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Agriturismi italiani in crescita

Agriturismi italiani in crescita

Neppure la pandemia da Covid-19 ha impedito la crescita delle aziende agrituristiche in Italia che, nel 2020, sono ancora aumentate di 484 unità, confermando così la crescita che dal 2007 caratterizza questo settore. L’Istat, infatti, ha censito che all’inizio del 2021 il nostro Paese aveva oltre 25 mila agriturismi (per la precisione 25.060). Negli ultimi 13 anni il loro numero è aumentato del 41,4%, tasso corrispondente a 7.340 unità. Il tasso medio annuo di crescita tra il 2007 e il 2020 è stato mediamente del 2,5% a livello nazionale, ma del 3,5% nel Nord Ovest.

La dinamica positiva caratterizza questo settore oltre che sotto l’aspetto quantitativo anche sotto quello della diffusione. Nel 2020, i comuni con almeno un agriturismo sono 4.979, il 63% del totale dei comuni italiani (58% nel 2011). Le regioni a maggior diffusione di comuni con almeno un agriturismo sono la Toscana (97,8%), l’Umbria (96,7%), le Marche (88,2%), il Trentino-Alto Adige (83,7%) e l’Emilia-Romagna (83,5%).

Rispetto al 2011, è diminuita la percentuale di comuni con un solo agriturismo (dal 37,2% al 35,9%) e di quelli che ne contano tra 6 e 10 (da 12,3% a 10,1%); al contrario, sono aumentati quelli con 2-5 agriturismi (dal 41,7% al 44,5%) e, in modo più contenuto, quelli con 11-50 agriturismi. Infine, sono rimasti sostanzialmente stabili (intorno all’1%) i Comuni con oltre 50 agriturismi. I comuni con almeno 100 agriturismi sono nove, tutti in Toscana e Trentino-Alto Adige: Grosseto, Cortona, Castelrotto, Manciano, Appiano, San Gimignano, Montepulciano, Montalcino, Caldaro. Sono poi 45 i comuni che ospitano da 50 a 99 agriturismi e 438 quelli nei quali è presente un numero di agriturismi compreso tra 10 e 50.

Ma, se la pandemia non ha bloccato l’aumento del numero degli agriturismi, ne ha però ridimensionato fortemente il valore aggiunto, risultato di poco superiore a 802 milioni di euro nel 2020, perciò inferiore del 48,9% rispetto al 2019 e del 27% rispetto al 2007. Va tuttavia considerato – come sottolineato dall’Istat – che, in conseguenza del lockdown e delle limitazioni per il contenimento del Covid-19, molti agriturismi sono rimasti chiusi e quelli autorizzati alla ristorazione hanno potuto solo offrire servizio di asporto.

Comunque, il valore medio della produzione per azienda (valore economico del settore diviso numero agriturismi) è stato di poco superiore a 32mila euro, a fronte dei 63mila euro del 2019. Il drastico calo è stato conseguente alla forte riduzione di presenze. Nel 2020 gli arrivi nelle strutture agrituristiche sono stati 2,2 milioni (-41,3% rispetto al 2019), il numero più basso dal 2010. La composizione degli ospiti rispetto alla nazionalità vede la prevalenza degli italiani, con 1,5 milioni (poco meno di 2 milioni l’anno precedente) mentre gli stranieri sono stati poco più di 669mila (1,8 milioni nel 2019). Le presenze sono state 9,2 milioni (-34,4% rispetto al 2019), valore simile a quello del 2010. Il 61% delle presenze è dato da agrituristi italiani. La durata della permanenza media (numero di notte trascorse) è stata pari a 3,7 per gli italiani e a 5,3 per gli stranieri.

L’aumento del numero di agriturismi, pur contenuto, è un indicatore della solidità socio-economica e culturale di questo settore anche in un anno drammatico per gli effetti della pandemia. Tra il 2011 e il 2020 ne sono nati 17.424, mentre 12.452 hanno cessato l’attività. Complessivamente, nei 10 anni considerati, il tasso di attivazione è al 7,7% e quello di cessazione al 5,5%.

Tra i 1.385 agriturismi cessati nel 2020, oltre il 30% (erano il 21,5% l’anno precedente) non offriva servizi di alloggio né di ristorazione ma prevalentemente servizi di degustazione, trekking, attività sportive, quindi penalizzati dalle limitazioni imposte dalla pandemia. Questa percentuale scende all’1,9% per gli agriturismi che offrono alloggio, all’1,5% per quelli che offrono solo ristorazione e addirittura allo 0,8% per le strutture con alloggio e ristorazione.

La vita media degli agriturismi è di 13,6 anni. In relazione all’offerta, le strutture più longeve (14 anni) sono quelle che abbinano alla ristorazione almeno un’altra attività diversa dall’alloggio. D’altra parte, per le strutture con solo alloggio o con sola ristorazione la permanenza sul mercato è rispettivamente di 13 e 12 anni. La probabilità di sopravvivenza a un anno dall’inizio dell’attività agrituristica si aggira intorno al 97%, a 5 anni all’86%, a 10 anni è del 64% e, infine, a 20 anni è di poco superiore al 16%. A lungo termine (dopo venti anni) la probabilità di sopravvivenza è maggiore per gli agriturismi con alloggio (17%) e per quelli con alloggio e ristorazione (13%).

La crisi pandemica sembra aver colpito in maniera differente le diverse aree del Paese. In particolare, nel Nord, a fronte della crescita di agriturismi in Liguria (+4,6%), Provincia autonoma di Bolzano (+4,1%), Veneto (+4,3%) ed Emilia-Romagna (+4%) si è registrato un calo nella Valle d’Aosta (-3,3%).

Comunque, la maggiore densità di agriturismi si rileva in Trentino-Altro Adige, dove si contano 27 agriturismi per 100 km2, soprattutto nella Provincia di Bolzano, che raggiunge picchi di 100 agriturismi ogni 100 km2. Seguono. per densità di agriturismi. la Toscana (23 agriturismi per 100 km2) e l’Umbria (16). Altre aree si caratterizzano per una forte presenza di agriturismi sono il Piemonte meridionale, la parte orientale del Friuli-Venezia Giulia, quella occidentale del Veneto e della Liguria e l’estremità meridionale della Puglia.

La distribuzione per zona altimetrica è rimasta pressoché invariata rispetto al 2019: il 53,2% degli agriturismi si trova in comuni collinari; il 31% si situa invece in zone montuose, in particolare nella Provincia autonoma di Bolzano, che conta il 42% degli agriturismi di montagna. Il restante 15,9% degli agriturismi è ubicato in pianura; in particolare Veneto, Lombardia e Puglia detengono il 48% degli agriturismi delle zone pianeggianti.

6 marzo 2022 – Un incredibile Basket freestyle show!

6 marzo 2022 – Un incredibile Basket freestyle show!

Banca del Piemonte da questa stagione è sponsor della Reale Mutua Basket Torino, storica società di basket di Torino oggi guidata da David Avino, Presidente del Consiglio di Amministrazione.

In occasione della partita contro lo Staff Mantova del 6 marzo alle ore 18, il nostro Istituto ha organizzato un sensazionale evento di Basket freestyle da offrire a tutti i tifosi presenti al Pala Gianni Asti.

Ad esibirsi in incredibili acrobazie e schiacciate spettacolari saranno i Da Move, gruppo leader in Europa nell’intrattenimento freestyle.

Prontezza sportiva e tanto talento, unito a capacità artistiche sensazionali rendono lo show dei Da Move un concentrato di pure emozioni.

Sportivi e artisti allo stesso tempo, i Da Move presenteranno, durante l’intervallo, un incredibile show che è un concentrato di energia e abilità: con la palla tra le mani, e con l’aiuto di tutte le parti del corpo, presenteranno al pubblico del Pala Gianni Asti affascinanti ed acrobatiche evoluzioni che solo loro sono in grado di realizzare.

Ma i regali non sono finiti, per chi aprirà un conto online BP NeTive  o BP NExt  entro il 30 marzo subito in regalo, inserendo il codice BSKT37, un ulteriore Buono Amazon.it* oltre a quelli già previsti dal regolamento.

 

Non mancare!

 

Domenica 6 marzo 22 ore 18

Reale Mutua Basket Torino – Staff Mantova

Pala Gianni Asti – Torino

 

Grazie a tutti coloro che hanno preso parte alla serata: è stato bello ritrovarci.

Ecco una gallery dell’evento!

   

 

 

 

La Yolo Economy in crescita nel panorama italiano

La Yolo Economy in crescita nel panorama italiano

La pandemia di Covid-19, che ha colpito il mondo agli inizi del 2020, ha messo in discussione la fiducia nel lavoro d’ufficio più tradizionale. La cosiddetta You Only Live Once (Yolo) Economy è una definizione nata in ambito anglosassone per descrivere la tendenza, soprattutto da parte di giovani Millennials, di operare cambiamenti drastici alla propria vita professionale, lasciando il lavoro e cercando soluzioni che offrano maggiore flessibilità.

Il fenomeno coinvolge principalmente i knowledge workers, che hanno conoscenze digitali e si lanciano verso lavori di consulenza o decidono di operare maggiormente con le nuove tecnologie, anche se non coinvolge solo e unicamente le tecnologie e ci sono lavoratori che semplicemente scelgono di mettersi in proprio per aprire un’attività.

A partire dal proprio ecosistema di dati e attraverso gli advanced analytics presenti in Margò, la piattaforma digitale per il supporto alla crescita del business delle imprese, Crif ha prodotto un’analisi sulle aziende neocostituite negli anni 2018-2021 per indagare se il trend nato nel mondo anglosassone stia caratterizzando anche il panorama italiano. Tra le principali evidenze emerse dallo studio va segnalata la significativa crescita sia delle start-up innovative (+40% nel 2021 rispetto al 2019) sia delle imprese neocostituite con un solo dipendente (+34% rispetto al 2019).

Entrando nel dettaglio, la costante crescita delle startup innovative, definite come tali nella sezione speciale del registro delle imprese, è influenzata dall’incremento del totale delle imprese neocostituite, che salgono dalle 266.000 nel 2018 alle 305.000 nel 2021; ma, analizzando la percentuale di startup rispetto al totale, si conferma un aumento anche in termini relativi. Va considerato, tuttavia, che la nascita di startup non coinvolge solo chi ha lasciato il proprio lavoro precedente, ma potrebbe anche risentire della dinamica di chi si è recentemente laureato e ha optato per questa opzione professionale.

Dall’analisi Crif emerge, nell’anno della Yolo Economy, anche un picco importante di crescita delle imprese contraddistinte dalla presenza di un solo dipendente. E un’impresa con un solo dipendente è assimilabile a un lavoratore che apre una sua partita Iva per lavorare come libero professionista o che fa nascere una sua attività imprenditoriale. Queste micro imprese nel 2021 sono arrivate a rappresentare fino al 93% del totale di tutte le imprese neocostituite nell’anno.

Per altro, non si può escludere che questa tendenza sia stata accelerata ulteriormente anche dalla diffusione della pandemia, che ha fatto emergere in modo netto l’esigenza di maggiore autonomia e flessibilità nella gestione degli impegni professionali, ad esempio in termini di localizzazione dell’attività lavorativa e di smartworking, sicuramente più gestibili da parte di chi lavora in proprio.

In particolare, le imprese che operano nel mercato digitale e nelle attività di consulenza – connessi agli argomenti più interessanti per i protagonisti della Yolo Economy – registrano la crescita maggiore tra le neocostituite negli ultimi tre anni.

Nel dettaglio, le imprese neocostituite connesse al mercato digitale vedono non solo una costante crescita nel periodo di osservazione, ma un incremento ancora più robusto nell’ultimo anno (+91% rispetto al 2019). L’incremento è ancora maggiore se consideriamo le imprese con un dipendente (+109%).

Anche le imprese attive nella consulenza, dopo una stagnazione nel 2020, registrano una importante crescita nel 2021 (+15% rispetto al 2019). Fra l’altro, in questo caso il tasso di crescita nel 2021 risulta più accentuato se consideriamo le imprese con un solo dipendente (+36% rispetto al 2019).

“Per comprendere appieno gli effetti della ‘Yolo Economy’ andrebbero studiati a fondo i movimenti dei giovani professionisti tuttavia l’analisi che abbiamo potuto sviluppare grazie alla nostra piattaforma digitale Margò – è stato commentato dal Crif – ci dà l’occasione unica di poter analizzare alcune nuove dinamiche che iniziano a caratterizzare il panorama imprenditoriale italiano. E i segnali che abbiamo rilevato sembrano indubbiamente muovere in questa direzione. Infatti, se messi assieme, i dati analizzati ci raccontano di un’Italia più coraggiosa e imprenditoriale, che in ripresa dalla depressione causata dalla pandemia – economica ma non solo – si lancia in attività lavorative smart e flessibili, abbracciando i nuovi trend che si sono già affermati nel contesto lavorativo anglosassone”.

 

Prestito personale: trasforma i tuoi desideri in realtà

Prestito personale: trasforma i tuoi desideri in realtà

Hai bisogno di un prestito per comprare un’auto? Per una cucina nuova? Per il Master di tuo figlio all’estero? Per il matrimonio di tua figlia? Per quella vacanza esotica che hai promesso? Per una spesa sanitaria imprevista e urgente? Per quel sogno che hai da sempre?
La Banca del Piemonte è pronta a darti la somma che ti serve – da tremila a trentamila euro – velocemente, semplicemente, convenientemente. Offrendoti il prestito personale, la tua soluzione.

COSA E’ IL PRESTITO PERSONALE

E’ un finanziamento che si può richiedere alla banca soltanto per bisogni personali, propri o familiari. Si chiama prestito finalizzato quando serve per acquistare qualcosa, per esempio l’auto o la moto, il maxi televisore hi-tech, il corso di formazione, il viaggio alle Maldive. Pertanto, il prestito finalizzato è un finanziamento legato all’acquisto di un determinato bene o servizio, da restituire a rate. Se, invece, il prestito viene richiesto perché si ha bisogno di denaro liquido, si chiama prestito personale non finalizzato. Può essere chiesto anche per estinguere altri finanziamenti o impegni che il cliente ha in corso con altre banche o finanziarie.
Il prestito personale non viene concesso per altre esigenze, come quelle relative alle attività professionali, quali l’acquisto di una attrezzatura per il proprio negozio piuttosto che di una macchina agricola o di un macchinario per il laboratorio.
Inoltre, anche se chiesti da un consumatore per esigenze private non sono considerati prestiti personali i finanziamenti inferiori ai 200 euro e quelli superiori ai 75.000, i finanziamenti che non prevedono il pagamento di interessi o altri costi, i finanziamenti per acquistare un terreno o un immobile costruito o progettato, i finanziamenti di durata superiore ai cinque anni garantiti da ipoteca su beni immobili e gli sconfinamenti, cioè l’utilizzo, autorizzato in via occasionale, di somme superiori al proprio saldo di conto corrente o al fido ottenuto in conto corrente.

CHI PUO’ RICHIEDERE IL PRESTITO PERSONALE

Qualsiasi persona maggiorenne può richiedere alla banca un prestito personale. Per ottenerlo, però, è necessario dimostrare di essere in grado di restituire, alle scadenze stabilite, la somma ottenuta in prestito. Questa capacità si chiama “merito creditizio” e viene valutata dalla banca prima di concedere il finanziamento. Prima di concludere il contratto o prima di acconsentire a un aumento importante della somma concessa, infatti, la banca ha l’obbligo di raccogliere le informazioni sulla capacità di rimborso del richiedente, sia chiedendo le informazioni direttamente a lui, sia consultando una banca dati.Se la domanda di credito viene rifiutata sulla base della consultazione di una banca dati, il consumatore ha il diritto di esserne informato immediatamente e gratuitamente, con l’indicazione della banca dati e del risultato della consultazione. In ogni caso, tutti i possono conoscere le informazioni presenti a loro nome nella Centrale dei Rischi. L’accesso è gratuito e può essere effettuato in modo veloce e sicuro anche online.

Leggi anche: Come richiedere un mutuo prima casa giovani.

 

ADESSO PUOI SUBITO

Il prestito personale ADESSOpuoiSUBITO consente di ottenere da un minimo di 3mila euro a un massimo di 30mila euro. Il prestito viene erogato sul conto corrente del cliente, mediante bonifico bancario, entro 15 giorni lavorativi dall’accettazione della richiesta di finanziamento.
La durata del prestito varia da un minimo di 24 mesi a un massimo di 96 mesi (otto anni). Le rate sono mensili e posticipate. Sono calcolate secondo un piano di ammortamento “alla francese”, ossia a rate costanti con interessi decrescenti e quota capitale crescente.
Volendo, il cliente ha la facoltà di sottoscrivere una polizza assicurativa accessoria che garantisce il capitale o un importo mensile a copertura delle rate al verificarsi di determinati eventi che potrebbero compromettere la capacità di rimborso; ma questa opzione è facoltativa e non indispensabile per ottenere il finanziamento alle condizioni proposte.
Tra l’altro, il cliente può rimborsare anticipatamente, in qualsiasi momento, in tutto o in parte, l’importo del prestito ottenuto e, in questo caso, ha diritto a una riduzione del costo totale del credito, pari all’importo degli interessi e dei costi dovuti perla vita residua del contratto. Inoltre, il cliente ha il diritto di recedere dal contratto entro 14 giorni dalla sottoscrizione.

Leggi anche: Come aprire un conto corrente online zero spese.

 

I DOCUMENTI DA PRESENTARE

Per avviare la pratica e valutare la sua capacità di rimborso, la banca richiede al consumatore alcuni documenti: la carta di identità, il codice fiscale, la busta paga e il Cud se si stratta di lavoratore dipendente; o la dichiarazione dei redditi (730 o modello unico) se il richiedente è un libero professionista o lavoratore autonomo; nel caso di un pensionato, il cedolino della pensione o la certificazione dell’Inps. Infine, se chi chiede il prestito ha altri finanziamenti in corso, la banca richiede la relativa documentazione.

I COSTI DEL FINANZIAMENTO

Ottenere un credito ha un costo: interessi, commissioni e altre spese. Le commissioni comprendono, per esempio, i costi per l’apertura della pratica e per la gestione del finanziamento; le altre spese possono riguardare le imposte o le eventuali assicurazioni. Alcune commissioni e spese sono fisse, indipendentemente dalla somma richiesta, quindi incidono di più se l’importo richiesto è basso. L’insieme di questi costi forma il “costo totale del finanziamento”, espresso dal Taeg, il tasso annuo effettivo globale che, appunto, comprende tutti i costi e per questo è particolarmente utile per capire quale può essere il finanziamento più adatto alle proprie esigenze e possibilità economiche. Il Taeg, perciò, è lo strumento principale di trasparenza nei contratti di credito ai consumatori, essendo anche un indice armonizzato a livello europeo.

I DIRITTI DEL RICHIEDENTE

La banca deve fornire al consumatore tutte le informazioni, così che possa valutare l’offerta. Fra l’altro, al richiedente deve consegnare gratuitamente il modulo Secci, che indica le caratteristiche principali del finanziamento (tipo di contratto, importo, durata, rate, il bene o servizio e il prezzo in caso di credito finalizzato, le garanzie), le informazioni sui costi del credito: tasso di interesse (Tan) e Taeg, con il dettaglio dei costi inclusi e non inclusi; gli altri aspetti legali (per esempio: consultazione di una banca dati, diritto a ricevere una copia del contratto prima della firma, diritto di recesso, rimborso anticipato, conseguenze in caso di mancato pagamento di una o più rate); infine, le informazioni supplementari in caso di commercializzazione di prodotti a distanza (online o per telefono).
Se le informazioni ricevute non sono sufficienti o se ha difficoltà a comprenderle, il cliente può rivolgersi a personale della banca, che deve garantire assistenza, almeno nei normali orari di lavoro e con colloqui individuali e diretti, anche per telefono.
Inoltre, prima della conclusione del contratto e per tutto il periodo in cui il cliente può esercitare il diritto di recesso, la banca è obbligata a fornirgli gratuitamente chiarimenti completi sulle caratteristiche essenziali del finanziamento, sulle condizioni contrattuali, sugli obblighi che derivano dal contratto e sulle conseguenze del mancato pagamento delle rate. Il consumatore ha il diritto di richiedere e ottenere gratuitamente una copia del contratto pronta per essere firmata, per poterla valutare con calma.

RITARDI DI PAGAMENTO

Prima di chiedere il finanziamento è importante valutare bene la propria disponibilità mensile, cioè il denaro che resta se dallo stipendio si tolgono le spese correnti e altre rate da pagare. Per i ritardi di pagamento, infatti, al cliente saranno addebitati interessi di mora pari al tasso (Tan) convenuto contrattualmente. In caso di mancato pagamento delle rate la banca può rivalersi sulla garanzia e ricorrere a tutte le azioni previste dalla legge per riscuotere il suo credito, dai solleciti formali al ricorso al giudice. Nei casi più gravi, la banca può ottenere lo scioglimento del contratto, che obbliga il consumatore a rimborsare subito tutto il debito residuo. Un’altra conseguenza del mancato pagamento delle rate è che la banca è tenuta a segnalarlo alla Centrale dei Rischi o ai Sic. La segnalazione può rendere difficile ottenere un credito in futuro. Comunque, tutte le conseguenze del mancato pagamento sono indicate nella documentazione informativa e nel contratto.

 

Messaggio pubblicitario con finalità promozionale. La concessione del finanziamento è soggetta a valutazione ed approvazione da parte di AVVERA S.p.A. Per le condizioni contrattuali e per quanto non espressamente indicato, si rimanda al modulo “Informazioni pubblicitarie prestiti personali Avvera” disponibile in filiale e sul sito www.bancadelpiemonte.it alla sezione Trasparenza nonché al modulo IEBCC (Informazioni Europee di Base sul Credito ai Consumatori) e ai termini e alle condizioni previste dalla documentazione precontrattuale e contrattuale consegnata al cliente Consumatore prima che questi sia vincolato da un contratto di credito. Prima della sottoscrizione delle coperture assicurative facoltative leggere i Fascicoli Informativi disponibili nelle filiali e sul sito www.bancadelpiemonte.it alla sezione Trasparenza. Banca del Piemonte colloca i prodotti di AVVERA S.p.A. in virtù di un accordo distributivo con vincolo di esclusiva sottoscritto tra le parti e senza costi aggiuntivi per il Cliente.

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