Ma sono mille papaveri rossi
Un viaggio attraverso un secolo alla ricerca del nemico
Ma sono mille papaveri rossi
Un viaggio attraverso un secolo alla ricerca del nemico. Così… con la saggezza dei semplici e l’onestà di chi non ha dimenticato i valori (Ivana Ferri)
Cosa c’è dentro un secolo intero? C’è la grande storia che sta nei libri scolastici, c’è la piccola storia delle famiglie e dei sentimenti e c’è la canzone d’autore che nell’ultima parte del Novecento è riuscita a raccontare con forza straordinaria tutto questo. Da queste sollecitazioni Ivana Ferri è partita per costruire un racconto teatrale lungo un secolo, un vero e proprio viaggio al fianco di Susanna, bambina del 1914, testimone di un mondo in trasformazione.
Cento anni fa la “grande guerra”.
Settant’anni fa il dopo-guerra.
Quarant’anni fa gli annni di piombo.
Non sono solo “numeri”. Sono definizioni di tempo che sostengono una memoria che forma il nostro presente e che deve guidare il nostro incerto futuro.
Susanna ha solo tre anni nel 1917, quando la sua mamma le dice che partiranno per un viaggio lungo alla ricerca del papà che lei non ha mai conosciuto. Susanna non sa che sua madre ha deciso di andare a cercarlo al fronte e riesce in giorni e giorni di viaggio a raggiungere Caporetto. Una mamma e una bimba nell’inferno della disfatta alla ricerca della propria vita.
Il lavoro entra così subito nel vivo affrontando il tema che vuole indagare: il nemico. Lo subiamo, ne abbiamo a volte tragicamente bisogno, distrugge le nostre vite, è intorno a noi nascosto nella povertà, nel progresso, nella tecnologia, attraversa, anche lui, un secolo intero mutando, cambiando volto, lasciando segni profondi.
Solo i bambini restano uguali a loro stessi, in tutti i tempi, nel succedersi delle epoche e delle mode. E così, quel secolo partito da lontano, dal campo di battaglia di Caporetto, procede e diventa l’orrore della seconda guerra mondiale, e poi la rinascita, il piccolo boom economico, diventa il tempo confuso ed esaltante delle lotte giovanili, rifluisce nella perdita dei ruoli e nell’insicurezza sentimentale di un’intera generazione, è travolto dalla tecnologia con le sue false certezze.
I bambini continuano a giocare e Susanna se ne va a 101 anni portandosi via un mondo che non c’è più e valori che sembrano sempre più fragili. E’ arrivato il nostro oggi.
A Tangram Teatro è stata assegnata nel 2011 dal Presidente della Repubblica la Medaglia di Rappresentanza per aver saputo leggere la società italiana e il nostro tempo attraverso la canzone d’autore.
Non c’è altro genere musicale e forse altra forma d’arte che sia riuscita a penetrare così in profondità nel nostro tempo, abbia accompagnato la crescita sociale e umana di intere generazioni, sia stata lente di ingrandimento e strumento di rabbia e protesta come la canzone d’autore. Sarà anche musica (dicono) leggera, ma è musica che parla e che raggiunge vette di poesia straordinarie. E possiede elementi di narrazione teatrale davvero straordinari.
La storia di Susanna “cammina” discreta al fianco delle storie raccontate da Francesco De Gregori, Roberto Vecchioni, Fabrizio De André, Lucio Dalla, Ivano Fossati e insieme attraversano un tempo straordinario che abbiamo vissuto e forse non abbiamo ancora del tutto compreso.
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Regia
Ivana Ferri
Con
Bruno Maria Ferraro
Musiche
Ivano Fossati, Roberto Vecchioni, Fabrizio De André, Francesco De Gregori, Lucio Dalla
Arrangiamenti musicali
Massimo Germini
Voci fuori scena
Susanna Ferro e Niccolò Fortunato
Disegno luci
Massimiliano Bressan
Montaggio immagini
Gianni De Matteis
Materiali tecnici
DB Sound Asti
Organizzazione
Mary Rinaldi
Foto di scena
Massimo Ilardo
Produzione
Tangram Teatro Torino con il sostegno del Sistema Teatro Torino – Regione Piemonte – Ministero per i Beni e le Attività Culturali