Parigi lato ferrovia
Nella Ville Lumière a braccetto con Brassens e De André
Nella Ville Lumière a braccetto con Brassens e De André: alla scoperta della Parigi meno conosciuta, passeggiando tra un arrondissement e l’altro, circondati da curiosità (e musiche) come dentro un bazar.
Alessandro Perissinotto ci porta per mano alla scoperta della Parigi meno conosciuta.
Ed è proprio “passeggiando” tra un Arrondissement e l’altro, circondati da curiosità come dentro un bazar che incontriamo alcuni tra i padri della canzone d’autore. De Andrè, tra gli altri, fu tra quelli che portò in Italia le loro canzoni che scavavano solchi profondi in una società che stava cambiando e nelle nostre fragili coscienze. Ma la canzone d’autore è solo uno dei temi di questa divertente serata che vede in scena un Perissinotto insolito mattatore con la complicità di Bruno Maria Ferraro e Ivana Ferri.
Vi è mai venuto in mente di organizzare un viaggio in una città d’arte ed escludere dalle vostre visite tutte le mete più gettonate? Ad esempio, andare a Parigi e non camminare sull’Avenue des Champs-Elysées, arrampicarsi sulla collina di Montmartre, salire sulla Tour Eiffel o perdersi tra i corridoi del Louvre? A molti sembrerebbe un’eresia, invece Alessandro Perissinotto l’ha trasformata nella filosofia dietro al suo Parigi lato ferrovia, una guida per caso di turisti altrettanto casuali con l’intento di distoglierli dal flusso di massa delle grandi attrazioni locali, imperdibili, per carità, ma secondo lui non primarie nella visita della città.
Perissinotto sceglie allora il lato ferrovia, cioè il lato interno delle abitazioni, per ridisegnare la mappa della città: Parigi è divisa in 20 arrondissements che, se guardati dall’alto, «sembra di vedere il tappeto verde di una roulette, quello dove si puntano le fiches» e proprio con la metafora del gioco del casinò l’autore struttura gli undici capitoli del suo libro, in un gioco d’azzardo in cui la posta è il proprio tempo sottratto alle mete da non perdere, ma la vincita possibile è un arricchimento culturale di inestimabile valore. Sì, perché grazie a Perissinotto non solo si desidera pagina dopo pagina una guida come lui per ogni viaggio della propria vita, ma si scopre anche che grazie alla flânerie che l’autore ci ha inculcato, sono mille le cose da scoprire dietro ogni angolo della città. Così si scopre di più sulle linee ferrate abbandonate e trasformate in parchi lussureggianti (come il Parc de la Petite Ceinture du 15e), che le banlieu non sono semplici periferie ma luoghi in cui la missione di integrazione dei governi occidentali ha fallito miseramente, che ci sono quartieri città nella città in cuirievocando Dumas e Apollinaire, Prevert e Zola improvvisamente ci si imbatte nell’orrido ricordo del Bataclan, che nei cimiteri (anche il famosissimo e visitatissimo Père-Lachaise) non sono i morti celebri a suscitare l’interesse più grande, ma le tombe in cui riposano le persone comuni (di cui spesso si vengono a scoprire dettagli di vita sorprendenti), che c’è, infine, un gorilla che lega Brassens a De Andrè e la cui statua bronzea si trova tra rue Cronstadt e rue des Morillons.
Parigi è lato ferrovia anche perché sono i treni, in fondo, ad aver guidato Perissinotto alla scoperta di tutta Parigi. Il padre, confessa, era un vero maniaco di stazioni, vagoni, hotel di viaggiatori e mense dei ferrovieri e, nel momento in cui il sedicenne Alessandro parte alla scoperta della Francia a bordo di un treno, inizia inconsapevolmente la parabola di tutta la sua vita di viaggiatore: cercare i treni, le ferrovie, i luoghi di passaggio di mille viaggiatori per scoprire la vera essenza di una città. Grazie a lui e al suo Parigi lato ferrovia si ha l’impressione di scoprirla davvero l’essenza della capitale francese. Lui, che insegna Teorie e tecniche delle scritture all’Università di Torino e che ha scritto Le colpe dei padri, secondo classificato al Premio Strega 2013), e Quello che l’acqua nasconde (2017), sceglie un piglio lieve, ma sempre didattico, per raccontarci la sua Parigi (raccontando quindi anche se stesso, dato che sono anche i luoghi a definire le persone) con ironia, gioia e obiettività; non c’è mai una celebrazione del luogo che si ama e grazie a questa onestà intellettuale alla fine dei giochi hanno vinto tutti, i lettori e lo scrittore.
Federica Privitera
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Ideazione e Adattamento
Alessandro Perissinotto
Regia
Ivana Ferri
Con
Alessandro Perissinotto e Bruno Maria Ferraro
Musiche
Yves Montand, George Brassen, Jaque Brel, Fabrizio De André, Hebert Pagani
Montaggio immagini
Gianni De Matteis
Direzione tecnica
Massimiliano Bressan
Organizzazione
Mary Rinaldi
Produzione
Tangram Teatro Torino con il sostegno di Mibact e Regione Piemonte