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Bonus verde: un’occasione per far rifiorire le nostre città e ridurre l’inquinamento

Bonus verde: un’occasione per far rifiorire le nostre città e ridurre l’inquinamento

Oltre 300mila nuovi alberi, quasi otto milioni di metri quadrati aggiuntivi di parchi e giardini, 16mila nuovi terrazzi e balconi fioriti, nei prossimi tre anni, grazie alla proroga del Bonus Verde prevista dalla manovra di bilancio, che pone l’Italia all’avanguardia nella lotta allo smog e ai cambiamenti climatici. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti diffusa in occasione della Giornata nazionale degli alberi, festeggiata il 21 novembre. in tutta Italia, per tutelare la natura e la ricchezza botanica italiane.

Il Bonus Verde prevede una detrazione ai fini Irpef nella misura del 36% delle spese sostenute per la sistemazione a verde di aree scoperte private e condominiali di edifici esistenti, di unità immobiliari, pertinenze o recinzioni (giardini, terrazze), per la realizzazione di impianti di irrigazione, pozzi, coperture a verde e giardini pensili.

Il Bonus Verde dà una spinta a rendere più belle le case e le città, ma anche un contributo a ridurre l’inquinamento e a contrastare i cambiamenti climatici. Il tutto, però, deve essere accompagnato anche dall’impegno dei Comuni, tra i quali – sottolinea la Coldiretti – più di un capoluogo di provincia su due (54%) è ancora fuorilegge sul verde urbano, per non aver rispettato la legge 10 del 2013, che impone a tutti i Comuni con più 15mila abitanti di piantare un albero per ogni nuovo nato.

L’iniziativa, comunque, è in linea con le strategie nazionali del Pnrr, che ha stanziato 330 milioni di euro per la forestazione urbana, somma che consente di piantare 6,6 milioni di alberi, tutelando così le aree verdi esistenti e creandone nuove, anche al fine di preservare e valorizzare la biodiversità e i processi ecologici legati alla piena funzionalità degli ecosistemi. “Abbiamo elaborato insieme a Federforeste il progetto di piantare milioni di alberi nell’arco dei prossimi anni nelle aree rurali e in quelle metropolitane anche per far nascere foreste urbane, con una connessione ecologica tra le città, i sistemi agricoli di pianura a elevata produttività e il vasto e straordinario patrimonio forestale nelle aree naturali” ha detto il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini.

L’impegno è di aumentare la disponibilità di spazi verdi nelle città, dove, mediamente, sono appena 33,8 i metri quadrati di verde urbano per abitante ed è quindi necessario, secondo Coldiretti, puntare su un grande piano di riqualificazione urbana di parchi e giardini, che migliori la qualità dell’aria e della vita della popolazione.

Annualmente, una pianta adulta è capace di catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili all’anno e un ettaro di piante è in grado di aspirare dall’ambiente ben 20mila chili di anidride carbonica (CO2). Senza dimenticare gli effetti di mitigazione sui microclimi metropolitani, visto che la differenza di temperatura estiva delle aree urbane rispetto a quelle rurali raggiunge spesso valori superiori a 2°C nelle città più grandi.

In Italia, comunque, la superficie boschiva è aumentata di circa 587.000 ettari in dieci anni, per complessivi 11 milioni di ettari, che si sono dimostrati però molto vulnerabili al degrado e agli incendi, perché è mancata l’opera di prevenzione nei boschi che, a causa dell’incuria e dell’abbandono, sono diventati giungle ingovernabili. Solo quest’anno, infatti, sono stati ben 170mila gli ettari di bosco andati a fuoco.
Per difendere il bosco italiano occorre creare le condizioni – rileva Coldiretti – affinché si contrasti l’allontanamento dalle campagne e si valorizzino quelle funzioni di sorveglianza, manutenzione e gestione del territorio svolte dagli imprenditori agricoli. Un’opportunità può arrivare dall’aumento del prelievo del legname dai boschi con lo sviluppo di filiere sostenibili in grado di tutelare l’ambiente e creare occupazione, dato che l’Italia importa dall’estero più dell’80% del legno necessario ad alimentare l’industria del mobile, della carta o del riscaldamento.

A preoccupare, però, è anche la pesante crisi del frutteto italiano, perché negli ultimi venti anni è sparita quasi una pianta da frutto su quattro, con un gravissimo danno produttivo e ambientale. Non a caso, recenti studi hanno sottolineato il ruolo positivo della frutticoltura nella tutela dell’ambiente proprio per la capacità di catturare CO2.

Banca del Piemonte, un’impresa familiare da 110 anni

Banca del Piemonte, un’impresa familiare da 110 anni

Lo sapevi che Banca del Piemonte è da 110 anni un’impresa familiare? L’attuale Amministratore Delegato e Direttore Generale, Camillo Venesio, omonimo del fondatore, rappresenta la terza generazione e i giovani della quarta lavorano già in banca. Una continuità di poche realtà che ha permesso di mantenere una totale indipendenza, una solidità patrimoniale e una vicinanza particolare alla clientela, come solo le attività a gestione familiare sanno fare.


 

Le imprese familiari in Italia

In Italia è familiare il 65,6% delle imprese che fatturano più di 20 milioni di euro all’anno. Complessivamente, impiegano oltre 2,4 milioni di persone e registrano un volume d’affari annuo superiore ai 750 miliardi di euro. Ma se aggiungiamo le imprese familiari con fatturato annuo inferiore ai 20 milioni di euro, il totale delle aziende familiari attive nel nostro Paese diventano l’85% di tutte le imprese che operano in Italia e, naturalmente, aumentano sia il numero dei loro occupati sia il valore del loro fatturato.

Fra l’altro, diverse ricerche dimostrano che le imprese familiari in Italia mediamente crescono più delle altre, hanno una redditività maggiore e un tasso d’indebitamento inferiore. Risultati che non stupiscono, considerando l’impegno straordinario che i familiari profondono nelle loro imprese, sentite e vissute non come cose proprie ma come figlie, da curare con la massima attenzione, amorevolmente.

Banca del Piemonte familiare da 110 anni

Il prossimo 26 aprile Banca del Piemonte compirà 110 anni. È nata a Torino come Banca Fondiaria Italiana, per iniziativa di un gruppo di amici appartenenti ad alcune antiche famiglie locali. Grazie all’originaria volontà di accrescere costantemente la sua solidità rafforzando il patrimonio “per premunirsi contro le sorprese del destino”, a tutela soprattutto dei suoi clienti, la banca è riuscita non solo a superare i difficili anni della Grande Guerra, ma anche a continuare a svilupparsi.

Nel 1925 avviene il primo cambio di denominazione: l’istituto diventa Banca Anonima di Credito e tale resterà fino alla fine degli anni Novanta, quando sarà ribattezzata Banca del Piemonte, per sottolineare proprio il suo radicamento nella Regione dove è nata e cresciuta.

Alle origini c’è Camillo Venesio

Intanto, nel 1930, il comando della Banca viene assunto da Camillo Venesio, nominato amministratore delegato. Con la sua guida, la Banca accelera la crescita e la prosperità. Il grande lavoro, i solidi principi alla base del suo instancabile operato e la lungimiranza danno i meritati frutti. Così, Camillo Venesio e la sua famiglia diventano anche i principali azionisti della Banca, che, nel 1978, sarà fusa con un’altra “creatura” di Camillo Venesio, la Banca di Casale e del Monferrato, fondata nel 1947 dall’intraprendente banchiere piemontese, nato nel 1900 e scomparso nel 1983.

La continuità con il figlio Vittorio

La fusione della Banca di Casale e del Monferrato nell’Anonima di Credito, che poi sarà appunto Banca del Piemonte, è opera di Vittorio Venesio, succeduto al padre Camillo come amministratore delegato nel 1955. Come il padre, al quale si ispira con convinzione, Vittorio Venesio è un banchiere capace, prudente, scrupoloso, affidabile, attento alle esigenze dei clienti, siano essi risparmiatori che affidano le loro risorse alla banca, piuttosto che imprenditori, artigiani, commercianti, famiglie che chiedono alla banca prestiti per investire nelle loro attività o per comprare la casa.

Dal 1983 il timone al nipote del fondatore 

Nel 1983, Vittorio Venesio passa il testimone al figlio Camillo, omonimo del nonno. Allora, il nuovo amministratore delegato e direttore generale della Banca del Piemonte, ha trent’anni. Ma già da tempo lavora nella banca di famiglia, dopo essersi laureato in Economia e Commercio, a Torino, con lode e menzione, nonché dopo esperienze alla First Los Angeles Bank e alla San Paolo Bank, filiale californiana del grande istituto subalpino. Al giovane esponente della terza generazione dei Venesio banchieri, infatti, vengono riconosciute tutte le qualità confacenti al compito affidatogli. E la scelta si rivelerà più che giusta. I successi della banca ne sono la conferma più convincente.

Gli anni del grande sviluppo

Guidata da Camillo Venesio, fra l’altro nominato Cavaliere del Lavoro già nel 2003 e vice presidente dell’Abi, l’Associazione Nazionale delle Banche, la Banca del Piemonte ha continuato a svilupparsi, a diffondersi capillarmente nella sua regione d’origine grazie alle filiali nelle principali città e in diverse cittadine locali e al digital banking; in concomitanza con l’ingresso dei primi esponenti della quarta generazione, ha anche ampliato la propria rete oltre i confini piemontesi aprendo una filiale a Milano.

Inoltre, perseguendo sempre l’obiettivo del rafforzamento patrimoniale, secondo la raccomandazione del fondatore, la Banca ha mantenuto e mantiene un’elevata solidità, ben superiore a quella richiesta dalle Autorità di Vigilanza; ha, infatti, il Cet1 pari al 17,4%, ratio tra i più alti in Italia e in Europa.

Le doti della Banca di famiglia

La solidità è uno dei valori fondamentali della Banca del Piemonte che, interamente posseduta dalla famiglia Venesio, si caratterizza anche per la totale indipendenza, la cura particolare della clientela, l’efficienza, la professionalità dei suoi operatori, motivati e discreti; la filiera decisionale corta, che garantisce la rapidità delle risposte, la qualità del servizio.

Tutte doti tipiche dell’impresa che ha a capo la famiglia del fondatore, vocata naturalmente alla crescita, al rafforzamento continuo delle riserve, al progressivo consolidamento della fiducia dei suoi stakeholder, al mantenimento dell’autonomia, garanzia di scelte libere; all’impegno a trasmettere alla generazione successiva un patrimonio costituito anche da senso di responsabilità e del dovere, dai principi etici che regolano l’attività degli amministratori, dalla volontà dell’ulteriore sviluppo innovando con il rispetto dell’esperienza.

 

 

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Open Day Vaccinali

Open Day Vaccinali

Banca del Piemonte ha organizzato due giornate dedicate alla somministrazione della terza dose del vaccino Anti – Covid19 per i propri dipendenti, gli stagisti e i famigliari conviventi che hanno già aderito in precedenza alla Campagna “BP TI VACCINA.”

Gli Open Day avranno luogo martedì 11 e venerdì 14 gennaio presso l’HUB VACCINALE API TORINO.

Un’opportunità fortemente voluta dalla nostra Banca per permetterci di lavorare con maggiore serenità, tutelando non solo la nostra salute, ma anche quella dei nostri Clienti.

“I Fuoriclasse della Scuola” – Cerimonia di consegna delle borse di studio

“I Fuoriclasse della Scuola” – Cerimonia di consegna delle borse di studio

Si è svolta, martedì 21 dicembre, presso la Sede di Confindustria a Roma, la cerimonia di consegna delle borse di studio del progetto del Feduf “I Fuoriclasse della Scuola”.

Il progetto alla sua quinta edizione, targato Ministero dell’Istruzione e Feduf con ABI, Confindustria e Museo del Risparmio, ha come obiettivo, oltre a premiare studenti talentuosi e meritevoli, quello di formare una generazione di giovani eccellenti e consapevoli che sviluppino, oltre a competenze economiche e tecniche di altissimo livello, anche la sensibilità verso temi come la legalità al fine di condividere le esperienze maturate in favore della collettività.

L’istruzione, più di tante altre cose, ha la capacità di cambiare la vita alle persone e noi di Banca del Piemonte siamo fieri e orgogliosi di poter partecipare alla costruzione del futuro dei giovani.

Complimenti ai nostri fuoriclasse e in bocca al lupo per il vostro futuro!

Scopri di più sul progetto!

Il valore della solidità

Il valore della solidità

La solidità di una banca è fondamentale per i clienti che le affidano i loro risparmi. E’ l’assicurazione che i loro soldi sono in buone mani. La solidità è un grande valore, riconosciuto dalle Autorità di Vigilanza del settore (Bce-Banca Centrale Europea e Banca d’Italia), che lo misurano costantemente così da poter evitare rischi ai risparmiatori e agli investitori, oltre che per intervenire a tutela della corretta gestione da parte degli amministratori delle banche.

Come la solidità è misurata

La misura della solidità di una banca è data dal Common Equity Tier 1 (abbreviato in Cet1), che è una percentuale, che viene calcolata rapportando il patrimonio della banca (capitale sociale più riserve) con  le sue attività e i rischi rappresentati dai crediti a rischio. Più la percentuale è superiore al minimo richiesto dalla Bce (in Italia, mediamente il 10,5%), più la banca è solida.

Pari al 17,4 il CET1 di Banca del Piemonte

La Banca del Piemonte ha un Cet1 pari al 17,4%, non soltanto ben più alto della soglia minima richiesta dalla Bce ma anche tra i più alti a livello italiano e internazionale. Non c’è da stupirsi: da oltre cento anni, la solidità è uno dei valori caratteristici della Banca del Piemonte, che ha sempre incrementato il suo patrimonio e continua ad avere una grande cura della sua attività creditizia. Unisce forza e prudenza. Seguendo il motto di Camillo Venesio, il fondatore della Banca, che ha costantemente raccomandato di “premunirsi contro le sorprese del destino”.

Gli amministratori della Banca del Piemonte hanno sempre rispettato questa indicazione, aumentando le riserve, anno dopo anno, con piena convinzione. Una scelta strategica – quella di destinare al rafforzamento patrimoniale una quota rilevante degli utili – che ha consentito e consente alla Banca di affrontare con sicurezza le difficoltà poste dalle congiunture sfavorevoli e da fattori negativi esterni, non sempre prevedibili.

La Banca del Piemonte fa come un buon padre di famiglia, che mette a risparmio una parte del suo reddito, perchè vuole tutelarsi “contro le sorprese del destino”. All’improvviso, infatti, per chiunque può emergere la necessità di una spesa straordinaria inderogabile, che non potrebbe essere affrontata se non ricorrendo alle riserve, al risparmio appunto.

La tutela dei risparmiatori

E la tutela dei suoi risparmiatori è un impegno fondamentale della Banca del Piemonte, che vuole far dormire tranquilli quanti le hanno affidato le loro riserve: tutti, anche quelli che hanno in deposito più di centomila euro, limite oltre il quale non interviene automaticamente il Fondo di Garanzia in caso di “bail-in” o salvataggio interno.

Cos’è il Bail-in

In parole povere, il bail-in è una modalità di risoluzione di una crisi bancaria tramite l’esclusivo e diretto coinvolgimento dei suoi azionisti e dei suoi obbligazionisti prioritariamente, ma anche dei suoi clienti con conti correnti superiori ai centomila euro.

Il bail-in prevede che gli azionisti, primi fra tutti e, in casi particolarmente gravi, anche altri investitori in possesso di strumenti finanziari della banca in crisi, contribuiscano con i propri fondi a risolvere la crisi della banca stessa, nel caso in cui questa possa avere ripercussioni sulla stabilità del settore bancario e finanziario. Con il bail-in, il capitale della banca in crisi viene ricostituito mediante l’assorbimento delle perdite da parte delle azioni e di altri strumenti finanziari posseduti dagli investitori della banca.

Garanzia fino a centomila euro

Comunque, in caso di bail-in, ai depositi fino a centomila euro non succede assolutamente nulla, perchè fino a questa soglia sono tutelati dai fondi di Garanzia dei depositi, ai quali aderiscono tutte le banche operanti in Italia. La garanzia riguarda, oltre ai conti correnti, i conti deposito, compresi quelli vincolati, i libretti di risparmio, gli assegni circolari e i certificati di deposito nominativi fino a centomila euro per depositante.

Anche i depositi oltre i centomila euro non vengono coinvolti automaticamente nel bail-in; ma possono esserlo soltanto nel caso in cui il contributo richiesto agli strumenti finanziari più rischiosi (azioni, obbligazioni subordinate, titoli senza garanzia) non fosse sufficiente a risanare la banca in crisi.

La Garanzia del fondo non riguarda il conto corrente ma è stabilita per ogni singolo depositante e per banca. In caso di un conto corrente intestato a due persone, quindi, l’importo massimo garantito è pari a 200mila euro; mentre nel caso di due conti della stessa banca intestati alla stessa persona l’importo garantito è comunque pari a centomila euro.

Oltre ai conti correnti fino a centomila euro, gli strumenti finanziari che sono esclusi dal bail-in sono le obbligazioni bancarie garantite, i titoli depositati in un conto titoli (se non sono della banca coinvolta nel bail-in), le disponibilità della clientela in custodia della banca (per esempio, il contenuto delle cassette di sicurezza), i debiti della banca verso i dipendenti, i fornitori, il fisco e gli enti previdenziali.

Guida al Bail-in

 

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