Per offrire servizi sempre più all’avanguardia e una Filiale più accogliente, la filiale di Gassino Torinese – Via Vittorio Veneto 26 – resterà chiusa per lavori di manutenzione da venerdì 7 gennaio fino a lunedì 17 gennaio compreso.
In queste date non sarà possibile, per nessun motivo, accedere ai locali della Banca.
Tutta l’operatività verrà temporaneamente trasferita presso la filiale di San Mauro – Via Roma 68 – dove potrai trovare i servizi e la qualità di sempre.
La filiale di Gassino Torinese, con la sua nuova veste, riprenderà l’attività martedì 18 gennaio alle ore 12.00.
A partire da mercoledì 19 gennaio ti aspettiamo, su appuntamento, con i consueti orari dalle 8.30 alle 13.30 e dalle 14.45 alle 16.00.
Sabato 4 dicembre presso la Sala Sangalli di Valdocco, ed in diretta streaming, è stato presentato il XXII Rapporto Giorgio Rota “Un anno sospeso”.
Eravamo rimasti al “Futuro ritrovato”, il rapporto stilato dal Centro Einaudi lo scorso anno, ma la pandemia ha messo in discussione molte cose e la nostra città ha dovuto fare i conti con una nuova regressione.
Oggi il Centro Einaudi parla di “Un anno in sospeso” nel nuovo rapporto in cui i ricercatori parlano delle potenzialità per risalire la china purché vengano fatte “scelte politiche” anziché limitarsi a “un’alluvione di micro-progetti e micro-finanziamenti”.
Come sempre, la platea che si confronta sul passato, presente e futuro della nostra città e dei suoi abitanti, è di prim’ordine: il sindaco Stefano Lo Russo, l’assessore alla Cultura Rosanna Purchia, l’assessore alle Attività produttive Andrea Tronzano, il segretario di Compagnia di San Paolo Alberto Anfossi ed il nostro Amministratore Delegato e Direttore Generale Camillo Venesio.
L’economia è ancora una volta la grande malata sotto laMole e nel quadro generale delle città metropolitane, la situazione di Torino risulta piuttosto critica: meno lavoro e poca innovazione.
Camillo Venesio, con l’ottimismo che da sempre lo contraddistingue commenta «Non vedevo così tanti cantieri in città da quando ero bambino» ed invita le istituzioni a concentrarsi «su un numero limitato di obiettivi e “stargli addosso”».
Entro il 2025, sei lavoratori su dieci dovranno avere competenze green o digitali. Nei prossimi cinque anni, infatti, il mercato italiano del lavoro avrà bisogno di almeno 2,2 milioni di nuovi lavoratori in grado di gestire soluzioni e sviluppare strategie ecosostenibili (il 63% del fabbisogno del quinquennio, che include anche il turnover) oltre che di 2 milioni di lavoratori in grado di saper utilizzare il digitale (il 57%). Queste sono le previsioni a medio termine (2021-2025) del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere, l’unione nazionale delle Camere di commercio, secondo la quale già nel quarto trimestre di quest’anno le imprese hanno intrapreso la caccia alle competenze per il green e il digitale per dare slancio alla ripresa.
Le competenze green sono ritenute strategiche principalmente per i profili legati all’edilizia e alla riqualificazione abitativa (tecnici e ingegneri civili e installatori di impianti), per ingegneri elettronici e delle telecomunicazioni, tecnici e gestori di reti e sistemi telematici e tecnici chimici. Le competenze digitali, invece, sono richieste prevalentemente ai profili professionali ICT, quali analisti e progettisti di software, progettisti e amministratori di sistemi; ma anche a ingegneri energetici e meccanici e a disegnatori industriali.
In questa fase sono i percorsi formativi Stem (science, technology,engineering, mathematics), soprattutto le diverse lauree in ingegneria, quelli che accomunano le ricerche delle aziende per sostenere le due grandi transizioni.
Tra gli indirizzi più specifici per la domanda di competenze green emergono il diploma di tecnico superiore (Its) in tecnologie innovative per i beni e le attività culturali, il diploma secondario in produzione e manutenzione industriale e la qualifica professionale nell’ambito agricoltura. Sul fronte delle competenze digitali sono tra i più richiesti il diploma di tecnico superiore (Its) in tecnologie della informazione e della comunicazione, il diploma secondario in informatica e telecomunicazioni e la qualifica professionale nell’ambito elettronico.
“Questa trasformazione del sistema imprenditoriale in chiave di sostenibilità e l’accelerazione per l’adozione delle tecnologie digitali investirà il mercato del lavoro di tutto il quinquennio” sottolinea Unioncamere, aggiungendo che le previsioni a medio termine mostrano, infatti, che la domanda di competenze green riguarderà in maniera trasversale tanto le professioni a elevata specializzazione e tecniche, quanto gli impiegati come gli addetti ai servizi commerciali e turistici, gli addetti ai servizi alle persone come gli operai e gli artigiani.
La spinta verso la transizione verde farà emergere, inoltre, la necessità di specifiche professioni green in alcuni settori come il progettista in edilizia sostenibile, lo specialista in domotica, i tecnici e gli operai specializzati nell’efficientamento energetico nelle costruzioni; il certificatore di prodotti biologici nell’agroalimentare; il progettista meccanico per la mobilità elettrica.
Questo fenomeno, sempre più pervasivo in tutti i settori dell’economia, interesserà non solo nuovi green jobs ma anche occupazioni esistenti. Per esempio, anche per i cuochi saranno sempre più importanti le competenze legate alla ecosostenibilità richieste dai consumatori e vantaggiose per le imprese, come l’attenzione alla riduzione degli sprechi, all’uso efficiente delle risorse alimentari e all’impiego di produzioni di qualità e legate al territorio (a chilometro zero).
Altrettanto ricercate saranno le competenze digitali, considerate una competenza di base per la maggior parte dei lavoratori. Queste saranno rilevanti non solo per tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni, specialisti in scienze matematiche, informatiche, chimiche e fisiche, ma anche per professori, specialisti in scienze sociali, impiegati addetti alla segreteria e all’accoglienza, addetti alla contabilità.
Del resto, il processo di digitalizzazione si sta diffondendo in due principali direttrici: da un lato il passaggio al digitale di sistemi di lavoro e attività produttive (smart working, commercio on line, digitalizzazione delle procedure in molti servizi alle imprese e alle persone) e dall’altro una forte spinta all’innalzamento delle competenze digitali sia dei lavoratori, ma anche di un’ampia fascia della popolazione, con particolare riferimento agli studenti e ai professori di tutte le scuole di ogni ordine e grado.
L’anagrafe piemontese delle imprese ha chiuso in positivo il terzo trimestre: alla fine di settembre sono state contate 1.409 aziende attive in più rispetto al 30 giugno. Grazie anche all’impatto dei bonus e superbonus nel comparto dell’edilizia. Infatti, nell’ultimo anno, le imprese delle costruzioni sono cresciute di circa 1.200 unità. Ma sul buon andamento del saldo complessivo ha inciso anche la frenata impressa dal Covid alle chiusure: 3.211 registrate fra luglio e settembre, il dato più basso nella serie degli ultimi dieci anni; mentre, nello stesso periodo, le imprese nate in Piemonte sono state 4.620.
Così, lo stock di imprese censite a fine settembre 2021 dal Registro imprese delle Camere di commercio piemontesi ammonta a 429.907 unità, ponendo il Piemonte in sesta posizione tra le regioni italiane, con il 7,7% delle aziende dell’intero Paese. Il bilancio tra nuove iscrizioni e cessazioni si è tradotto in un tasso di crescita dello 0,33%, migliore rispetto anche a quello emerso in pre-pandemia nel secondo trimestre del 2019 (+0,19%).
Tra i settori, a spiccare per dinamismo nel trimestre estivo, oltre al comparto delle costruzioni (+0,77%) è stato quello degli altri servizi (+0,58%). Superiore alla media regionale è risultato pure il turismo, con un tasso di crescita dello 0,38%. Meno vivace, invece, l’incremento registrato dalle imprese del commercio (+0,18%) e dell’industria in senso stretto (+0,13%), mentre è risultato stazionario il trend dell’agricoltura (+0,02%).
“A livello territoriale – ha aggiunto Unioncamere Piemonte – si rilevano risultati positivi per tutte le province. Torino (+0,40%) e Vercelli (+0,38%) mostrano le performance migliori, superando la media regionale. Verbania (0,26%), Alessandria (0,25%), Cuneo (0,25%) e Novara (0,24%) segnano tassi di crescita attorno al quarto di punto percentuale. Asti, infine, mostra la dinamica meno intensa, fermandosi al +0,18%.
A livello nazionale, il saldo tra aperture e chiusure nel terzo trimestre 2021 si attesta al di sopra di quota 20mila imprese (per l’esattezza 22.258), una soglia superata solo due volte nei trimestri estivi del decenno pre-pandemico. A spingere sulla vitalità del sistema imprenditoriale nel trimestre da poco concluso sono state le costruzioni che, con 6.200 imprese in più, hanno contribuito per il 28% al bilancio positivo del periodo. Lo conferma l’analisi trimestrale Movimprese, condotta da Unioncamere e InfoCamere, sui dati del Registro delle Imprese delle Camere di Commercio.
Il saldo positivo è costituto dalla differenza tra le 40.133 imprese che hanno cessato definitivamente l’attività fra luglio e settembre – il dato più basso nella serie degli ultimi dieci anni – e le 62.391 che, invece, l’hanno avviata, consentendo che lo stock arrivasse a 6.166.416.
Il ruolo trainante delle costruzioni per la tenuta del tessuto imprenditoriale – accanto a quello dei servizi, componente essenziale per rispondere all’emergenza pandemica – si avverte distintamente osservando l’andamento del tasso di crescita trimestrale per macro-settori a cavallo degli ultimi due anni. In tutto il Paese, tra settembre 2019 e settembre 2021 il comparto edile è cresciuto complessivamente di 29.136 unità (+3,5%), secondo solo all’espansione dei servizi a imprese e persone (83mila imprese in più per una crescita complessiva, nel biennio, del 4,2%).
Detto del contributo del settore edile alla ripresa della vitalità imprenditoriale cui stiamo assistendo, i dati del terzo trimestre del 2021, a livello nazionale, certificano un generale miglioramento delle dinamiche rispetto allo stesso periodo del 2019. A livello di regioni, solo quattro (Trentino Alto-Adige, Umbria, Molise e Basilicata) non riescono a far meglio di due anni fa
Tra i settori, a spiccare per dinamismo nel trimestre estivo in Italia è stato quello delle attività professionali, tecniche e scientifiche (+1,16% corrispondente a un saldo di 2.649 imprese in più). Come riflesso della ripartenza di tante attività legate alla dimensione sociale si segnala anche il dato delle attività artistiche, sportive e di intrattenimento, cresciute in estate dell’1,02% (819 unità), istruzione (+0,95%), attività finanziarie e assicurative (+0,89%) e servizi alle imprese (+0,85%) gli altri settori in evidenza per dinamismo. In termini assoluti, invece, dopo le costruzioni, troviamo le attività di alloggio e ristorazione (+3.141), il commercio (+2.923) e le attività professionali, scientifiche e tecniche (+2.649).