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Arrecare danni a terzi

Arrecare danni a terzi

Spesso pensiamo che per proteggerci sia sufficiente ridurre i rischi, stare attenti, comportarci in maniera sana. Così, evitiamo se possibile di mangiar male, di fumare, di guidare troppo velocemente; come se tutto potesse dipendere da noi. Nella realtà, non solo non siamo né possiamo essere perfetti ma soprattutto siamo soggetti a fatti ed imprevisti che sono anche indipendenti dalla nostra volontà e che possono arrecare ad altri danni dei quali saremmo chiamati a rispondere.

Perché pensare ad altri è pensare anche a sé

Alcune delle cose che possono accadere hanno effetto su di noi, sui nostri beni e sui nostri soldi. La salute ne è un esempio tipico. Ci sono tuttavia eventi che, involontariamente, possono recare un danno ad altri e dei quali per legge siamo chiamati a rispondere. Questi “altri” sono i cosiddetti terzi, persone fisiche o giuridiche estranee ai nostri rapporti quotidiani familiari o societari. Il campo di quello che può accadere è talmente vasto che spesso fatichiamo a ragionare sui danni che potremmo arrecare ai terzi e alle conseguenze che ne potrebbero derivare. Ci sono tuttavia situazioni nelle quali il nostro intero patrimonio può non essere sufficiente a coprire i danni dei quali siamo responsabili. Prevenirle ha costi così bassi da rendere conveniente questo tipo di protezione.

“Il campo di quello che può accadere è talmente vasto che spesso fatichiamo a ragionare sui danni che potremmo arrecare ai terzi e alle conseguenze che ne potrebbero derivare”

Chi rompe paga

Un bambino che getta qualcosa dalla finestra, un tubo dell’acqua di casa che si rompe, la lavatrice che perde, un piccolo incendio, investire qualcuno sugli sci, il cane che litigando morde qualcuno, danni causati da tubi scoppiati o perdite, utensili che si guastano… le cause di danni ad altri sono pressoché infinite e possono generare pesanti conseguenze. In tutti i casi, chi rompe o danneggia qualcosa di proprietà di un condominio, di un vicino di casa, dell’azienda per la quale lavora o di una Pubblica Amministrazione è tenuto a risarcire i danni che ha prodotto. Più specificamente possiamo, inavvertitamente, arrecare danni a:

persone, rendendole impossibilitate, per poco o tanto tempo, a proseguire la loro attività lavorativa o vita quotidiana;
cose degli altri, che possono pretendere da noi la riparazione o sostituzione di quel che abbiamo danneggiato;
patrimonio e reddito, ad esempio laddove il danno arrecato impedisca alle persone colpite di poter svolgere la propria attività professionale o imprenditoriale o, ancora, di dover tenere chiusa la propria attività commerciale

Questi ed altri eventi possono avere esiti così rilevanti da rendere obbligatoria, ad esempio nella circolazione degli autoveicoli, una forma di protezione.

Obbligatorio o facoltativo? Dipende …

Tutti coloro che guidano un veicolo o vivono in un condominio conoscono bene ciò di cui si sta parlando. Ci sono, infatti, diverse assicurazioni obbligatorie. Tra queste, la più diffusa è la Responsabilità Civile Auto (RCA), che copre i danni causati a terzi in caso di incidente stradale del quale siamo responsabili. Ci sono tuttavia altre circostanze nelle quali la legge impone l’assicurazione: ad esempio, alcune professioni, come avvocati, medici, ingegneri, sono obbligate per legge a stipulare una forma assicurativa che copre i danni causati a terzi a causa di errori o omissioni commessi nell’esercizio della propria professione.

Queste forme assicurative sono obbligatorie perché sarebbe profondamente ingiusto subire un danno da terzi che non dispongono di risorse sufficienti a compensarlo. Il principio cui si ispirano è che l’autorità può imporre scelte e quindi limitare le libertà altrui quando si verificano comportamenti che arrecano danni ad altri.

La legge, tuttavia, non può imporre o immaginare ogni forma di danno arrecabile a terzi, e quindi opera solo nei casi più categorizzabili e diffusi. E negli altri casi, anch’essi quotidiani? Qui, l’obbligo è morale e spetta a noi.

“Le leggi non tutelano sempre tutto e tutti. Una parte della cura è in capo alle persone, e richiede comportamenti individuali che hanno un buon impatto collettivo.”

La responsabilità è un fatto sociale, che può comportare conseguenze economiche.

Poco o tanto frequente?

Gli eventi che si sono verificati e che erano coperti da assicurazione di responsabilità civile, nel solo 2021, sono stati 292.000, circa 800 al giorno. L’importo medio dei sinistri risarciti è pari a 6.918 euro (Fonte: Ivass 2022) ma l’importo massimo previsto attualmente dal Tribunale di Milano per il risarcimento di un danno non patrimoniale è superiore a 1.236.000 euro.

Sono cifre che possono mettere in ginocchio qualunque economia personale e familiare. Per questo, al di là degli obblighi di legge, essere certi di non patire se arrechiamo un danno ad altri è una delle forme naturali di copertura di ogni persona e famiglia.

Ogni giorno succede qualcosa che danneggia o deteriora  altre persone o beni. Occuparsene significa non dovere preoccuparsene.

Passare all’azione

La possibilità di dover rispondere dei danni arrecati a terzi richiede sia prevenzione che rimozione delle conseguenza economiche possibili.

La prevenzione consiste nella riduzione di comportamenti potenzialmente in grado generare danni. Sciare con attenzione, chiedere ai proprietari di altri animali se sono litigiosi, chiudere con cura i rubinetti prima di partire sono solo alcune delle cure normali e fanno parte del capitolo “buon senso”. Si tratta, in effetti, di ridurre le probabilità di produrre danni. Certo, chi ha bambini o cani corre più rischi di chi non ne ha, e chi vive in un condominio è più a rischio di chi vive in una casa isolata ma anche le situazioni in apparenza meno pericolose non ci proteggono dalla possibilità di incappare in un rischio del quale rispondere.

Non tutto dipende in maniera diretta dalle nostre attività; talora le cause sono indirette.

È bene, di conseguenza, verificare periodicamente la tenuta dei propri cornicioni, preoccuparsi se le tubature condominiali subiscono frequenti guasti, non tenere oggetti pericolosi sulle finestre se abbiamo bambini piccoli e così via. Il problema della responsabilità civile verso gli altri, tuttavia, è duplice: da un lato non è semplice prevenire le infinite cause, dall’altro il danno arrecato è del tutto imprevedibile. Un vaso di fiori che cade da un balcone su un cofano, infatti, ha un esito radicalmente diverso dallo stesso vaso di fiori che cade in testa a una persona. La varietà degli incroci tra cause ed effetti rende necessario estendere le coperture obbligatorie e qui non ci sono supporti pubblici o associativi che possono aiutarci: dobbiamo proteggerci utilizzando forme associative, mutualistiche o assicurative.

“Ogni caso è diverso, pensa alle caratteristiche della tua situazione famigliare e valuta forme di protezione che la tutelino.”

Non tutti i rischi che corriamo sono misurabili con precisione in termini di frequenza o danno ipotizzabile. La vita privata e quella professionale sono anche attraversate da rischi che possono accadere e dei quali non sappiamo se avremo la capacità economica di fronteggiarli. Questi rischi non vanno tenuti sulle spalle, costituendo pericoli, ma gestiti con le forme più corrette ed efficaci.

Conclusione

Pensare agli altri, anche nella gestione delle proprie economie personali non è solo una questione di generoso altruismo ma anche di razionale egoismo. In fondo, gli altri siamo “noi” ed è naturale che vorremmo essere risarciti adeguatamente se subiamo danni. Per questo, coprirsi per la responsabilità civile è un modo per proteggere se stessi e rispettare la propria comunità contribuendo alla serenità di tutti. È bene ricordare, come sempre in questi casi, che mutualità ed assicurazioni sono forme che si basano su un principio molto semplice: privarsi di poco (denaro) per non correre il rischio di dover privare noi e gli altri di molto.

Dalla sanità alla salute

Dalla sanità alla salute

Fino a qualche anno fa stare bene significava, semplicemente, non stare male. Oggi la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce la salute come ”Una condizione di completo benessere fisico, mentale e sociale e non esclusivamente l’assenza di malattia o infermità.”

Ci teniamo al benessere, del corpo e della mente. Mangiamo meglio, facciamo più attività fisica, cerchiamo di trovare equilibrio tra stress quotidiani e tempi liberi. Fumiamo meno e certo dovremmo fare più prevenzione ma prima o poi ci arriveremo. Perché, come recitava una vecchia canzone “quando c’è la salute c’è tutto”. Questo tutto, però, va coltivato, curato e tenuto in conto.

Curarci oggi: qualche dato

In Italia, ogni anno si effettuano più di 1 miliardo e 232 milioni di prestazioni sanitarie, che vanno dalle visite agli esami ai ricoveri ed agli interventi. Nel 2022, i malati cronici sono pari al 18,5%, della popolazione totale. Oltre 2,8 milioni di anziani non sono autosufficienti. Troppo spesso sottovalutiamo la possibilità di avere bisogno di cure.

La salute è come l’acqua: ci accorgiamo della sua essenzialità solo quando manca. Dobbiamo però metterci in condizione di gestire, e non subire, le eventuali necessità urgenti ed importanti.

Il SSN, una grande conquista che però arretra

Il Sistema Sanitario Nazionale rappresenta una delle più importanti conquiste sociali del secolo scorso, e dovrebbe garantire a tutti i cittadini il diritto fondamentale alla salute. Dovremmo poter accedere alle cure senza doverci preoccupare delle nostre capacità economiche, ed è qualcosa di cui come italiani potremmo essere fieri. Eppure, negli ultimi anni sempre più persone si rivolgono al privato per le proprie cure. Perché questo accade?

In primo luogo, i tempi di attesa per accedere alle prestazioni sanitarie pubbliche sono lunghi. Certo, ci sono eccellenze ma si può rischiare di dover attendere quasi un anno e mezzo per un’ecografia all’addome, 427 giorni per una visita cardiologica e 394 per una visita ginecologica. Inoltre, non tutte le prestazioni sanitarie sono completamente coperte dal Servizio Sanitario Nazionale e questo ci costringe a sostenere spese aggiuntive.

In questo quadro, i medici invecchiano e non hanno sufficiente ricambio. Nel solo Piemonte, a inizio 2023 mancavano 296 medici generici e il dato è destinato a esplodere, a causa dello scarso ricambio generazionale.

La necessità di tutelare la propria salute e quella dei propri cari porta molti di noi a cercare soluzioni alternative più rapide, anche se a pagamento, spesso a discapito delle proprie finanze.

Non tutti però possono farlo e quindi, rinunciano: più di 4 milioni (Bes 2022, Istat) di persone dichiarano di aver rinunciato nell’ultimo anno a visite specialistiche o esami diagnostici.

Non possiamo rischiare di non avere il denaro che occorre per curarci, stare bene e ritrovare il benessere che meritiamo. Assumere piena consapevolezza su questi temi ci permette di prendere in mano le redini della nostra vita e della nostra salute.

Quali voci di spesa considerare?

Dal punto di vista economico, le spese connesse alla propria salute possono essere legate a visite mediche di cura e prevenzione, farmaci, assistenza infermieristica domiciliare, servizi di assistenza extra-sanitari (qualcuno che ci dia una mano con la spesa o la casa mentre noi siamo incapaci di poterlo fare). C’è poi una voce di spesa significativa, che è quella di dover sostenere possibili, e potenzialmente costosi, interventi chirurgici in Italia o all’estero per i quali i tempi della sanità pubblica risultino incompatibili con quelli della cura. In pratica, la salute va considerata in termini complessivi, come un vero e proprio “Progetto Benessere” che comprende prevenzione, diagnosi, cura ed assistenza.

Tutelare le proprie spese sanitarie è un modo per tutelare anche il proprio benessere economico. Evitando uscite eccessive e garantendosi un’assistenza adeguata, si preserva la propria capacità economica e si riducono i rischi di un indebitamento a lungo termine.

Proteggere la salute è prioritario

Fin qui abbiamo compreso perché non possiamo trascurare il tema delle spese sanitarie ma cosa possiamo fare per prenderci cura della nostra salute, anche economica?

Il primo passo è darsi un obiettivo di stabilità, e farsi un’idea dei costi che dovremmo sostenere in caso di spese sanitarie significative. Dato che però non possiamo sapere a priori quanto potremmo dover sostenere, è bene simulare le situazioni più gravi (un’assistenza infermieristica a tempo pieno per mesi o un intervento chirurgico urgente).

Il secondo passo prevede di fare l’inventario delle risorse economiche su cui potremmo contare in caso di spese sanitarie. La mappa dell’esistente dovrà comprendere anche eventuali coperture sanitarie fornite dalla propria azienda in un quadro di welfare aziendale.

Il terzo passo richiede il confronto tra le necessità di spesa che potrebbero verificarsi e le nostre disponibilità. Queste analisi possono essere fatte con un consulente che ci aiuti a minimizzare, in tutto o in parte, il rischio di non poter far fronte a spese sanitarie che potrebbe davvero salvarci la vita. Proteggere la salute è prioritario.

“Il primo passo è darsi un obiettivo di stabilità, e farsi un’idea dei costi che dovremmo sostenere in caso di spese sanitarie significative.”

Prendersi cura della propria salute significa adottare stili di vita sani, fare prevenzione e pianificare. I passi sono semplici, si parte dall’obiettivo di protezione, si valorizzano le risorse a disposizione e si colma il bisogno eventualmente non coperto da ciò di cui si dispone.

Conclusione

Poter star bene è una necessità di tutti, che tuttavia spesso siamo portati a sottovalutare perché l’importanza della salute si comprende bene solo in caso di sua mancanza. Non dovremmo gestire da soli rischi rilevanti come quelli legati alla nostra salute, mettendo a rischio la nostra stabilità economica presente e futura o richiedendo ai nostri cari tempi e sacrifici. Per questo, è bene considerare forme moderne quali quelle assicurative, che gestiscono i rischi collettivamente e proteggono il singolo consumatore da spese eccessive.

«Torino città dell’auto? Non più, ma usciremo anche da questa crisi»

«Torino città dell’auto? Non più, ma usciremo anche da questa crisi»

Camillo Venesio intervistato su Corriere della Sera ed. Torino parla di Torino e dell’identità della città.

Camillo Venesio, il nostro Amministratore Delegato e Direttore Generale, sostiene che Torino non è più solo “la città dell’auto”, ma il territorio possiede ancora una forte vocazione industriale.

Il Piemonte, e in particolare Torino, sta attraversando un periodo di «fiacchezza» economica, ma non si può parlare di crisi irreversibile.

Camillo Venesio, è fiducioso: “le imprese del territorio sono solide e la città possiede una forte vocazione industriale, non più legata solo all’automotive, ma anche all’aerospazio, all’alimentare e al digitale”.

L’Europa ha delle responsabilità nella situazione attuale, in particolare per le politiche normative troppo rigide e per l’assenza di un piano industriale che accompagni le transizioni come quella dell’auto elettrica. Tuttavia, l’Italia ha tutte le potenzialità per essere competitiva, grazie alla sua posizione di seconda manifattura europea e di grande esportatore.

Il Piemonte può riprendersi grazie a un’industria solida, connessioni con il mondo universitario e specializzazioni avanzate. Il problema principale è la fuga di talenti, che si formano in regione ma vanno a lavorare altrove. Il nostro Amministratore Delegato e Direttore Generale sottolinea che il capitale umano è fondamentale per il futuro, più dell’industria turistica che non può essere la sola risorsa del territorio.

“Per uscire dalla fase di difficoltà, bisogna snellire la burocrazia, trattenere i talenti che si formano negli atenei locali e investire di più nell’economia reale. Torino non è solo la «città dell’auto», ma un territorio industrialmente diversificato con grandi potenzialità, purché si coltivi il capitale umano e si rafforzi l’innovazione.”

Banca del Piemonte a fianco del Basket Torino per la stagione 2024 -2025

Banca del Piemonte a fianco del Basket Torino per la stagione 2024 -2025

La nostra Banca rinnova il suo impegno a fianco della Reale Mutua Basket Torino, squadra di basket di serie A2, guidata da David Avino. Si consolida quindi l’unione e la sinergia tra le due società da tempo impegnate insieme, non solo a sostenere la squadra e promuovere lo sport, ma anche il territorio.

Una squadra che rischia e che non cede mai. Una squadra che crede che la palla possa entrare, perché non tirando mai a canestro la possibilità di sbagliare non esiste, rischiando e provandoci invece si può commettere un errore, ma si può anche segnare.

Perché è così che funziona, bisogna continuare a crederci, sempre.

Banca del Piemonte è orgogliosa di stare al fianco di questi 11 incredibili giocatori e di tutto lo staff.

Vieni a tifare con noi!

Scopri il calendario delle partite

Banca del Piemonte al Salone Auto Torino accanto ad ASI – Automotoclub Storico Italiano

Banca del Piemonte al Salone Auto Torino accanto ad ASI – Automotoclub Storico Italiano

Torino, da sempre patria dell’auto, ospita il 13, il 14 ed il 15 settembre il Salone Auto Torino una passeggiata all’aperto nelle vie centrali della città, a ingresso totalmente libero e gratuito per il pubblico, che da piazza Carlo Felice porterà i visitatori in piazza Castello, in piazzetta Reale e ai Giardini Reali, tra i modelli che raccontano l’evoluzione della tecnologia automotive.

Banca del Piemonte, come banca del territorio la cui sede vive proprio nel capoluogo piemontese, sarà accanto ad ASI Automotoclub Storico Italiano, l’ente nazionale di riferimento per il settore del motorismo storico con sede a Torino, durante i tre giorni dedicati al Salone Auto Torino con un prestigioso stand in Piazzetta Reale. Lo stand sarà aperto al pubblico dalle ore 17 alle ore 20.

Un connubio naturale quello con ASI che ci vedrà parte integrante di questa manifestazione unica nel suo genere, una kermesse statica e dinamica con un format innovativo che prevede esposizioni ed esibizioni nel centro della città.

Le attività previste sono tante così come le auto ed i prototipi presenti, ASI esporrà importantissime vetture che raccontano al grande pubblico la storia del car design firmato dalla celebre Carrozzeria Bertone con il contributo dei più geniali e prolifici stilisti di tutti i tempi.

L’icona è senza dubbio la Lamborghini Miura S del 1967, simbolo indiscusso delle supercar Made in Italy, che unisce anima e cuore della Motor Valley all’estro e all’eleganza dei vestiti su misura realizzati nei centri stile torinesi.

Ci piace promuovere un progetto che racconta la storia dell’auto, un’invenzione che ha cambiato completamente le abitudini di tutti noi, non solo perché ci ha semplificato la vita, ma anche perché capace di farci sognare ed emozionare.

Banca del Piemonte e ASI insieme per Torino, dove innovazione e passione si fondono per raccontare un viaggio straordinario nel mondo delle auto.

 

 

Messaggio pubblicitario con finalità promozionale.

 

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