presa ripensando all’investimento iniziale fatto per comprare l’immobile.

Solo il 6% di chi ha venduto o sta vendendo casa si è fatto frenare dall’esborso necessario per ristrutturarla prima di poterla proporre sul mercato a un prezzo vantaggioso.

“Per gli italiani, si sa – ha continuato Giordano – la casa, oltre a essere vista come la miglior forma di investimento, è anche un bene con il quale si ha spesso un forte legame emotivo, dal momento che rappresenta il successo raggiunto dal nucleo familiare. Non sorprende, quindi, che tra le principali motivazioni che ritardano l’effettiva messa sul mercato dell’abitazione, una volta che la decisione di vendere è stata presa, ci sia il valore affettivo, prima ancora di considerazioni prettamente economiche”.

Dal sondaggio è anche emerso che un italiano su cinque che ha venduto casa negli ultimi anni è riuscito a farlo in due mesi o meno (e il 70% circa degli immobili venduti in questo arco temporale si trovavano nel Nord del Paese), mentre il 15% ci ha impiegato oltre un anno.

Tuttavia, ben il 38% dei rispondenti non ha ancora trovato l’acquirente giusto per il proprio immobile, ma c’è da dire che oltre il 60% di questi lo ha messo sul mercato da meno di sei mesi.

La stragrande maggioranza degli italiani si affida a un agente immobiliare per l’acquisto della propria casa. D’altra parte – ha detto Paolo Giabardo, direttore generale di Immobiliare.it – farsi affiancare da un professionista per un investimento che è tra i più importanti della propria vita è senz’altro la cosa giusta da fare. E i processi di digitalizzazione del mercato stanno ulteriormente avvicinando le persone ai professionisti”.

 

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Banca del Piemonte insieme al CAI Uget per la sostenibilità delle nostre montagne

Banca del Piemonte insieme al CAI Uget per la sostenibilità delle nostre montagne

“La montagna non è solo neve e dirupi, creste, torrenti, laghi, pascoli. La montagna è un modo di vivere la vita. Un passo davanti all’altro, silenzio, tempo e misura.” Paolo Cognetti

 

Unite dagli stessi valori, Banca del Piemonte e CAI UGET si impegnano concretamente al recupero delle nostre montagne e a diffondere un modello di turismo montano più sostenibile.

Si sono realizzate durante l’estate le opere di manutenzione ai rifugi di proprietà del CAI Uget con il contributo di Banca del Piemonte, frutto dell’intesa nata nel 2023 tra le due realtà piemontesi, unite dal forte e indissolubile legame con il territorio di origine e i suoi abitanti.

Due sono stati i principali interventi: i lavori di efficientamento energetico al Rifugio Guido Rey a 1.760 mt, in Val di Susa, e le opere di ristrutturazione della Capanna speleologica Saracco-Volante a 2.200 mt, nel massiccio del Marguareis.

Al Rifugio Guido Rey a Beaulard (tra Bardonecchia e Oulx, TO), i lavori sono stati eseguiti da giugno all’inizio di agosto e hanno riguardato il revamping e l’implementazione degli impianti di produzione di acqua calda sanitaria, con l’installazione di un nuovo accumulo da 500, collegato a due fonti di calore: tre collettori solari piani di 8 m2 di superficie irradiata e un generatore a biomassa (caldaia a legna) per sopperire ad eventuali giornate di maltempo prolungato. Una volta completata l’installazione dei collettori solari, ad oggi non è stato più necessario usare la caldaia a legna, perfino nelle giornate di grande affluenza.

Alla Capanna Saracco-Volante a Piaggia Bella (nel comune di Briga Alta, CN), con il nostro sostegno sono stati sostituiti i vecchi serramenti, ormai deteriorati, e sono state riverniciate le pareti esterne che ora brillano alla luce del sole e guidano gli escursionisti nelle giornate uggiose.

Si è concretizzato così il sodalizio tra la nostra Banca e l’associazione, entrambe impegnate a promuovere la sostenibilità ambientale e sociale, per la tutela del territorio piemontese e le sue comunità, a salvaguardia della sua bellezza fatta di natura, paesaggi, storia, cultura e tradizioni.

Insieme abbiamo dato vita ad un ambizioso progetto volto al recupero di rifugi e bivacchi nelle nostre valli e a diffondere un messaggio comune per aumentare la consapevolezza dell’importanza di uno sviluppo sostenibile della montagna.

Siamo orgogliosi di aver dato una nuova vita agli storici rifugi e bivacchi di proprietà del CAI Uget e una casa più accogliente a tutti gli appassionati e frequentatori delle nostre montagne.

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